Oggi è un anno dall'inizio della Guerra in Ucraina, un evento che sta sconvolgendo le nostre vite e il nostro percepito. Cinquant'anni fa, all'inizio del 1973, invece, a Parigi, i rappresentati dei governi di Stati Uniti, Vietnam del Nord, Vietnam del Sud e della Repubblica del Sud Vietnam (i Vietcong, insomma) firmano un accordo che pone fine all’intervento militare degli Usa nel Vietnam. Non è la fine del conflitto, ma intanto gli yankee se ne vanno dopo nove anni passati a distruggere, ammazzare, dispensare napalm. È la vittoria dei pacifisti, non solo nordamericani, che hanno boicottato, o almeno hanno provato a farlo, la “sporca guerra” con ogni mezzo necessario.
Per dire: nel 1967, 50.000 figli dei fiori guidati dalle teorie visionarie di Michael Bowen e Abbie Hoffman, cercarono di far levitare il Pentagono. L’esperimento non riuscì un granché bene, bisogna ammetterlo... Poi tante canzoni, non solo in arrivo dal Nordamerica. Parecchi musicisti italiani si sono espressi, e continuano a esprimersi su Vietnam e dintorni. Ne abbiamo selezionate dieci. No, C’era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones non c’è.
GIORGIO CANALI – 1, 2, 3, 1000 VIETNAM
Giorgio Canali possiede una chitarra elettrica sulla quale, tempo fa, ha piantato un adesivo raffigurante la bandiera del Vietnam. Il che la dice lunga su di un personaggio che non ha mai nascosto le sue convinzioni e la propria vicinanza ai movimenti rivoluzionari. L’ex CSI non poteva esimersi dallo scrivere una canzone sul conflitto vietnamita: 1, 2, 3, 1000 Vietnam, cantata in lingua francese (a un certo punto irrompe anche Bertrand Cantat) è un pezzo nervoso dal testo piuttosto esplicito: “Non si deve dimenticare che ci sono (…) Paesi dove lo zio Sam non ha vinto la guerra”. Yankees go home!
COCHI E RENATO – IL BONZO
Scritta da Cochi Ponzoni e Dario Fo, arrangiamento curato da Enzo Jannacci,Il bonzo prende spunto dal sacrificio di quei monaci buddisti – e ne furono tanti – che scelsero di darsi fuoco come atto di protesta contro l’invasione nordamericana del Vietnam. Cochi e Renato ne approfittano per parlare, con un bel tot di ironia, di lavoro, delle sue tragedie, di qualunquismo e di rivoluzione. Che non arriverà.
FRANCESCO DE GREGORI – SAIGON
Francesco De Gregori, dopo aver condiviso con Antonelli Venditti l’esperienza di Theorius Campus, arriva all’appuntamento con il primo disco solista, Alice non lo sa, proprio nel 1973, quando la guerra in Vietnam è a una svolta. La protagonista del testo diSaigon è una giovane donna che guarda il cielo e non vede più gli aerei volare (“Cerca il cielo attraverso i rami, cerca il cielo e lo troverai”), che crede la pace sia ormai un fatto compiuto (“Da qui a Saigon la strada è buona”). Non andrà proprio così… A dar man forte al Principe c’è un giovane Roberto Ciotti alla chitarra.
IVAN DELLA MEA – BALLATA DEL PICCOLO AN
Ivan Della Mea, uno dei fondatori del Nuovo Canzoniere Italiano, ha vissuto in pieno il periodo della guerra del Vietnam e ne ha cantato più di una volta la tragedia. Era in buona compagnia: Franco Trincale, Fausto Amodei, Pino Masi e tanti altri: un tempo nemmeno troppo lontano, sarebbero stati etichettati come “cantanti di protesta”. Il testo di Ballata del piccolo An si ispira a un ragazzino vietnamita che decide di sacrificarsi per difendere, con l’ausilio di un paio di bombe a mano, i vietcong da una retata della polizia. Non potrà vedere il Vietnam unito, in compenso diventerà un eroe.
