composto, arrangiato e prodotto da Marco Brosolo
volo sbranato
Marco Brosolo
Descrizione
Credits
musiche di Marco Brosolo; testi di Federico Tavan (spoken words).
Il nuovo lavoro del musicista friulano Marco Brosolo (già mente del progetto 9) è incentrato sulla figura del poeta maledetto Federico Tavan. Le musiche di Marco hanno incontrato i testi (tradotti in italiano) di Federico, un personaggio “borderline”, la cui malattia mentale ne ha condizionato la vita e le opere. Brosolo e Tavan. Due personaggi unici abbracciati
tra musica, poesia e follia.
“Volo sbranato” è l'anagramma dei due cognomi Brosolo e Tavan. Due artisti friulani: il primo musicista già noto per alcuni progetti sperimentali (tra cui '9') e residente da diversi anni a Berlino (dove è stato registrato questo lavoro); il secondo un poeta 'maledetto', un personaggio unico. Si sono incontrati, hanno scambiato le loro arti e personalità ed è nato questo piccolo disco. Un lavoro in cui alcuni testi di Federico sono stati musicati e cantati da Marco: quattro tradotti in italiano ed uno (“Il mostro”) nel dialetto in cui scrive Tavan, l'andreano (da Andreis, il nome del suo paese).
I brani sono eseguiti, in questa prima parte del progetto (ne farà seguito una seconda versione internazionale, reinterpretata in diverse lingue con collaborazioni di spicco), solo per mezzo di chitarra e voce, per rendere ancora più libera l'interpretazione delle parole. Detta così potrebbe sembrare l'ennesima operazione di incontro tra musica e letteratura, ma in questo progetto non c'è proprio nulla di banale. C'è invece, un ardore nuovo, anomalo e potente: le parole di Federico Tavan sbranano le melodie di Brosolo in un volo nel buio che illumina. Classe 1949, Tavan ha conosciuto le prime crisi psichiche all'età di dodici anni, quando ha fatto per la prima volta la sua entrata in un manicomio. Da allora continua a frequentare ospedali e centri di igiene mentale, resiste grazie al prestigioso riconoscimento per meriti artistici conferitogli dal Presidente
della Repubblica nel 2008 grazie alla legge Bacchelli e vive una precarietà che non è mai esibita. A tredici anni Federico inizia a scrivere e dal 1967 le sue poesie iniziano ad essere pubblicate, opere che aiutano l'autore a descrivere la sua situazione, senza mai però cadere nell'autocommiserazione. La sua poesia è piena di lampi e di vita interiore, immediata ed istintiva, proprio perché emerge dal fondo denso del vivere. Una storia, quella di Federico, che ricorda da vicino, da un lato quella del cantautore statunitense Daniel Johnston, uno dei simboli del rock indipendente americano, anch'egli diviso tra malattia mentale e talento e dall'altro quella di Klaus Beyer, pioniere del DIY e personaggio di culto in Germania: ha tradotto in tedesco i testi dei Beatles, re-intepretandoli in modo talmente bizzarro da diventare poesia del disastro. Contemporaneamente all'uscita di “Volo sbranato”, la cui copertina è opera dell'artista Alvise Bittente, verrà pubblicato un volume (+ DVD con alcune immagini di Tavan) di poesie di Tavan intitolato “Cràceles cròceles” edito dalla Olmis/l Menocchio, con una copertina disegnata dal noto vignettista Vauro.
«Scrivevo in italiano perché quando si andava a scuola in Andreis le maestre ci picchiavano e ci insegnavano che parlare la nostra lingua era peccato e si andava all’inferno [...]. Poi ho scritto in andreano: l’andreano è una lingua bella, piena di miele [...]. E inoltre l’italiano non lo so. Conosco solo sessanta parole; sono costretto ad andare giù a Montereale per conoscerne di nuove; l’ultima è stata "ossimoro". Ma ho già dimenticato che cosa significa. Fino a qualche anno fa scrivevo poesie nudo davanti allo specchio. Riempivo i cassetti e le tasche di poesie. Poi, grazie a qualche buona persona, le ho pubblicate. Ho continuato perché in Andreis d’inverno le notti sono lunghe e fredde. [...] Scrivo perché mi piacciono le parole: albero, cane, fagiolo, zucca... io le parole le mangerei». [Federico Tavan]
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