Il Cocoricò, storico locale di Riccione e faro del clubbing italiano dagli anni '90, ha chiuso. O meglio, la società che lo gestiva e ne deteneva il marchio ha presentato domanda di concordato preventivo. I debiti erano diventati troppi e dal 2015 il locale non si era mai rialzato del tutto.
Il 2015 è l'anno in cui le cose iniziano ad andare male. Un ragazzo di 16 anni muore di overdose, episodio rispetto al quale la direzione si dichiara totalmente estranea. Il questore decide per la chiusura del locale per 120 giorni. Dopo quattro mesi le porte riaprono, ma con più strette, tasse, regole, vincoli e fari puntati. Si apre un periodo scuro, la risoluzione dei debiti viene affidata alla consulenza di uno studio di Milano e il clima nelle serate cambia. La direzione artistica si sposta dall'essere un tempio della techno europea a un memorabilia di vecchie glorie della riviera, EDM e scarsi risultati culturali. Sempre meno clubber con l'MD, sempre più tamarri con la bamba: per chi non fosse avvezzo, dei due sono i secondi quelli che ti fanno l'iPhone. Nel 2019 il marchio viene messo all'asta in seguito alla richiesta di pignoramento della società Danceandlove (il Cocoricò doveva a Gabry Ponte oltre 200.000 euro, ndr.), e la storica festa di Capodanno è stata salvata da un pagamento last minute della Tari. Questo, per quanto sommario, dà un quadro degli ultimi anni di gestione del locale.
Il Cocoricò chiude, quindi. Ma è davvero un male? L'Italia una cultura del clubbing, tanto meno una scena, non l'ha forse mai avuta. Ma la musica elettronica qui, a tutti i livelli e soprattutto per chi la produce e la suona, è qualcosa che è sempre esistito. Dai Tale Of Us a Joseph Capriati, fino a Iliario Alicante, Ralf, Leon, Sam Paganini e tutti gli altri. Per questi e le controparti internazionali il Cocoricò è stato da sempre una tappa obbligata.
Solo che poi l'Italia, dagli anni '90, ha stretto un po' le leggi sulle libertà civili, in particolare per la nightlife. Ad oggi e con le leggi più recenti, gestire un live club di qualsiasi tipo, con tutti i permessi in regola e andando in positivo è un atto di eroismo, ne rendiamo atto. Ma l'insolvenza del locale e una cattiva gestione oltre il documentato sono diventati la prassi nell'ultimo periodo. Da cartina tornasole dello stato della techno italiana e europea il Cocoricò era diventato un raduno di molesti di ogni grado, zarri e dj inflazionati, di quelli che paghi una fucilata per lo stesso identico set suonato ovunque. Ma nonostante le pecche della recente direzione artistica e i milioni di scheletri dentro quegli armadi, per chi è cresciuto lì, sarà diverso non aver più un alba da vedere dietro un vetro opaco a forma di piramide.
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L'articolo Il Cocoricò era ancora così importante? di Redazione è apparso su Rockit.it il 2019-06-14 10:57:00
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