Il ritorno di Niccolò Contessa è una di quelle cose che si aspettano talmente tanto che poi, quando arrivano, ci si rende conto che non è quello che si voleva. O almeno, non fatico a credere che sia andata così per tanti di quella schiera sterminata di fan che si sono trovati la notifica da YouTube di un nuovo video dal canale de I Cani nelle scorse ore. Un altro Dio, questo il titolo del brano. Ma se speravate di trovarvi di fronte la nuova Hipsteria o Il posto più freddo, vi siete sbagliati di grosso.
Non si può togliere Dio all'uomo
Senza dargliene un altro in cambio
Con queste parole di Carl Gustav Jung che si stagliano in rosso su uno sfondo nero comincia la canzone. Sui lenti battiti di una ovattata drum machine si inserisce un semplice giro di accordi di synth spettrali, a cui segue la voce di Contessa, distorta e filtrata come in preda a una possessione demoniaca. Con tono flemmatico, Contessa lancia la sua fredda e spietata analisi del "gioco di ruolo della società occidentale". Una analisi parlata, senza melodia, che parte da Milano: la Milano del #Milanononsiferma, la Milano del lavoro come unico scopo di vita, la Milano delle popstar che parlano come se fossero – forse perché lo sono – aziende. La stessa Milano dei milanesi rompicoglioni che, nella polemichetta della settimana, pretendono di spiegare ai giovani precari palermitani come fare i soldi.
Quell'altro Dio di cui siamo succubi, il Dio denaro, vede in Milano il suo scintillante tempio, dove l'oro della Madonnina è solo lo specchio di quel lusso sfrenato che ancora vorrebbe trainarci nel baratro, guidati da un esercito di biechi imprenditori e self made man. Insulsi personaggi che abbiamo inconsapevolmente eletto a sacerdoti di una religione "nascosta in piena vista", per citare il Nostro in un altro contesto.
È un Contessa dalla penna avvelenata e mai così politico prima d'ora, che sfoga tutta la sua frustrazione per questo capitalismo dilagante sbandierato come un mito da seguire ciecamente. Ma non si tratta di una ingenua critica al sistema – anche se viene spontanea la battuta-meme "la sinistra riparta da Niccolò Contessa" –, si percepisce come lo stare a contatto con questa dimensione così malata del nostro mondo lo abbia portato al punto di esporsi in maniera chiara e diretta, buttando fuori tutta la sua bile. Anche la citazione de I fratelli Karamazov, posta nella didascalia del video, è esplicativa in questo senso: "Ho portato la faccenda fino alla mia disperazione e tanto più stupidamente l'ho esposta, tanto meglio per me".
Contessa prosegue sottolineando come tutti i mali del mondo siano stati ingurgitati dall'industria dell'intrattenimento, così da nascondere accuratamente quelli che sono i drammi dei tempi moderni. Solo la morte rimane lì, visibile, ed è l'unico contesto in cui siamo disposti ad accettare di credere a un'entità superiore, nella speranza forse vana che non ci sia davvero una fine. E che lo stesso Contessa richiamava in Alla fine del sogno – che la citazione di Jung sia un legame con i due brani? –, la demo comparsa sul suo profilo Soundcloud lo scorso anno che aveva causato il solito delirio social nei suoi fan.
Il percorso che I Cani sembra prendere, con le dovute proporzioni, la piega di quello di Scott Walker, che da popstar di successo con i suoi Walker Brothers negli anni '60 ha iniziato una travagliata carriera di musicista sperimentale, finendo con lo staccarsi totalmente dall'immagine che il pubblico aveva di lui nei suoi primi anni. Difficile da dire se anche Contessa vorrà arrivare a un punto così estremo, ma questa Un altro Dio sembra unprimo passo verso questa direzione.
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L'articolo Che roba, Contessa di Vittorio Comand è apparso su Rockit.it il 2021-07-06 10:30:00
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