"Quello che è successo ieri è ridicolo e getta discredito su tutta la musica italiana". Inizia così la nostra telefonata con Dario Giovannini, managing director di Carosello Records, una delle etichette che ieri si è vista prima conferire, poi ritrattare, il disco d'oro per l'album "Completamente Sold out" dei Thegiornalisti.
Per chi si fosse perso le puntate precedenti, da venerdì 7 luglio per la prima volta anche in Italia gli streaming sulle piattaforme online (Youtube escluso) è ufficialmente conteggiato nelle classifiche di vendita anche degli album, e non solo dei singoli. L'effetto immediato di questa introduzione è stata una maggiore vivacità nella classifica di vendita degli album per la settimana numero 27, la prima con nuovo sistema in vigore, che ha visto diversi dischi rap e trap divorare anche decine di posizioni in classifica, grazie alla spinta proprio degli streaming.
Fin qui tutto normale, anzi, era anche ora che l'Italia si adeguasse allo standard mondiale che già da tempo ha introdotto lo streaming in concorso, sebbene ogni Stato abbia stabilito dei diversi criteri per compilare le classifiche.
I primi problemi però sono spuntati fuori ieri, giorno in cui FIMI ha assegnato le prime certificazioni per i singoli e dischi d'oro e di platino con il nuovo sistema. Mentre le certificazioni dei singoli possono ritenersi valide, quelle per gli album sono state annullate qualche ora dopo il conferimento. Stando a quanto dichiarato da FIMi, si sarebbe trattato di un errore di calcolo da parte dell'istituto di ricerca GFK, perché nel conferire le certificazioni di ieri, per un problema tecnico sarebbero stati contati gli streaming a partire dal primo dell'anno e non solo dalla settimana del 7 luglio.
"Abbiamo ricevuto la notizia dal nostro distributore Artist first, ma ci siamo subito insospettiti perché stando ai nostri calcoli, ricavati dagli insight di tutte le piattaforme digitali e dai report che settimanalmente ci vengono forniti dal nostro distributore per quanto riguarda le vendite delle copie fisiche, ai Thegiornalisti mancava ancora un certo numero di copie da vendere per ottenere la certificazione, così abbiamo chiesto un riconteggio. Siamo stati rassicurati una seconda volta e dopo che anche sui canali social e sul sito di FIMI è stata data la notizia, abbiamo a nostra volta condiviso sui nostri canali, salvo poi doverla ritrattare qualche ora dopo" - ci ha raccontato al telefono Giovannini. "Da un istituto di ricerca così importante (GFK, ndr), pagato da FIMI che commissiona le classifiche, mi aspetto che faccia dei controlli incrociati, soprattutto nella prima settimana in cui è stato adottato un nuovo sistema"
"Una cosa del genere è molto grave perché inficia tutte le classifiche", continua Giovannini "come facciamo a sapere che non sia successo altre volte? È un grave danno d'immagine per tutta la musica e non abbiamo ricevuto spiegazioni da GFK". La preoccupazione di Giovannini è che tutto il mondo musicale italiano risenta di questo errore a livello di credibilità, e a questo punto ritiene che sia il caso di prendere dei provvedimenti congiunti.
"Chiediamo quindi che FIMI e GFK rendano pubblici i dati di vendita (numero di copie vendute), numero di streaming, quantità di download e quali sono i negozi monitorati da cui si ottengono i dati delle vendite delle copie fisiche dei dischi; propongo anche che si faccia distinzione tra ascolti fatti consapevolemente dagli utenti che cercano sulle piattaforme streaming un determinato artista o brano, e ascolti fatti da playlist, magari compilate dalle stesse case discografiche, che non sarebbe giusto confluiscano negli streaming dell'album. A quel punto non sarebbe più neanche necessario il cap al 70% per il brano più ascoltato del disco." Alla nostra domanda se abbia senso anche proporre che si faccia distinzione tra utenti premium e free, Giovannini si è dichiarato d'accordo per "ridare un valore alla musica". I criteri andrebbero quindi decisi in maniera condivisa tra i diversi attori del mercato musicale, e non solo dalle imprese associate con FIMI che spesso sono anche proprietarie di società che fanno playlist, tra cui Topsify e Digster.
"Questa mancanza di professionalità da parte di chi dovrebbe vigilare sulla correttezza delle classifiche porta a un clima di sfiducia condiviso da parte degli utenti nei confronti della credibilità delle stesse classifiche, degli artisti, delle case discografiche e della musica stessa, quindi bisogna agire per tornare ad essere credibili, pubblicando tutti i dati di tutti i flussi di ascolto e di vendita".
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L'articolo Dario Giovannini di Carosello Records sul caso delle certificazioni FIMI: "È ora di rendere pubblici i dati di vendita" di Chiara Longo è apparso su Rockit.it il 2017-07-11 17:44:00
COMMENTI (3)
Grazie Chiara. Spiegazione rapida ed efficace.
@villani.giovanni.3 ciao, qui Chiara di Rockit, il cap l'abbiamo spiegato nell'articolo precedente in cui illustravamo le novità per i conteggi delle classifiche: rockit.it/news/fimi-classif…
"una singola canzone non potrà avere più del 70% di ascolti rispetto alle altre tracce, per evitare che un unico tormentone trascini un intero album in classifica."
"A quel punto non sarebbe più neanche necessario il cap al 70% per il brano più ascoltato del disco." cosa significa "cap al 70%"?