Qualche tempo fa vi avevamo spiegato cosa sono i diritti connessi e perché è importante che un musicista sia consapevole della loro esistenza e di come incassarli: in breve, al di là dei diritti d’autore che tramite SIAE o altre società vengono incassati e ripartiti a favore di autori, compositori ed editori, anche i musicisti che abbiano prestato la loro opera in uno o più brani di un disco, anche se non come autori, hanno diritto a una fetta di guadagno (dimostrando di aver suonato in quel disco tramite i credits o l'esistenza di un contratto). Questo guadagno si quantifica appunto con i diritti connessi, che si incassano quando quelle canzoni vengono suonate a mezzo radio e tv, in luoghi pubblici, in streaming, o tramite la copia privata.
La novità del giorno sta nel fatto che fino a ieri il rapporto tra il musicista e la società di collecting (ovvero quelle società intermediarie che si occupano di raccogliere e ripartire i guadagni maturati dai diritti connessi) non era diretto, ma come stabilito dall'art. 73 della Legge sul Diritto d'Autore, era il produttore discografico a detenere in prima persona i diritti e ripartire di conseguenza i guadagni.
Come recita il comma I dell'art. 73 della legge del 22 aprile 1941 n. 633 "Il produttore di fonogrammi, nonché gli artisti interpreti e gli artisti esecutori che abbiano compiuto l'interpretazione o l'esecuzione fissata o riprodotta nei fonogrammi, indipendentemente dai diritti di distribuzione, noleggio e prestito loro spettanti, hanno diritto ad un compenso per l'utilizzazione a scopo di lucro dei fonogrammi a mezzo della cinematografia, della diffusione radiofonica e televisiva, ivi compresa la comunicazione al pubblico via satellite, nelle pubbliche feste danzanti, nei pubblici esercizi ed in occasione di qualsiasi altra pubblica utilizzazione dei fonogrammi stessi. L'esercizio di tale diritto spetta al produttore, il quale ripartisce il compenso con gli artisti interpreti o esecutori interessati."
Ieri però, all'interno dell'approvazione del disegno di legge sulla concorrenza, la parte in grassetto è stata modificata a favore dei musicisti: potranno essere direttamente contraenti dei diritti connessi e incassarne il compenso, senza intermediari. Con questa riforma la liberalizzazione del mercato dei diritti connessi compie un decisivo passo avanti: si eliminano, infatti, i limiti alla libera ed effettiva concorrenza tra gli operatori del settore, garantendo equità nei rapporti economici tra le società di collecting dei discografici e quelle che rappresentano gli artisti.
“I cambiamenti saranno significativi e positivi per l’intero settore. Era evidente e necessario un intervento per ridare dignità alla figura dell’artista. Da oggi le collecting degli artisti avranno, infatti, lo stesso ‘peso’ delle collecting dei produttori nella fase di negoziazione e raccolta dei compensi per i diritti connessi”. Così commenta in una nota stampa Gianluigi Chiodaroli, Presidente di ITSRIGHT, una società di collecting italiana.
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L'articolo Diritti connessi: da oggi i musicisti potranno gestirli in autonomia (e non tramite i discografici) di Chiara Longo è apparso su Rockit.it il 2017-08-03 10:09:00
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