“Ortiche” è il lavoro di debutto di Kerouac, nome dietro cui si cela il cantautore Giovanni Zampieri, ventunenne studente di sociologia che raduna qui nove brani scritti lungo un periodo di quattro anni, in parallelo ad una lunga opera di costruzione del proprio sound.
Nate da una chitarra acustica e da una manciata di fogli bianchi, le tracce di “Ortiche” hanno infatti incontrato la produzione di Andrea Gallo (bassista dei Four Green Bottles), anch'egli per la prima volta in veste di produttore, che all’Atomic Studio di Camposampiero (PD) ha ibridato l'impalcatura dei pezzi – rimasti nella versione originaria per quanto riguarda la maggior parte delle voci e delle chitarre acustiche – con forme elettroniche di matrice hip-hop, trap e urban, fra beat bassi e profondi e arcuate strutture melodiche che accrescono notevolmente la forza evocativa dei testi.
Nonostante sia un (doppio) esordio, “Ortiche” è un concept album che testimonia una sorprendente capacità di cogliere un mood generazionale ma soprattutto contemporaneo, quindi in grado di superare le barriere anagrafiche e parlare a tutti. Quelle di Kerouac sono canzoni di un moderno cantastorie metropolitano, fluttuanti nella nebula inquieta e digitale del presente, là dove il futuro è incerto e la malinconia è un'occasione di fervida immaginazione, come fuga o denso svelarsi della realtà. Ma le tracce affermano pure una precisa identità artistica, che è andata evolvendo brano dopo brano a livello di songwriting ed ha trovato nelle campiture elettroniche di Andrea Gallo un amalgama decisivo.
“Ortiche” è un concept-album politico, racconta con toni drammatici e spesso volutamente espressionisti la presa di coscienza del mondo da parte di un un ragazzo, mescolando la rabbia verso le ingiustizie, l'amore che isola e annienta per una ragazza dai capelli viola, una dolce amarezza come un ossigeno plumbeo che si respira ovunque, il disincanto e l'impotenza di fronte alla pervasività del potere.
Ogni canzone contribuisce a tratteggiare uno scenario che unisce immagini galattiche, apocalittiche, preistoriche, atomiche e suburbane su un palcoscenico dove sia chi canta sia chi ascolta può proiettare liberamente i propri personaggi, la propria trama e le proprie emozioni. Non c'è insomma un'unica verità, come non c'è un'unica risposta alle domande di un tempo sempre più aeriforme e incerto.
Tuttavia le liriche riflettono in varie forme i pensieri dell’autore, le critiche alla società contemporanea e le ipocrisie della quotidianità, inserendo in “Rifugio” il suono delle monete di “Money” dei Pink Floyd e in “Divise” un campionamento tratto da un’intervista di Massimo Bitonci, ex sindaco di Padova (Lega Nord), in cui afferma che “i parchi servono per i bambini, non servono per i clandestini”.
“chissà chi si ricorderà di noi, delle nostre mezze verità / siamo come i colori sbiaditi dei tristi graffiti nelle città / siamo i colpi di stato falliti, la democrazia e la sua crudeltà“ canta Kerouac in “Graffiti” e sono forse questi i versi che rappresentano al meglio il mood di “Ortiche”. Un disco dove gli angeli hanno le ali di cartone, le panchine sono state tolte dai parchi, il sentimento esplode come “un’autobomba che brucia in una città vuota” e chi viene abbandonato chiede “decolorami anche gli organi interni”. Perché ci sono i carriarmati nelle metropoli “per guerre mai dichiarate” e chi alza gli occhi dalle texture bluastre di uno smartphone e guarda il mondo ne conserva, oggi e in futuro, una polaroid che non si sbiadirà mai.
Ortiche
Kerouac
Descrizione
Credits
Tutti i brani sono stati scritti da Giovanni Zampieri ad eccezione di Maredentro, scritta da Giovanni Zampieri ed Andrea Gallo.
Prodotto da Andrea Gallo e Giovanni Zampieri.
Registrato e mixato da Andrea Gallo all'Atomic Studio di Camposampiero (PD);
Master effettuato da Maurizio Baggio presso lo studio La Distilleria di Bassano del Grappa (VI)
Giovanni Zampieri: voce, chitarre acustiche, chitarre elettriche, synth
Andrea Gallo: basso elettrico, synth, chitarre elettriche, voce
Ilaria Zago: voce
Andrea Bacci: batteria in "Antartide" e "Metropoli"
Alberto dalla Zuanna: programmazione synth in "Metropoli"
Piero Gallo: pianoforte in "Metropoli"
COMMENTI (1)
Un disco del genere non sarebbe sfuggito ad un giornalista di qualche anno fa. Sui media che in qualche modo contano l'ho visto recensito e benissimo solo da Bizarre su Blow Up. Ho il sospetto che i giornalisti diano la colpa alla bulimia musicale di oggi perché loro stessi ne soffrono. Hanno perso il piacere di scoprire e lanciare gli artisti emergenti che hanno una vera marcia in più Come Kerouac. Ortiche è un disco che non assomiglia alla moda comune e che possiede dei testi e una produzione stupefacenti. Semplicemente credo che nessuno ascolti un disco approfonditamente, non c'è il tempo, esce troppa musica ma non diamo la colpa a chi la consuma. Una canzone come "antartide" ha una forza emotiva ed un impatto che ne fanno un classico istantaneo. O come "alberi", che non ha nulla da invidiare a certe produzioni elettroniche internazionali, solo che qui abbiamo anche il songwriting e dei testi che rendono onore alla lingua Italiana. Magari domani esce il nuovo di Tricky e su Sentire Ascoltare gli fanno la passerella in alto. Io questo disco l'ho ascoltato e personalmente lo paragonerei a maxinquaye dello stesso Trciky: claustrofobico, poetico, emozionante e diretto. Tra qualche anno potrebbe rinascere il giornalismo musicale ormai sepolto e questo disco vivrà sicuramente una sua nuova vita.