Cartoline dall'esilio Vol II

Secondo volume della pentalogia CARTOLINE DALL' ESILIO.

SECONDA DI COPERTINA
Cari amici, amiche, amic*, parenti vicini e lontani, nuntio Vobis gaudium magnum: habemus Papam.
Sì, l’oggetto che state tenendo tra le mani è proprio il Volume II del mio progetto canzonettaro “Cartoline dall’esilio”.
Non sono riuscito a regalarvelo per Natale 2021: è stata una gestazione più lunga del desiderato – Covid, tempo a disposizione sempre più scarso, voglia di realizzare un album migliore del primo sempre più alta – ma finalmente ci siamo.
Buon ascolto, spero che ascoltiate e magari apprezziate.
Come l’altra volta, sono cartoline, fotografie riconducibili a periodi diversi della mia vita, differenti l’una dall’altra per tematiche e sonorità (ci sono un paio di brani la cui scrittura risale suppergiù a metà degli anni 80, alcuni composti negli anni 90, altri recentissimi): credo comunque che siano canzoni tutte dotate di una certa “attualità”, musicale e testuale.
Qual è stato il criterio di scelta? Dopo aver registrato le demo di qualche brano, mi sono accorto che più o meno erano attraversati da una ventosa inquietudine. Il vento è diventato, a questo punto per scelta, il filo conduttore che lega i brani proposti. Più spesso attore protagonista, qualche volta comparsa, ma sempre presente.
Rispetto al volume precedente, i suoni si sono un poco induriti: diciamo che è un po’ più “rock”. Tante chitarre, meravigliosamente suonate da Alessandro.
Mi sembra anche di essere leggermente migliorato nel canto (pur rimanendo sempre “canto” un termine nel mio caso azzardato).
Che altro dire?
Ringraziamenti a profusione, evito di fare l’elenco (musicisti, familiari, amici, ferrovieri…).
Buon ascolto e a risentirci per il prossimo album.
Per ogni commento – graditissimo – sapete dove trovarmi. Mi sa che più o meno tutti coloro che ascolteranno il disco hanno il mio numero di telefono!
Abbiate cura di voi.

PS.: poco prima di andare in stampa è deflagrato il conflitto tra Russia e Ucraina. Mi sento male, come credo anche voi. Tante mie certezze stanno vacillando paurosamente.
Sono purtroppo obbligato a notare che in occasione del primo disco è cominciato la pandemia, con il Volume II la guerra. Certamente coincidenze, purtroppo nefaste, ma che non fanno nascere sotto una buona luce il Volume III, già in fase di gestazione.

ULTIMA DI COPERTINA
Soffia il vento urla la bufera…
FERMARE IL VENTO con la faccia non si può. Puoi solo bruciarti le labbra di sete.
C’è un tempo in cui il VENTO CHE VIENE soffia forte, travolge steccati, divelle la torre dalla cima del colle. Spazza via le antiche virtù. Ritrasmette dal passato vecchienuove idee di UTOPIA E RIVOLUZIONE. Ci invita a fare attenzione a dove si mette la testa.
Talvolta invece il vento è inquietamente gentile, un VENTO DI MARZO che cela pietoso l’orrore di questi giorni bastardi.
Dei giorni ventosi vissuti con la CONSAPEVOLEZZA DELL’AQUILONE , librando a mezz’aria per tutta la lunghezza del filo.
Senza peso, senza scampo. Senza responsabilità, senza colpe. COME UN ALIANTE. Non voglio lasciarmi trasportare da questo vento. “Non attendiamo un tempo o un luogo, ma andiamo incontro ad una persona” (papa Francesco). “A chi è altro da noi” (Nilde Iotti). Andiamo tutti AL FUNERALE DI GLADYS cantiamo gloria, allelujah.
Altre volte ancora il vento è un VENTO MAGICO che ci spinge a parlar del futuro, a sperare in un giorno di aprile, a coltivare la fiducia. Nonostante tutto. Solo con questo vento alle spalle è possibile sedere sul proprio cumulo di macerie e sopportare la vista di TUTTO QUELLO CHE SI VEDE DA QUI. E provando a viver d’amore, tornare ad essere vivi.
“L’amore è la capacità di avvertire il simile nel dissimile” (Theodor Adorno).
… scarpe rotte eppur bisogna andar