Ci sono persone che non hanno neppure un harem in cui rifugiarsi, che non vengono invitati ai bunga bunga e che non hanno nessuno che dorma accanto a loro. Forse sono le persone che ancora credono nell'amore. Indossano più o meno metaforicamente una cintura di castità, imbracciano la chitarra e fanno serenate d'amore alla finestra di chi amano. Nella migliore delle ipotesi si beccano un vaso in testa. Nella peggiore si mettono a fare un disco di musica pop.
Questo è il caso di Vietata la riproduzione, primo disco di Marco Levi, in cui la sofferenza amorosa diventa un teatro di personaggi grotteschi: il Latin lover che non vuole nessuno, il campagnolo che vive come un asceta, il campione dei giochi infantili, il vecchio laido innamorato della giovane badante, l'incapace di fuggire in amore, il respinto che sogna di diventare un'icona gay, il fantasma del nonno che dà consigli d'altri tempi sull'amore…
In Vietata la riproduzione, la verginità forzata diventa un'insolita chiave di lettura del mondo d'oggi.
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