PJ Harvey, John Parish, Scisma, Morgan, Le Luci della Centrale Elettrica, GuruBanana, Sepiatone, Hugo Race+True Spirit. Questi sono solo alcuni tra gli artisti con i quali Giovanni Ferrario ha collaborato negli anni come produttore, musicista e autore. Un artista che calca i palchi dai lontani anni '80 e che nel tempo ha lasciato dietro di sé solo tracce chiare e ben riconoscibili. A distanza di otto anni dal suo precedente "Headquarter Delirium", Ferrario torna (questa volta con un'alliance) con un nuovo disco dal titolo "Places Names Numbers" che uscirà il prossimo ottobre per l'ottima WWNBB.
In attesa di ascoltare un primo estratto, oggi vi presentiamo il video di "Costa", una bellissima cover di Robert Wyatt e Alfreda Benge, che è stato anche l'occasione per fare due chiacchiere con Ferrario circa il disco di prossima uscita.
Il tuo ultimo disco è del 2008. Cosa hai fatto nel frattempo, e perché hai aspettato così tanto per pubblicare un altro lavoro?
Compongo di getto e registro velocemente molte idee, ma prima di farne un disco devo trovare, oltre alla giusta motivazione, un filo conduttore che tenga insieme tutte le cose che voglio comunicare ad un pubblico curioso, almeno quanto me.
Fino al 2008 la mia attività di produttore artistico andava di pari passo con quella di autore, poi sono stato chiamato a suonare in un disco di PJ Harvey e John Parish e da lì è cominciata una serie di eventi che mi hanno indotto a riflettere perché c'era ancora qualcosa da imparare. Un paio di anni fa ho avuto anche la fortuna di suonare con Rokia Traoré ed ero l'unico musicista europeo in una band di africani. Di cose ne ho imparate tante, soprattutto sotto il profilo umano e credo che si sentano tutte nel nuovo disco.
Puoi anticiparci come sarà?
Negli ultimi mesi ho messo insieme idee concepite in tempi, ma soprattutto luoghi diversi. Anche le registrazioni sono avvenute in almeno quattro diversi studi nel corso degli ultimi anni. Non era facile trovare il filo conduttore di cui parlavo prima e fare una scelta sensata tra una cosa come trenta pezzi, ma poi per caso ho trovato, direi scoperto, una possibile chiave di lettura. Ho scelto il titolo semplice 'Places Names Numbers' perché alcuni brani fanno riferimento a una città, un paese precisi, oppure a un luogo importante per me. Di altre canzoni avevo prima in mente la musica ed un nome, letto chissà dove e quando, allora ho trovato un tema e scritto una piccola storia. E poi a volte mi prende la voglia di contare le volte in cui mi sono trovato in determinate situazioni, credo per il fatto che non amo ripetermi. Così in questo disco, che per molti versi rimanda a 'Bipolars Of The World Unite Cpl', un mio album di parecchi anni fa, a fianco di brani molto elettrici ne compariono altri meno rumorosi. Ricordi, mai rivissuti con nostalgia, sentimento al quale sono refrattario.
Perché hai deciso di tornare con una cover?
L'opera di Robert Wyatt, uno degli artisti che prediligo e che riascolto spesso, è da sempre fonte di grande ispirazione per me. Il suo modo di dipingere in musica, di dire tutto in poche frasi, di essere profondamente leggero, la sua ironia, mi hanno sempre aiutato tantissimo, non soltanto come musicista. Qualche tempo fa si cercava insieme ad Alessandro di WWNBB di scegliere un pezzo apripista per l'album. Un giorno stavo acoltando 'Dondestan', disco nel quale testi politicamente impegnati scritti da Wyatt si affiancano ad altri più leggeri di sua moglie Alfreda Benge. Mi intrigava l'incedere ritmico del brano di apertura e stavo cercando di trasporlo sugli accordi di un mio pezzo. Il brano in questione era 'Costa' e mi sono messo al piano cercando di studiarne le linee del cantato, operazione non semplicissima viste le note che Wyatt, soltanto lui, riesce a prendere. Di lì il passo è stato (abbastanza) breve e dopo qualche ora (sei...) avevo una mia versione pianoforte e voce. Le prove con il gruppo e le cose stavano andando magnificamente bene, ho la fortuna di collaborare con dei musicisti bravissimi e poliedrici, allora ho pensato che in una giornata di studio avremmo potuto agilmente registrare le tracce che mancavano e così è stato. Cercando di essere più preciso riguardo alla tua domanda, in Costa Alfreda Benge parla per immagini di un luogo della Spagna in cui la famiglia Wyatt ha soggiornato per un certo periodo negli anni '80 e quindi attiene perfettamente al concetto sviluppato nel mio album. Inoltre mi è sembrato il brano giusto con il quale presentarci perché forse rende bene l'idea del tipo di concerto che vorremmo mettere in atto prossimamente. Un live molto suonato, divertito e spero divertente, nel quale potremo muoverci liberamente su brani che io ho composto, ma che verranno intesi come base, canovaccio. Ci sarà spazio quindi per momenti di improvvisazione, nella speranza che ciò possa piacere anche ad un pubblico meno attento, diciamo così, ai generi e alle mode musicali. Per inciso vorrei dire che tramite amici ho contattato la famiglia Wyatt per sapere se la nostra ambiziosa operazione (temeraria da parte mia) operazione potesse offenderli in qualche modo e la risposta, arrivata su una bellissima cartolina, è stata 'His version of our little song is great!'… Meraviglioso avere la loro benedizione!
Per cosa sta l' "alliance" nel tuo (nuovo) nome come solista?
La realizzazione di questo disco è il frutto dell'energia spesa da un gruppo di persone che mi sono vicine e che mi aiutano, ognuno nel proprio peculiare modo. Con loro e con i musicisti che mi accompagnano vorrei procedere in un'esperienza che per me rappresenta un nuovo inizio e che spero potrà dare i suoi frutti in un futuro molto vicino. Non si tratta di un'alleanza contro qualcuno o in difesa di qualcosa, ma molto semplicemente di un sentimento vero (garantisco io anche per gli altri), condiviso intorno a certe parole e certa musica.
Il video che accompagna la canzone è bellissimo. Chi lo ha realizzato e qual è il concept, l'effetto che ricercavate?
Grazie, sono sicuro che Jean de Oliveira sarà felice del tuo apprezzamento ed è a lui che va il merito. Jean è un mio caro amico residente a Berlino. Ci eravamo conosciuti durante la realizzazione di un video di Marta Collica e da quel momento mi sono appassionato molto al suo lavoro, sempre originale, attento e visionario. Condividiamo un certo background artistico, ma non soltanto quello, quindi sono andato sul sicuro dandogli carta bianca per il video di Costa. Gli ho parlato del progetto e gli ho fatto ascoltare gli altri brani dell'album e lui a mio parere ha centrato il bersaglio, perché ha saputo rappresentare efficacemente il flusso ampio di idee e di suoni nato durante quell'unico giorno in studio.
---
L'articolo Video première: Giovanni Ferrario Alliance - "Costa" (R. Wyatt / A. Benge cover) di Nur Al Habash è apparso su Rockit.it il 2016-05-09 12:45:00
COMMENTI