Lasciati alle spalle i sentieri agresti e terrestri di Folk randagio, i Marcabru riappaiono all’orizzonte con una nuova avventura da consegnarci perché possiamo condividerla e, come un equipaggio, attraversarla insieme a loro. Li riconosciamo, nei loro movimenti ammalianti e nelle loro sferzate improvvise, nel loro ritmo insieme colto e popolare, ma assaporiamo sin dalle prime note anche un intaglio più intimo, una rotta meno controllata, che si traducono in una nuova chimica dei suoni, più raffinata e allo stesso tempo più ampia. Si tratta di caratteristiche naturalmente duttili e sfuggenti, che sono state fatte proprie da questi musicisti artigiani grazie
all’immersione in due elementi entrambi poco afferrabili, quello liquido e quello aereo, i cui echi si espandono ovunque: ecco così che avvertiamo continuamente la sensazione di perderci tra nuvole che danzano come onde o tra onde che si dissolvono e si riaggregano come nuvole. In questo nuovo cielo-mare della musica e della conoscenza, i Marcabru si abbandonano e, come dichiarano apertamente, si lasciano letteralmente andare alla deriva. Ma è una deriva fertile, una deriva che non fa paura. Ad accompagnarli, infatti, ci sono gli strumenti musicali cui si affidano con estrema serenità: sono loro, gli strumenti stessi, vere e proprie barche che riproducono la voce del vento e dondolano tra i flutti, a costituire la terra, la casa su cui i quattro componenti del gruppo radicano la loro ricerca, puntano la bussola dei loro viaggi. I Marcabru diventano così un luogo nomade che accoglie tutte le tradizioni, una locanda ai margini del porto, dove terra e acqua talora si confondono, dove allo stesso tavolo siedono arabi e ebrei, veggenti maledetti e signore che si trasformano in zingare: marinai dei loro destini che si scambiano sogni, passioni e paure. Perché il desiderio di ogni viaggiatore, in fondo, è di avere qualcuno, da qualche parte, che li aspetti, che sia pronto ad ascoltare. È lì che accade il miracolo: ogni volta la nostra storia diventa una nuova storia, il mare che abbiamo navigato diventa il mare di ognuno.
(Stefano Maldini)
Derive
Marcabru
Descrizione
Credits
Fabio Briganti (Italia): fiddle, bel cittern, harmonica, voice
Fiorenzo Mengozzi (Italia): drum, darbuka, bodhràn
Fiorino Fiorini (Italia): didjeridoo, dan moi, nefir, kalimba
Marie Rascoussier (Francia): electric bass, dulcimer, voice
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