"Ciao sono Jesse The Faccio e Jesse De Faccio è davvero il mio vero nome."
Inzia così la chiacchierata che mi sono fatta con Jesse The Faccio, 27 anni nato e cresciuto a Padova che come nome d'arte si è lasciato quello anagrafico:
"Jesse Velasquez era un ballerino portoricano antagonista di Leroy nella serie Fame-Saranno Famosi negli anni '80, era il personaggio preferito di mia madre, ne era innamorata."
"I soldi per New York" è il suo debut album da solista e venerdì 24 maggio sarà sul palco del MI AMI.
La musica inzia a far parte della vita di Jesse sin da adolescente, come autodidatta; la chitarra infatti la impara a suonare da solo e se il punto partenza sono stati i gruppetti del liceo qualche anno dopo questa voglia di fare la musica si concretizza in band come i Moplen (con cui sta scrivendo anche il secondo disco) e in tour come bassista insieme a Edoardo Cremonese, anche lui cantautore padovano. La scrittura è sempre stato qualcosa che Jesse ha coltivato con cura, tra un progetto e l'altro, la scrittura come mezzo per esprimersi e non per far nascere una canzone a tutti i costi, più che altro un'esigenza di mettere tutto nero su bianco.
"Avevo scritto un sacco di cose e un po' per gioco con i miei compari di band ci siamo messi in cameretta a buttar giù delle demo e alla fine non suonavano per niente male e abbiamo provato a tirarci fuori un disco. Alla fine lo abbiamo finito e lo abbiamo mandato in giro senza troppe pretese nè aspettative troppo grandi e da lì ne è nato un interesse che non ci aspettavamo."
Il primo singolo di Jesse The Faccio esce a giugno dello scorso anno e si intitola 19.90; questa stessa canzone sarà poi anche l'apri traccia dell'intero disco "I soldi per New York" uscito a settembre 2018.
Ci sono vari elementi nella storia e nello stile di Jesse che sono molto coerenti tra di loro: la musica in cameretta, i testi scritti di getto, quell'attitude Lo-Fi non solo nella strumetazione ma come approccio in generale alla vita rendono l'album di esordio di Jesse tremendamente reale e autobiografico.
Andare per davvero a New York
"Esatto! Non ci sono mai stato e calcolando che sono un lavoratore piuttosto precario e che risparmiare è molto difficile mi sono detto "caspita magari con la musica riesco davvero a mettere due soldi da parte e andarmi a vedere New York", poi probabilmente non sarà così però è una speranza, intesa come reale. E' un disco molto autobiografico, anche gli arrangiamenti, la scrittura, ma con uno sguardo sempre rivolto oltreoceano. C'è dentro la mia visione di molte cose, ad esempio delle persone, se non l'amore o i luoghi."
La visione d'oltreoceano è fondamentale per la musica di Jesse, perchè è proprio da là che arriva l'ispirazione primaria a partire da tutti i sottogeneri dell'indie rock americano dagli anni duemila in poi.
"Quello che vedo io da qua, da oltreoceano, tutto il pacco di musica che ascolto viene principalmente da lì e di conseguenza tutta l'influenza e tutto l'immaginario che mi sono fatto io lo traslavo nel sentimento che avevo qua per una persona, come per un oggetto o per la famiglia e mille altre cose. Il concept del disco è quello."
Mac De Marco e l'ispirazione Lo-Fi
"Mac de Marco in sè con Salad Days mi ha dato un'apertura mentale gigante, mi ha proprio fatto cambiare il mio approccio al suono in generale e quindi da lì mi si sono aperte un sacco di porte(era il 2014 ndr)soprattutto della costa est americana quindi i Beach Fossils, Wild Nothing, Alex G che è stato fondamentale per me, poi tutta l'attitudine punk, queste sono le mie principali influenze. Ci sono tante cose che però mi porto dietro da quando sono piccolo: c'è tanto grunge dai Nirvana e My Bloody Valentine come chitarre e a livello cantautorale Elliot Smith su tutti. Il fatto di mettermi a scrivere in italiano invece deriva dalla botta che mi è venuta quando è inziato effettivamente quello che oggi si chiama "indie", parliamo di almeno 7 anni fa con i primi dischi de' Lo Stato Sociale, gli Ex Otago, molto serrati, dicevano un sacco di cose."
Anche il cantautorato classico ovviamente non è da meno, personalità come Fabrizio De Andrè e Lucio Battisti sono culture musicali molto ben radicate nella memoria di Jesse, tanto da fargli preferire la scrittura nella sua lingua madre rispetto all'inglese.
Indie rock dei primi duemila e cantautorato italiano
Con le mie primissime due band scrivevo anche in inglese, però era il 2007/2008 l'anno in cui uscivano robe come gli Artctic Monkeys e i Foals quindi immaginati il mood generale; potrei provare un giorno a scrivere in inglese ma per adesso non credo di avere ancora tutto il lessico adatto per poter dire quello che invece riesco ad esprimere in italiano. E' anche un po' una missione quella di unire una sonorità che viene da posti così lontani (e così poco ascoltata qua) e farla in italiano.
MI AMI FESTIVAL 2019
Al MI AMI non ci sono mai stato, neanche come spettatore, maggio è sempre stato un periodaccio per me perchè inziavo sempre con i lavori stagionali e i soldi erano sempre pochi. Sono sicuro che mi divertirò molto. Sono carico per rivedere ancora Giorgio Poi, chiaramente Dio, sono molto curioso, dato che è un genere che ascolto di defilata ma che comunque conosco abbastanza, di vedere tutto il mondo trap da Massimo Pericolo, che mi piace un casino, a Speranza che trovo molto interessante. Contentissimo che ci siano i Gomma, mi sono stati sempre molto a cuore con le loro pirme vere chitarre che hanno fatto ritornare, mi è piaciuto molto il disco di Franco 126 e poi rivedrò il mio fratellone Bartolini amico di merende, con cui ci mandavamo le demo a fine 2017, siamo molto amici e abbiamo anche scritto il disco nello stesso periodo, sentendoci in direct e adesso ci ritroviamo sullo stesso palco del MI AMI. Bello.
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L'articolo Lo-Fi non è solo un modo di fare musica e Jesse The Faccio lo sa bene di Chiara Lauretani è apparso su Rockit.it il 2019-04-03 18:00:00
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