Felici e Contenti

Felici e Contenti

Le Canzoni Giuste

2021 - Rock, Elettronica, Crossover

Descrizione

LE CANZONI GIUSTE
“canzoni demenziali per persone intelligenti; canzoni intelligenti per persone demenziali”
“Felici e Contenti”
è il concept album - diviso in tre atti - che segna l’esordio
della band ironico-goliardica abruzzese:
“please insert coin!”

“Felici e Contenti” è titolo del disco d’esordio della band ironico-goliardica abruzzese Le Canzoni Giuste: un concept composto da undici tracce, diviso in tre atti, un racconto che parte dalla creazione dell’universo, con uno sguardo particolare al Pianeta Terra, un percorso temporale che porta l’ascoltatore a viaggiare tra il miracolo della vita e la sua evoluzione. Successivamente, nel secondo atto, la narrazione affronta l’analisi e le riflessioni sulla cultura pop, con uno sguardo fisso alla condizione dell’essere umano. Infine, nell’atto finale, la linea temporale si divide in vari futuri distopici, che convergono in un unico epilogo: una grande esplosione che, come in un videogame, ci riporta al punto di partenza: “Please insert coin!”

L’album apre con “Attrazione Gravitazionale”: un lento countdown che, sulle note di “Così parlò Zarathustra”, proietta subito l’ascoltatore nell’atmosfera di “2001 Odissea nello spazio”, dando così, inizio al viaggio. Il big bang, la nascita dell'universo e del pianeta terra. Sono tutti elementi che delineano il “contenitore” che fa da collante ai brani dell’album: un viaggio tra le stelle, fino alla deriva della conoscenza stessa (citando David Bowie “Ground control to Major Tom”.) il secondo brano è “Una questione di chimica”: un’ode alla nascita della vita sulla terra. In “Rivoluzione jurassica”, terza traccia, viene rappresentata la vera specie dominante sul pianeta Terra, l’unica in grado di dominare per Ere, non essendo mai di fatto, a differenza del “misero essere umano, mammifero bipede approfittatore”, un problema per il pianeta stesso: i dinosauri (con una previsione che si avvererà nel terzo atto).

Con la “Sonata in Do Migliore”, si passa al secondo atto del disco, e si celebra l’apoteosi dell’ozio. Le note della “Sonata in Do Maggiore” di Mozart ci portano nell’atmosfera giocosa e divertente del brano, che musicalmente ripropone lo stile dell’operetta per sfociare, inaspettatamente, in un tributo Punk-Rock al “dolce far niente”: “è il filosofo Orazio, col suo “Elogio all’ozio” che ci guida in questa percorso dedicato alla nullafacenza. Ma è grazie a Cicerone che riusciamo a rimetterci in carreggiata, e comprendere davvero il significato e l’importanza dell’ozio: senza lavoro, senza prima fatica, senza sporcarsi le mani, nessuno si merita i piaceri che può dare un sano ed annoiante riposo”. “Bushido” è il quinto brano: un chiaro riferimento al codice adattato dai Samurai, un codice di condotta che disciplina il comportamento in ambito militare oltre che morale. Una serie di riff di forte impronta Hard Rock, accompagnati da una buona dose di citazioni e similitudini, con cui la band snocciola i 7 principi del Bushido, partendo dall’onestà e la giustizia, passando per l’onore, la cortesia, fino ad arrivare al dovere e alla realtà. Il tutto ci conduce ad un’importante riflessione, racchiusa nel ritornello del brano: fare il musicista è un lavoro importante, necessita di passione, impegno, determinazione, ed implica una serie di responsabilità morali, proprio come nel Bushido (“Sono un musicista sono come un Samurai”). “Sushi all you can hit”: dopo la grande esplosione che determina la nascita dell’universo, il concept ci porta ai giorni nostri, puntando il dito in quella che è probabilmente la versione peggiore dell’essere umano: quella che si sottrae alle proprie responsabilità, scaricando la colpa sempre sul prossimo. Il tutto si svolge, inesorabilmente, nello scenario contemporaneo, un mondo di fatto flagellato dalla pandemia, in cui l’altruismo, il senso di responsabilità, la presa di coscienza collettiva, cedono spazio all’ignoranza, al negazionismo, all’individualismo ed ai problemi futili che appaiono prioritari, in una perenne lotta tra poveri. “Piacere sapiens” è un brano che mette al centro l’essere umano, in una sorta di auto-proclamazione. Questa volta l’uomo prende coscienza di sé, è lucido e conosce sé stesso, ciò che di grandioso ha realizzato nella sua storia. Sa di essere la specie predominante sul pianeta, la più intelligente. Snocciola così, in un elogio edonistico, tutte le sue conquiste.

