L'ETA' DELL'ORO
E' una biforcazione claustrofobica.
Dove sta L'Età dell'Oro?
Ovidio parlava dell'inizio del tempo storico, un'età prospera e abbondante: l'aurea aetas,
dove il bisogno primario era rincorrere la felicità primitiva, spontaneamente, senza bisogno
di giustizieri, senza bisogno di leggi, si onoravano la lealtà e la rettitudine.
Esiste però una seconda età dell'oro tutta postmoderna, che ha a che fare con il liberalismo
economico, l'equiparazione fra denaro e potere, delle merci umane e materiali di cui
conosciamo bene il prezzo ma poco il valore.
I Maieutica si misurano musicalmente lungo questa linea di confine, tra il ricordo sbiadito
di un un tempo passato da recuperare e la riflessione necessaria su un periodo, quello
presente, che necessita di critica acuta e riscrittura collettiva.
Ci sono polaroid di città calpestate, inaridite, un mood e una scrittura impregnata di
surrealismo, i temi cari a L'age d'or di Bunuel, una chiave comunicativa for…
COMMENTI (1)
L'ETA' DELL'ORO
E' una biforcazione claustrofobica.
Dove sta L'Età dell'Oro?
Ovidio parlava dell'inizio del tempo storico, un'età prospera e abbondante: l'aurea aetas,
dove il bisogno primario era rincorrere la felicità primitiva, spontaneamente, senza bisogno
di giustizieri, senza bisogno di leggi, si onoravano la lealtà e la rettitudine.
Esiste però una seconda età dell'oro tutta postmoderna, che ha a che fare con il liberalismo
economico, l'equiparazione fra denaro e potere, delle merci umane e materiali di cui
conosciamo bene il prezzo ma poco il valore.
I Maieutica si misurano musicalmente lungo questa linea di confine, tra il ricordo sbiadito
di un un tempo passato da recuperare e la riflessione necessaria su un periodo, quello
presente, che necessita di critica acuta e riscrittura collettiva.
Ci sono polaroid di città calpestate, inaridite, un mood e una scrittura impregnata di
surrealismo, i temi cari a L'age d'or di Bunuel, una chiave comunicativa fortemente legata
al viaggio onirico come tappa necessaria alla comprensione dell'esistente.
Grezzi, ruvidi, usano chitarre potenti, bassi poderosi, una sezione ritmica incalzante.
Seguono le linee della tradizione rock italiana che parte dalle Spore dei Marlene Kuntz e
arriva fino a I Soldi che sono finiti de I Ministri.
Un affresco sui tempi moderni, pensando all'Oro che fu, all'Oro che oggi è.