C’è grande confusione dentro la grande bolla della musica cantautorale italiana, non si riesce mai a tirarne bene le conclusioni, è diventato negli ultimi anni un agglomerato di tanti artisti diversi, talvolta difficilmente riconoscibili tra loro. Proprio in Italia, il paese della canzone che dei testi scritti, dei suoi autori e delle storie raccontate ne è sempre stata la patria assoluta, la Mecca a cui arrecarsi.
Artisti che hanno fatto la storia della musica italiana e che rimangono anche nelle nuove generazioni un caposaldo a cui aggrapparsi, tenendo viva la memoria di chi, prima di chiunque altro, ha cantato delle vere e proprie poesie, da portare anche sui banchi di scuola come esempi di scrittura.
Come data zero a segnare l’inizio di una nuova era della musica cantautorale è stato senza alcun dubbio l’esordio e l’ascesa di Edoardo D’Erme, alias Calcutta, che dai piccoli concerti di provincia è passato in pochi anni a riempire posti come l’Arena di Verona; ma se teniamo conto che tempus fugit e che tutto corre a velocità sempre maggiore è arrivato anche il momento di capire chi delle nuovissime leve sta riuscendo a farsi riconoscere maggiormente nella folla gremita. Uno di questi è indubbiamente Fulminacci e con Calcutta non c'entra niente.
Classe 1997, romano, il suo nome d’arte è l’assonanza del suo vero nome Filippo Uttinacci, un primo disco d’esordio dal titolo “La vita veramente” tra le nuove proposte di Maciste Dischi; arriva a farsi sentire agli inizi di questo 2019 e neanche a metà dell’anno in corso si porta a casa la Targa TENCO come miglior opera prima e il Premio M.E.I come album d’esordio dell’anno.
"Ci facciamo i complimenti ma stringiamo i denti, facciamo finta di essere parenti, chiamiamo per nome i nostri genitori e per variare, chiamiamo fratelli i nostri conoscenti"
Premi a parte il ragazzo parte con l’attitude giusta e sopratutto con molte cose da raccontare nonostante la giovane età.
"La vita veramente" racchiude nove tracce che non faticano mai a scorrere l’una dietro l’altra, sono essenzialmente fresche nei suoni come nei temi raccontati, che rimangono leggere ma non cadono nella banalità. Tra le righe c’è Daniele Silvestri e il ricordo lontano di Rino Gaetano, ma non c’è imitazione bensì un modo simile di raccontare le cose con la stessa trasparenza, solo che arriva molti anni dopo, con alcune cose nuove e tante altre che non cambieranno mai.
"Scrivo quello che mi ricorda, che lo scrivo a te. Ma tu dove sei? Non so neanche cosa cercare."
Fulminacci è al suo primo autentico debutto, non è indie, non è pop, non è neanche nel grosso scatolone che unisce i due generi appena citati, scrive canzoni e le suona; con il viso da bravo ragazzo e l’umiltà di chi ha voglia di farlo ancora per molto, si è gia messo a girare tutta l'Italia.
Chitarra e voce ancora non hanno stancato per fortuna e nel frattempo, buona la prima.
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L'articolo Fulminacci: come chitarra e voce possono funzionare ancora di Chiara Lauretani è apparso su Rockit.it il 2019-07-23 16:54:00
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