Sembra passato un secolo da quando, rispondendo a una domanda di questa nostra vecchia intervista, Dutch Nazari diceva: “I miei testi parlano principalmente di ciò che mi circonda. I miei sono versi che descrivono la realtà per come la vedo”. Per andare a toccare con mano quante cose sono cambiate nel frattempo, siamo andati mercoldì 23 ottobre ai Magazzini Generali, dove, dopo un lungo girovagare e parecchi applausi incassati, il trentenne musicista padovano ha chiuso il suo "Ce lo chiede l'Europa" tour.
A Milano ad aprire a Dutch - all'anagrafe Edoardo Nazari, per gli amici Duccio – c'è Dola, massimo esponente italico del SoundCloud rap, che in lo-fi porta in giro il suo ultimo prodotto, “Mentalità”, uscito lo scorso aprile. Il parterre conosce già tutti i pezzi a memoria. Quei sorrisi velati di malinconia e i testi ruvidi attribuiscono quel valore in più, la delivery, dono che non tutti hanno. Ma Dola arriva eccome e batte il piede anche chi non lo conosce, anche chi è arrivato prima e aspetta solo Dutch.
È quando Dutch termina di intonare “Girasoli”, una delle canzoni più ricche di significato di “Ce lo chiede l’Europa”, che ci vengono in mente le parole di un anno fa. Già perché oggi Dutch Nazari, dopo oltre 70 date in lungo e in largo per l’Italia, è certamente un artista più maturo, non soltanto dal punto di vista di scrittura e di contenuti, ma anche e soprattutto a livello artistico e personale.
Questa sua crescita, che non è una trasformazione quanto più un'evoluzione, è dimostrata nelle quasi due ore e mezza dense, anzi densissime, del concerto. Un live che certifica come Dutch Nazari oggi non sia solamente un artista riconosciuto e riconoscibile nell’ambito della musica italiana, ma uno di quelli da seguire per bene, per carpirne gli sviluppi futuri.
Duccio non si tira indietro, suonando praticamente per intero “Ce lo chiede l’Europa” (e dal vivo pezzi come “Mirò”, “Momento clinico” o “Guarda mamma senza money” fanno tutto un altro effetto) e ammaliando letteralmente il pubblico, mai tanto caloroso nei confronti del cantautorapper padovano. Il concerto ai Magazzini è importante anche e soprattutto a livello accademico per Dutch, che, pezzo dopo pezzo, strofa dopo strofa, ritornello dopo ritornello ci porta a fare un’associazione di idee che prima nemmeno ci aveva sfiorato. Ovvero come in questo preciso momento storico Dutch Nazari sia molto vicino all’essere l’“Ivano Fossati della sua generazione”. Ora potete sedervi, bere un bicchiere d’acqua e continuare a leggere.
Chiaro, tra l'autore di alcune tra le più belle canzoni della storia della musica italiana e Dutch di differenze ce ne sono un milione, ma il ragazzo di Padova ha la medesima attenzione per l’attualità contemporanea, anche nella sua accezione politica. “Sinceramente, non mi sentirei nemmeno a mio agio ad assumere le vesti del cantautore schierato e detentore delle verità che deve indicare la retta via”, aveva detto Dutch nella nostra intervista. Ecco proprio questo non volersi schierare, paradossalmente – ma nemmeno troppo –, lo fa schierare tra gli artisti che raccontano la realtà “per come la vedono”. Che non escono dal campo, ma giocano fino in fondo la partita.
Questa sorta di missione laica di testimonianza è la medesima di canzoni di Ivano Fossati. Esattamente come, anni dopo, fa Dutch Nazari nel suo “Ce lo chiede l’Europa”. Fino dal titolo, uno dei claim che siamo più abituati a sentire pronunciare dal politico di turno.
Ecco allora che la canzone d’autore politica/non politica di Fossati e di Dutch Nazari si sono finalmente incontrate ieri sera ai Magazzini e chissà che, presto o tardi, lo stesso Duccio non si metta a scrivere testi anche per altri artisti, proprio come Ivano Fossati ha fatto e sta facendo nella sua carriera luminosissima. Quel che è certo è che, una volta di più, Dutch è oggi un artista imprescindibile per tutti noi.
---
L'articolo La musica che gira intorno a Dutch Nazari di Mattia Nesto è apparso su Rockit.it il 2019-10-24 12:00:00
COMMENTI