TESTO
Non futuro nel passato
ora io vedo la mia intima essenza partecipante
che sale delirio di popoli asserragliati
in un eremo di autarchia disgregante
Converso in silenzio con l’onda massificata massificante
che si snoda per le vie
come virus cancerogeno imbrancato e pecorante belante allucinante.
Aria mefitica entropica asmatica
Ho iniziato quasi per caso a scollarmi la pelle
ed è morbida la sottopelle rossa la vena che pulsa
Non esistenza assistenza, fogna la bocca baciata dal dio del controllo,
non limite osceno non limite alieno non limite alcuno, ognuno, nessuno
Officiante il rito della preghiera arcaica al dio del superego
Mentre mi delizio, non posso che farlo,
così sottile è la delizia che spanna la via
Avanza un esercito di carogne ululanti,
avanza compatto come melma dilagante
Tu non puoi continuare a governare formiche con tallone fascista!
Tu non puoi rantolare piombo e liquami velenosi
nei cappuccini degli impiegati grigi
che occupano sgabelli consunti in banche squallide e maledette
Tu devi incendiare la banca!
Tu devi bruciare la chiesa!
Tu devi con la tua faccia fermare le bombe!
Tu devi svegliarti!
Devi farlo nel nome del dio del rifiuto!
Ah ma io lo so che diventerò pallottola
Io so che diventerò una bomba
So che diventerò tempesta
So che mi strapperò il cuore ad ogni lacrima di bimbo,
e ne farò una spada!
Dov'è la rivoluzione? Dov'è Il grande cambiamento?
Nella pelle squamosa del serpente?
C'è tutto un deserto che traspare dal viso incartapecorito
Dell'uomo che governa la teoria del controllo tracollo
Io sono un cazzo di gallina che sbatte le ali ma non spicca il volo,
razzolo tra formiche che continuano a costruire senza senso
Le cose tanto amate giacciono in una discarica infinita e dilagante
Le case amate costruite arredate sono polvere e pietra disgregata
Le auto un tempo luccicanti e ruggenti bloccate senza carburante
Lo stato mi chiede più denaro di quanto mai riuscirò ad averne
Attraverso le campagne sventrate dalla macchina di ferro
E la verdura non costa un cazzo al mercato
I contadini s'arrabattano avvelenando la mia terra, per cosa?
Cosa resterà di questo osceno tempo?
L'asfalto che soffoca l'erba? Le grandi ciminiere?
Cosa cazzo resterà di noi pecore belanti?
Se i profondi si unissero,
se i rifiutanti, i rivoluzionanti, gli amanti si unissero
Voglio che i miei occhi possano guardare il sole senza bruciarsi
Ma tu massa brulicante, tu branco desiderante
tu che governi anche il mio futuro
ed il futuro del figlio che non ho
Tu massa spaventosa e spaventante,
ti prego disgregati!
Disgregati
CREDITS
Testo e voce – Gianni Venturi
Composizione e musica – Lucien Moreau
ALBUM E INFORMAZIONI
La canzone Rivoluzione si trova nell'album Moloch uscito nel 2015.
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L'articolo Gianni Venturi & Lucien Moreau - Rivoluzione testo lyric di Gianni Venturi & Lucien Moreau è apparso su Rockit.it il 2016-03-11 15:29:53
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