Con “Resti digitali” si passa al terzo atto del disco con finali alternativi, in gran parte distopici, del racconto. Ci troviamo nell’ipotetico anno interstellare 4572 ed una navicella aliena atterra sul pianeta Terra dopo aver ricevuto una richiesta di aiuto. Sfortunatamente il soccorso arriva ormai troppo tardi, e sul pianeta non è rimasto in vita nessuno. Tutto ciò che resta sono edifici distrutti e abbandonati, e scorie nucleari. Ma cosa sarà restate della nostra cultura? La nostra era, caratterizzata dalla rivoluzione digitale, a causa di questa distruzione putroppo non lascerà nulla di concreto, nulla che possa mostrare chi siamo alle possibilità civiltà del futuro. Altro brano è “Candy Crash”, una metafora dell’amore ai nostri tempi: tra un video di Candy Crash ed uno spot del nuovo Tronky, l’uomo del


futuro prosegue nella sua meccanica esperienza dell’amore non riuscendo a rinunciare, quasi rassegnato, al Jingle degli spot che gli fanno da colonna sonora. “Padrone” ci porta, invece, in un futuro distopico in cui gli alieni hanno conquistato e dominato il pianeta e costretto l’uomo ai lavori forzati. La sorpresa è che l’uomo-schiavo invece di ribellarsi, viene afflitto da una sorta di sindrome di Stoccolma: si impegna, dà il massimo, è convinto che la sua sia l’unica strada possibile da percorrere per la “rinascita” dell’essere umano. Ma è solo un bluff: l’alieno rivela la sua vera natura di malvagio conquistatore, che mira al solo obiettivo di “liberare” un pianeta utile dall’ingombro di una “specie inferiore che non serve a niente”. L’uomo così viene lasciato deliberatamente cieco, davanti la terribile verità che si concluderà, come avevano predetto i dinosauri: con un lauto pasto per l’alieno a base di uomo. Il brano “Felici e contenti” è l’ultima traccia del concept. Il testo ci catapulta nell’ultimo futuro, quello che chiuderà il cerchio del racconto. Siamo nel 3000, l’uomo si è ormai evoluto, la democrazia e l’uguaglianza regnano sovrane, e la scienza può curare qualsiasi malattia. L’evoluzione dell’uomo si può ironicamente constatare nelle piccole cose: nessuno farà mai più tardi agli appuntamenti, o non esisteranno più code e file per esempio in posta. Ma un destino crudele pende comunque sulle sorti dell’umanità: ormai siamo troppi, abbiamo consumato tutte le risorse e il pianeta inizia a starci stretto. È arrivato il momento di trasferirsi, di trovare un’altra casa, ma forse non si farà in tempo… Proprio come per i dinosauri, il destino dell’uomo è segnato dal caso: un grosso meteorite si schianterà sul pianeta. Sarà la fine, o sarà un nuovo inizio?

Credits

L’album è stato prodotto da “Le Canzoni Giuste” registrato, missato e masterizzato presso “Bess Recording studio” di Montesilvano (Pe) di Domenico Pulsinelli, e Claudio Esposito. Credits: Iacopo Ligorio: chitarre, voci, cori, musiche, testi, arrangiamenti, produzione elettronica. Bruno Contin: pianoforte, tastiere e synth, cori, testi, musiche, arrangiamenti e produzione elettronica. Flavio Piermatteo: Sax contralto, ewi. Luca Degl’Innocenti: basso, musiche, arrangiamenti. Gianmarco Spaccasassi: Batterie. Daniele Mammarella: Chitarre. Claudio Esposito: Chitarre (in Padrone) Piero Delle Monache: Sax Tenore. Antonio Gizzi: Trombone. Angelo Spagnoli: Tromba. Alessio Rinaldi: Contrabbasso. Paolo Chiavaroli: Violoncello. Erika Vagnoni: Viola. Maurizio Di Bacco: Secondo Violino. Giulia di Fabio: Primo Violino. Cori: Marco Imperatore, Virginia Bisconti, Martina Jozwiak, Giorgia Pulcini.

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