Sei anni dopo “Zeno” tornano I Quartieri, giocando con uno degli acronimi più popolari e usati nella vita di tutti i giorni: "ASAP".... AS SOON AS POSSIBLE... AL PIÙ PRESTO POSSIBILE.
Un titolo volutamente autoironico (metterci sei anni per fare un disco, nel 2019, è a dir poco antistorico) ma che riflette bene la natura delle otto canzoni che lo compongono .La band composta da Fabio Grande, Paolo Testa e Marco Santoro (tutti poco più che trentenni) si muove su binari altri rispetto a quelli della frenesia che regna ai giorni nostri.
Scrivono canzoni pop, ma lo fanno in un modo diversodal pop che è in voga ora nel nostro paese.
Guardano altrove: ai Radiohead, agli XX, ai Grizzly Bear ma anche a certo hip hop da cui in qualche modo hanno ripreso (e suonato) le ritmiche.
Le loro canzoni piegano lo spazio e il tempo, avvolgono l'ascoltatore come in una sorta di liquido amniotico. Una morbidezza psichedelica che ben si accompagna ed esalta la voce e i testi di Fabio Grande. Testi che partono dal personale per arrivare a cantare l'universale.
L'immensamente piccolo e l'immensamente grande.
"ASAP" è un disco nato in completa autonomia, prodotto, registrato e mixato dallo stesso Fabio Grande (già con Colombre, Maria Antonietta e tanti altri).
Anticipato dai singoli Vivo di notte e Siri (entrambi accompagnati da due videoclip che sono a loro volta delle piccole opere concettuali), "ASAP" conferma e amplifica il legame della band con la scuola romana (quella di Riccardo Sinigallia e Niccolò Fabi, per capirci) di cui sono degni eredi e promotori.
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