Facile storcere la bocca di fronte alla prima serata di Rai3, che ieri sera proponeva tre ore e mezza di programma incentrato sulle sinfonie numero 5 e 7 di Beethoven, eseguite dall'Orchestra dell'Europa Filarmonica diretta da Ezio Bosso. Un evento televisivo che è anche una sfida: quella di portare la musica classica in prima serata senza annoiare, anzi. Sfida vinta per KO al primo round, tra l'altro. È bastato guardare i primi minuti dello show per capire di essere di fronte a qualcosa di raro e sublime, simile a una lezione didattica ma anche a una terapia e a tutto quello che sta in mezzo.
Che storia è la musica, questo il titolo, è stata un'esperienza ben diversa da quelle che possiamo provare quando parliamo di musica in tv nel 2019. Siamo assuefatti alle logiche spietate da talent, da Music Award con Carlo Conti e Vanessa Incontrada, praticamente il Festivalbar più ingessato, alle sparate di Morgan detentore del sapere, ai pianti delle gare tra cantanti e ballerini dalla De Filippi, al programma con la Hunziker e J-Ax che sembra una versione horror di Non È La Rai o alla polemichetta su Sanremo che tiene banco per una settimana e poi sparisce fino all'anno dopo. Diciamoci la verità: alla bellezza non siamo più abituati.
Certo, la musica in tv non è solo trash: Ossigeno di Manuel Agnelli oppure le repliche di Brunori Sa (per dirne due) sono sempre interessanti da vedere, ma si parla comunque di musica pop, rock, post, alternative, indie, rap, trap & co. In pratica, di quella macrocategoria chiamata musica leggera. Come viriamo sulla musica classica, il vuoto. Non solo di pubblico, anche istituzionale: maestri d'orchestra sottopagati, divulgazione inesistente, svecchiamento non pervenuto, desiderio di mantenere il gap tra la musica alta e quella bassa, che ad occhi esterni la fa somigliare sempre di più a quella famiglia nobile decaduta che fa le feste solo coi suoi pari senza una lira ma con le pellicce e i gioielli di un tempo che non c'è più.
Still da RaiPlay
Ezio Bosso, pianista classico e direttore d'orchestra ma anche volto televisivo pop, è la persona giusta per farti innamorare di qualsiasi cosa: il suo entusiasmo è contagioso, le espressioni del suo viso diffondono vero godimento, eccitazione, dramma e estasi mentre dirige o parla e quando spiega lo fa con una semplicità tale che anche i meno ferrati di musica classica (come me) possono entrare dentro il processo di composizione di una sinfonia, per applicarla alle materie che masticano di più: la musica leggera, la sperimentazione, i sentimenti, la vita in generale.
Ciò che è accaduto ieri in tv è un mezzo miracolo: in una programmazione musicale sempre più tesa allo scontro e alla divisione, Ezio Bosso parla di musica partendo da un'affinità biografica con Beethoven, entrambi sono stati colti da una disabilità che avrebbe potuto portare alla fine della loro carriera e che invece ha fatto da sprone per raggiungere obiettivi sempre più alti, e riesce ad abbracciarti con le metafore, rende gli orchestrali persone vere, spiega gli strumenti di cui non sappiamo neanche il nome e gioca con tutti gli esperimenti che Ludwig van Beethoven ha fatto, che potremmo trasportare dentro la musica che produciamo o che ascoltiamo, per capirla di più o per migliorarne la composizione.
Still da RaiPlay
Una nutrita schiera di ospiti che a leggerne i nomi saresti portato a pensare "il solito insieme di gente messa lì a caso" e invece ognuno ha una storia da raccontare che è organica al racconto d'insieme e tutti aggiungono nuove sfumature a questo mistero ancestrale chiamato musica. Non capita spesso di avere dei pensieri illuminanti davanti alla tv, ma per una sera si è parlato su una rete nazionale del grande enigma del suono, che non appartiene al genere umano, che è ancestrale, intoccabile e che fa da ponte per collegare universi distanti anni luce, grazie alle onde e alle vibrazioni.
Un azzardo che vi consigliamo di recuperare o riguardare su RaiPlay, che siate musicisti e producer, scrittori di musica, semplici appassionati, che non abbiate mai ascoltato un brano di classica in vita vostra o che siate cultori del genere, per godere di un'interazione tra pubblico e orchestra che mai potrete avere durante un concerto in teatro. Vi arricchirà come le lezioni di Leonard Bernstein, ma accadrà senza sforzo e alla fine vi sentirete consolati e risanati in modo profondo.Chiederete alla tv più programmi di questo tipo e meno gare, tornei, eliminatorie e premi, perché la musica non è mai stata una gara. È qualcosa di straordinario e commovente su cui ogni tanto vale la pena riflettere approfonditamente.
Still da RaiPlay
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L'articolo Ezio Bosso e il modo giusto di parlare di musica classica in televisione di Simone Stefanini è apparso su Rockit.it il 2019-06-10 11:22:00
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