EUGENIO FINARDI – GIAI PHONG
Diesel è uno dei capolavori del rock tricolore degli anni ’70. Eugenio Finardi è in splendida forma e, in quel momento, si trova in ottima compagnia: produzione di Paolo Tofani, quasi tutto il resto degli Area presenti, più Alberto Camerini, Lucio Fabbri, Walter Calloni, Lucio Bardi, Ares Tavolazzi… Diesel è l’album di Tutto subito, Non è nel cuore, Scimmia e di Giai Phong. Un brano rabbioso che celebra la vittoria militare dei vietcong, “ragazzi di sedici anni con le suole di copertone, ragazzi di campagna che parlavano di liberazione”. Giai Phong, ovvero liberazione in vietnamita.
GIORGIO GABER – NIXON
Richard Nixon, il trentasettesimo Presidente degli Stati Uniti, quello dello scandalo Watergate, colui che intensificò come mai prima il livello dello scontro militare in Vietnam. Giorgio Gaber e Sandro Luporini si permettono di prenderlo per i fondelli (il teatro canzone serve anche a questo) immaginando l’intimità di un Presidente che si comporta come un comune mortale: il pigiama, il dentifricio, la cena, il momento del bisogno. “Sei lì e pensi a qualcosa, così, pensi... pensi alla guerra, gli aeroplani, donne, bambini, quarantamila giovani americani, il Vietnam... Che cagata!”.
CLAUDIO LOLLI – PRIMO MAGGIO DI FESTA
Ho visto anche degli zingari felici esce nel 1976, il primo maggio del 1975 le truppe di Ho Chi Minh entrano a Saigon ponendo così fine alla guerra del Vietnam. Proprio in quel giorno muore il padre di Claudio Lolli che, nella sua Primo maggio di festa, riesce a confondere una data storica con il proprio privato. “Primo maggio di festa oggi nel Vietnam, e forse in tutto il mondo, primo maggio di morte oggi a casa mia, ma forse mi confondo”.
UMBERTO NAPOLITANO – CHITARRE CONTRO LA GUERRA
Sembra incredibile, ma Umberto Napolitano, l’autore dell’orrida Come ti chiami, vero e proprio crimine del pentagramma consumato nel corso del 1977, ha scritto e interpretato una canzone contro la guerra. Uscita nel 1966, in piena epoca beat (si sente, e come se non si sente…), Chitarre contro la guerra è una canzone pacifista che cita spesso e volentieri Bob Dylan ed evoca persino l’unità di classe (“L'operaio in officina, il muratore nel cantiere, noi sulle piazze: dai facciamoci valere!”). Verrà interpretata anche da Carmen Villani con il titolo Mille chitarre contro la guerra.
POST NEBBIA – VIETNAM
“Sto per avere un flashback del Vietnam”. I Post Nebbia prendono in prestito uno dei conflitti più sanguinosi della storia per tirare fuori un pezzo morboso (in pieno stile Post Nebbia, nulla da dire), dal retrogusto psichedelico, dal testo visionario. Che alloggia in un videoclip nel quale vecchi fotogrammi di guerra si mimetizzano tra le immagini di alcuni ragazzi spensierati, impegnati a godersi la vita. Un effetto straniante.
FABRIZIO TAVERNELLI – IMPANTANATO NEL VIETNAM
Il Vietnam di Fabrizio Tavernelli è la vita che promette e non mantiene, è il napalm che brucia le voglie, è la vittoria che svanisce a pochi centimetri dal traguardo, come un Dorando Pietri qualsiasi. Rimane da capire se si può uscire dal pantano, ma non è così importante. L’ex Afa a trazione lisergica spara citazioni su citazioni, persino di C’era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones. Un cerchio che si chiude.
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L'articolo 10 canzoni contro la guerra (in Vietnam, ma non solo) di Giuseppe Catani è apparso su Rockit.it il 2023-02-24 14:35:00
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