“Guardateci tutti, correre. Eccoci, siamo fradici di gioia”
Quando l’hanno cantata sul palco della collinetta al MI AMI festival qualche mese fa eravamo tutti ipnotizzati da tanta potenza. Era tutto così naturale: massima resa e minimo sforzo.
La Rappresentante di Lista è indubbiamente una delle band italiane su cui puntare maggiormente nei prossimi anni, non solo per quello che sono riusciti a creare con il loro ultimo album Go Go Diva ma soprattutto per quello che riescono a trasmettere con la loro scrittura, la loro presenza scenica, gli strumenti e la trasversalità che tocca tante cose diverse senza fatica.
Viene già da pensare "chissà come sarà il prossimo disco"?
La Rappresentante di Lista nasce nel 2011 da Veronica Lucchesi e Dario Mangiaracina, un ponte lunghissimo che unisce la Toscana e Palermo, il primo disco nel 2014 (Per la via) di casa e nel 2015 il secondo Bu Bu Sad entrambi usciti per Garrincha Dischi; negli anni, al duo originario, si aggiungono anche Enrico Lupi, Marta Cannuscio, Erika Lucchesi e Roberto Calabrese a rendere il gruppo una piccola orchestra itinerante con il sassofono, i synth, il guitalele, la fisarmonica, la chitarra, la batteria, saldi nella loro eterogeneità di suoni, impressioni e contaminazioni.
Go Go Diva esce per Woodworm Label esattamente alla fine del 2018, proprio per questa data inusuale di uscita non rientra praticamente in nessuna delle classiche di fine anno (classifiche che vengono stilate molto spesso già dalla fine del mese di novembre -ndr).
Il brano di lancio Questo Corpo scandisce l’inizio di un momento nuovo, diverso, ma più di ogni altra cosa "consapevole". La carnalità, la percezione di sé stessi non solo nello spazio me nell’emotività sono lo scheletro su cui cresce l’intero disco; come simbolo creatore c'è Lady Godiva che secondo la leggenda, cavalcò nuda per le vie di Coventry nel Medioevo per ottenere la soppressione di un ulteriore tributo imposto da suo marito ai propri sudditi.
“Guarda come sono diventata, splendo già da un anno e non è ancora finita, guarda, luce dei miei occhi la vedi la luna stanotte? Splende del mio bagliore”
L’amore raccontato come brutale, tra picchi di gioia e malinconie irrisolte, l'attitudine queer che va di pari passo con la femminilità che trasuda per tutto questo ultimo disco; la giovane femmina e la maledetta tenerezza ma poi alla fine “ti amo come mi ami”; non esiste solo il bianco e il nero, le parole e i suoni sono colorati di tante sfumature, si crea quella strana sensazazione che ti fa dire caspita questa canzone l'hanno scritta per me ma allo stesso tempo ti fa venir voglia di ballare, o soltanto di muoverti in qualsiasi modo tu voglia, occupare uno spazio, “adesso arrenditi , arrenditi un po’, riflettici su di me, solo fammi ancora ridere, stacci tu nei sogni miei già che ci sei” ; sono canzoni che si possono quasi toccare, accendono all’unisono tutti i cinque sensi sensoriali senza che tu te ne accorga.
Ma un disco riuscito così bene come può essere rappresentato quando sul palco bisogna suonarlo e interpretarlo? Nulla da eccepire neanche qua: la voce di Veronica è il mezzo perfetto con cui esprimere tutte queste cose diverse, scandita, potente, limpida fa da collante e da strumento con cui giocare; la presenza scenica è a tratti impressionante. Forse è merito anche del teatro, un mondo che Veronica e Dario conoscono molto bene; la quarta parete immaginaria che divide il pubblico dal palco non esiste più, la festa è di tutti, le emozioni condivise, il linguaggio diventa universale.
Sul palco del MI AMI festival quest’anno guardandoli mi hanno ricordato la forza e la gratitudine sentita sotto il palco degli The XX a Berlino qualche anno fa, non certo per il genere musicale sia chiaro, quanto per la modalità di esecuzione: sul palco intorno a loro, in posizione circolare, solo delle luci stroboscopiche e niente di più, il resto lo hanno fatto tutto da soli saltando, ballando, buttandosi a terra, tenendo il ritmo sempre a livelli altissimi, intonando cori, sembrava una coreografia ma non era altro che il prodotto dell’energia che si era creata tra di noi che ci siamo fatti guidare, fidandoci di loro per un'ora abbondante di concerto. Potentissimo.
Catalogare La rappresentante di Lista dentro una scatola precisa sarebbe un atto scorretto; c'è una percorso di scrittura brillante, una gamma di generi che ti fanno annodare lo stomaco ma alla traccia dopo ti portano a ballare, c'è identità, presa di coscienza, si abbattono muri. Non manca nessun ingrediente.
“Adesso che parli voglio solo che taci, io che lingua parlo, con che lingua tu mi baci, io che lingua parlo con che lingua tu mi bacerai”
Non è un caso se sono stati tra i primi protagonisti dei nostri Notturni, dove accanto alla voce di Veronica c’era Giovanni Truppi e il suo pianoforte tagliato a metà, in una versione inedita di Conoscersi In Una Situazione Di Difficoltà, non è facile guardare quel video senza emozionarsi, almeno un po’.
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L'articolo La Rappresentante di Lista ci dà quello di cui abbiamo bisogno di Chiara Lauretani è apparso su Rockit.it il 2019-12-14 12:30:00
COMMENTI (1)
Quando ho fatto ascoltare "wow" ai miei amici, sono rimasti colpiti. Un'altra mia amica è impazzita per "guarda come sono diventata". Questo disco la dice lunga sullo status quo della critica musicale, ormai sparita dai radar della credibilità. Testate che si credono elite come Noisey o strombazzate varie che ci parlano sempre delle solite cose. Quando ascolti la voce di Veronica cantare queste splendide canzoni capisci che l'emozione è fortissima. Queste canzoni funzionerebbero in qualunque radio ma al momento ci sono persone poco entusiaste della musica al comando della musica stessa. Che vedono come un suppellettile, un trofeo da telefonino, una suoneria per la vita, forever and ever!