Brano che parla del sogno, dello scorrere del tempo, e delle passioni nel vivere per esorcizzare l'ombra della morte. Spettri è soprattutto un brano che parla di me, non autobiografico nel senso stretto del termine, ma riferito assolutamente a me. Parlo della scrittura come appiglio, come salvezza, come linguaggio terapeutico per leggere la vita nei momenti più bui. Spettri è un brano che racconta di rapporti umani e spirituali, di passioni ardenti e di sogni che finiscono per incenerirci, dei quali rimaniamo vittime. Un altro tema centrale, sebbene questo pezzo sia un flusso di coscienza e viene difficile darne una spiegazione razionale lontana dall'ascolto, è sicuramente la difficoltà di accettare lo scorrere del tempo, la vecchiaia e la morte. Questo è descritto esplicitamente nel ritornello, dove gli spettri rappresentano le nostre paure nascoste, ma anche le persone a noi care che sono scomparse. E' un percorso di accettazione, consapevole che tutto sarà un po' più dolce ritrovando qualche amico stretto in fondo al tunnel ad aspettarci. Quindi chi ha ragione? Chi esorcizza la paura, la morte, lo scorrere del tempo non pensandoci mai e vivendo una vita standardizzata e sterile (come è abitudine fare oggi)? O chi al contrario esorcizza tutto ciò rendendolo parte integrante della propria vita (come tento di fare io, o come più comunemente era solito fare l'uomo nella società dell'alto medioevo, ad esempio)? Chi sono i matti veri oggi? Quelli per strada sereni e con la 24 ore, o quelli chiusi in qualche buco marcio ad impazzire ragionando su questi temi e partorendo creatività? Questo pezzo per me è la fase di una terapia, è difficile da spiegare oggettivamente. Voglio essere libero di tenere strette a me le persone che amo, tutte. Quelle che sono ancora tra noi, e quelle che non ci sono più, ognuna a modo proprio. Penso sia questo il sunto del delirio che ho scritto qui sopra. Evviva.
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