L'idea è semplice: prendere il gruppo dreampop più bello del 2010 e metterlo a chiacchierare con quello più bello del 2011. Giovani, affascinanti, con due dischi d'esordio fulminanti, entrambi di Pesaro. I Be Forest intervistati dagli Young Wrists: parlano di poeti, di santi, di navigatori. Di Eroi.
Il titolo del vostro album. perché "Cold"?
Nicola: Il nome Be forest è nato dall'idea comune di voler richiamare alla mente un luogo freddo, mistico ma al contempo reale. Un luogo solo nostro, nel quale possiamo dar spazio assoluto alle sensazioni che per noi sono fondamentali. "COLD" è la parola che in sé sintetizza i punti chiave secondo i quali abbiamo creato i pezzi, quindi l'abbiamo scelta per il minimalismo, che è presente nella parola stessa, per la valenza plurima e per l'atmosfera che evoca.
Chi scrive cosa?
Nicola: La musica viene creata insieme, ognuno nel suo ambito. I testi vengono scritti da Costanza ed Erica.
E i testi? Mi piace quando ascolto una band non capire esattamente le parole del cantante. Lascia spazio alla mia immaginazione. Sento cose che non esistono e mi entusiasmo anche di più. Ma poi la curiosità vince. Voi di cosa cantate davvero? Di chi parlate? Di quali sentimenti?
Costanza: I miei testi parlano di speranze, delusioni, amori assopiti e rinati, del male e del bene che diventano un'unica cosa e non potrebbero mai esistere l'uno senza l'altro. Fondamentalmente non ho soggetti reali sui quali scrivo. Penso piuttosto di trasformare in testi i miei pensieri più profondi: quando canto parlo a me stessa.
Erica: Per me i testi sono subordinati alla musica, quindi nascono dalle sensazioni che l'arrangiamento in sé mi trasmette. Sono volutamente ermetici e riverberati, partono da un'esperienza autobiografica, ma nella stesura del testo cancello i volti rendendoli irriconoscibili. Alla fine sembrano frasi senza senso. Credo che in questo modo siano più digeribili ai più.
Chi sono i vostri eroi?
Costanza: Il mio eroe - o meglio eroina - è Diane Arbus, fotografa statunitense dalla sensibilità inquietante, ma estremamente perfetta nella sua imperfezione. Unica persona per la quale ho scritto una canzone in italiano.
Nicola: Marino Ferri (mio nonno).
Erica: i bobcat, Kim Gordon e Reykjavik.
La canzone che ha cambiato le vostre vite?
Nicola: Ho tante canzoni nel cuore, ma se devo sceglierne una è "Love will tear us apart", dei Joy Division.
Costanza: "Fifteen feet of pure white snow", del mio artista uomo preferito Nick Cave.
Erica: Questa domanda mi mette in seria difficoltà. Sinteticamente: "Shisheido" di Christian Fennesz e una qualsiasi canzone di "Loveless" dei My Bloody Valentine.
Vi piace la dimensione del live? Vi divertite? O preferireste solo scrivere e registrare? Ve lo chiedo perché da poco ho parlato con un paio di band, il cui sogno sarebbe chiudersi in studio e morirci dentro.
Nicola: La dimensione del live è estremamente ambigua. Ci piace suonare davanti ad un pubblico, ci diverte, ma allo stesso tempo ci spaventa. Forse è proprio per questo che ce la viviamo un po' a metà. Pensare di passare il nostro tempo a scrivere e registrare - per quanto bello sia - non ci soddisfa appieno. Il confronto con l'esterno è un passaggio obbligato, è stimolante e ci serve per crescere.
Costanza, qual è il tuo modello di frontman donna? (io lo so già!). Il che ovviamente non vuol dire scimmiottare o imitare nessuno, ma solo prendere spunto, avere un riferimento, una direzione in qualche modo.
Costanza: Il mio modello di frontman donna è in assoluto Alison Mosshart, cantante dei The Kills e Dead Weather . Credo che mi piaccia perché è completamente diversa da me.
E' splendido vedere scrivere e suonare gruppi giovanissimi come voi e come noi. Il potere della giovinezza. La bellezza della giovinezza ti travolge. Come vi sentite ad essere giovani e belli?
Nicola: Non riesco a vedermi giovane e bello, questa è un'affermazione che potrò fare da vecchio ripensando ai miei 20 anni. Come tutti i giovani, non do valore alla mia età, so che questa consapevolezza arriverà quando la giovinezza sarà già passata. La musica è uno strumento potente che non tutti riescono a maneggiare, soprattutto a 20 anni. la giovane età in genere permette di poter sperimentare, indagare in ambito musicale, in modo non cosciente. Ecco, per me è tutto il contrario: penso che nella musica tutti siano sulla stessa barca, se devo essere premiato, non voglio che sia per la mia età ma per ciò che faccio. Non nego che però essere giovane da una parte mi tranquillizza, perché abbiamo ancora tempo per dimostrare quello che siamo.
Domanda di rito: progetti per il futuro? In bocca al lupo per tutto e abbracci vari!
Nicola: Per il futuro speriamo di continuare per questa strada. Ci stamo organizzando per alcune date europee: incrociamo le dita! Un grosso in bocca al lupo anche a voi!
La foto è di Giuliano di Bello
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L'articolo Be Forest - Young and beautiful, 29-04-2011 di Young Wrists è apparso su Rockit.it il 2011-05-02 00:00:00
COMMENTI (2)
bravissimi compaesani!! :)
bella