tipo i Pogues di Ponte a Moriano, i Mano Negra di Monteriggioni, gli Stones di Arena Metato.
Musica, teatro, nocchìni.
La Toscana, pur non essendo priva di tresconi, frullane e gighe, individua proprio nel repertorio dei canti (e, in genere, nella componente verbale intesa in chiave sia testuale sia orale: si pensi alla poesia estemporanea in ottava rima, alle forme teatrali dei maggi e dei bruscelli) una sua specifica forma espressiva in grado di sedimentare narrazione e memoria a partire dal medioevo sino al Novecento.
In questo senso, lavorare sul repertorio dei canti popolari toscani, eludendo il rischio di una riproposizione edulcorata, bucolica o addomesticata, rappresenta un sfida da affrontare sia nell’ambito della scelta dei brani con cui confrontarsi (effettuando una crestomazia ragionata del materiale a disposizione) sia, soprattutto, in ambito sonoro, nella più profonda convinzione che la musica popolare vada non conservata in senso museale, bensì saputa interpretare e, all’occorrenza, tradire proprio per cercare una ben più profonda forma di autentica fedeltà.
Utilizzare strumenti acustici da affiancare a suoni elettrici, mescolando istanze di arrangiamento è, dunque, una delle sfide raccolte da La Serpe d’Oro, grazie alle esperienze individuali dei musicisti alla base del progetto.
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L'articolo Biografia La Serpe d'Oro di La Serpe d'Oro è apparso su Rockit.it il 2021-03-16 08:48:29