Esattamente dieci anni prima ad Abbottabad, in Pakistan, poco dopo la mezzanotte, un plotone di ventiquattro assaltatori statunitensi dell’unità antiterrorismo Devgru dei Navy SEAL, coadiuvata dalla Special Activities Division della Cia irrompe nel rifugio del leader di Al Qaida, Osama Bin Laden, e lo uccide.
Ma a noi questo non interessa.
E il parrucchino di Conte? Quello sì, perché secondo la legge di gravitazione universale, dal pullman scoperto in piazza Cadorna, cascò in testa ad un festante tifoso: Gino. Ed assieme a Gino c’era Liuk, che assistendo a quella bizzarra scena si spanciò dalle risate ed esclamò: “sembri una donnola!”
Gino, permaloso com’è gli rispose per le rime: “tu sembri una donnola anche senza il parrucchino di Conte”.
E in quell’istante una pioggia di stelle scese magica su di loro, che si guardarono e l’assordate rumore dei festeggiamenti si tramutò in un istante di silenzio finché all’unisono squittirono: “dobbiamo formare un complesso musicale pop rock, coi testi rigorosamente in italiano che descrivano con ironia il mondo che ci circonda, spaziando dal bar di zona alla geopolitica! Saremo Le Donnole.”
E con la pioggia di stelle scesero dal cielo un paio di bacchette che finirono nelle mani di Gino e una chitarra un pò scordata che si posò tra le braccia di Liuk.
Fu così che la leggenda delle Donnole ebbe inizio.
Poi si dovettero guardare attorno per trovare i musicisti che li accompagnassero in quest’impresa.
Nelle balere dell’hinterland scovarono l’ugola d’oro di Trezzano: Catz, il Duca Bianco del Naviglio.
In una fetida via di Sesto San Giovanni, dentro ad un cassonetto che gli ricordava la terra natìa trovarono il mapuche Elvis Galindo, l’Orélie-Antoine delle quattro corde.
Cominciarono a suonare e fu proprio in quel periodo iniziale che composero grandi classici quali Sbocco addosso a Gino, Tommaso Paradiso, Domenica allo stadio, Bilocale e Le cose turche, che oggi il gentile pubblico può ascoltare all’interno dell’EP Quello che Le Donnole non dicono.
L’idillio però non durò a lungo, perché a stretto giro di posta due avvenimenti sconvolsero il gruppo. Il primo fu la dipartita di Gino, avvenuta in circostanze misteriose. C’è chi sostiene addirittura che abbia inscenato la sua morte per sfuggire ai creditori dell’ippodromo.
Il secondo fu l’abbandono del Galindo, aggregatosi a dei mariachi che suonano ai pacchiani matrimoni degli americani nelle ville sul lago di Como.
Gino venne sostituito dal giovane prodigio Daniele Giusti, rapito nottetempo dai superstiti Liuk e Catz dall’Eremo di Santa Caterina del Sasso, dove era finito in punizione a suonare le campane.
Elvis venne rimpiazzato da Vittorio Dei Maneschi, un perdigiorno che frequentava la Cambusa, birreria di fiducia del gruppo.
Rimessi assieme i pezzi, Le Donnole ricominciarono a strimpellare per le varie catapecchie del capoluogo lombardo fino a giungere ai giorni nostri. Giorni in cui, rivivendo certe peripezie, a chi scrive non può che scendere una lacrimuccia, mannaggia a voi!
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L'articolo Biografia LE DONNOLE di LE DONNOLE è apparso su Rockit.it il 2024-09-25 17:26:18