Si chiamano Cesare, Michele, Gabriele, Nicola e Alessandro ed esattamente 20 anni fa hanno dato vita più o meno inconsapevolmente ad un gruppo che avrebbe riscritto i canoni della musica pop. Era il 1999 e cinque ragazzi di poco meno di vent’anni, con l’energia e l’incoscienza che solo la post-adolescenza riesce a darti, formavano i Lùnapop, facendo impazzire un’intera generazione.
Quel 1999 ce lo ricordiamo tutti, non solo per la fine del millennio che arrivava, dando quella strana sensazione di eccitazione e speranza per l’entrata ufficiale negli anni duemila, ma anche per il periodo musicale così coerente e fitto. Oltreoceano i bassi e le chitarre dei Red Hot Chilli Peppers esplodevano in un album come "Californication", i Radiohead erano all’apice del loro successo dopo "OK Computer", in Italia "Microchip Emozionale" consacrava i Subsonica come una delle migliori band italiane di sempre, "Aurora Sogna" è stata la conferma di come rock e elettronica si potessero fondere così bene; al cinema invece lodavamo American Beauty, ere geologiche prima che venissero fuori un paio di faccende scomode su Kevin Spacey.
Era un periodo produttivo, artisticamente attivo, pieno di tante sfumature e colori diversi. Nel novembre di quel 1999 esce anche "Squérez", nel gergo dialettale letteralmente "merda", espressione scaramantica di buona fortuna, il primo (e ultimo) disco dei bolognesi Lùnapop, inserito a quei tempi nel grande scatolone della musica pop italiana che cantava croci e delizie dell’amore adolescenziale, e lo faceva molto bene.
Voce ammiccante un po' indolente, chitarrina sempre presente, basso pulsante e ritmi che ricalcano il brit pop più leggero: ecco la formula per entrare nei cuori e nei diari degli (o delle?) adolescenti del periodo. Dread, capelli colorati, magliette a righe orizzontali e pantaloni oversize. Ai tempi erano odiati a morte dai ventenni che oggi li ballano con le lacrime agli occhi durante i dj set nostalgia.
Ma cosa sarebbero i Lùnapop se invece che nel ’99 fossero usciti oggi, a vent’anni di distanza da quel momento storico musicale? Dentro quale scatolone sarebbero stati inseriti? Qualcuno li avrebbe resi il gruppo cardine che sono stati per questi due decenni?
Riascoltare quell’intero album oggi mi ha fatto capire che forse, senza saperlo, i cinque ragazzi di Bologna che hanno mangiato i più grossi palchi di Italia quando erano ancora dei ragazzini, siano stati il vero paleolitico di quello che oggi è lo scatolone l'itpop. Hanno scritto e suonato delle cose che ancora oggi ascoltandole non hanno perso il loro sapore, la loro magia, rimanendo attuali a distanza di 20 anni. Poco da dire: funzionano.
Io ce li vedo i Lùnapop salire su un palco con Frah Quintale, Calcutta, Franco 126, Giorgio Poi o Gazzelle, e credo nessuno li troverebbe fuori luogo; viaggiando con la fantasia forse non avrebbero i pantaloni larghi e la cresta rossa, è vero, ma musicalmente parlando ne verrebbero fuori delle collaborazioni praticamente perfette.
Non pensate solo a "50 Special", che su quella vespa un giro ce lo siamo fatti tutti, "Qualcosa di grande" , "Un giorno migliore" o "Vorrei, vorrei esaudire tutti i sogni tuoi". Il disco aveva in totale 12 tracce: "Puoi fidarti della mia fantasia, e in un attimo sarò da te, ho mille posti per la testa in cui vorrei portarti" cantava Cesare in "Metrò", "Cara Maggie" era un inno alla semplicità di una ragazza che poteva avere la mia età, "Niente di più" raccontava la fine di una storia da cui sicuramente sarebbe nata una canzone, "E invece in mano ho una lettera, due rose e una canzone ancora da scrivere".
Il pianoforte di Cesare non manca mai, il binomio uomo/donna viene raccontato in tutte le sue sfaccettature, tra "prime volte" e conclusioni passando per tutto quello che c’è in mezzo, raccontato con una sincerità e una maturità che a 18 anni quasi sorprende, ma cosa ben più importante è quella scrittura che mantiene sempre la stessa freschezza a distanza di tanti anni, non solo per merito delle menti di chi l’ha prodotta ma sopratutto per essere stati i primi a fare dei luoghi comuni (che alla fine tanto ci piacciono) delle piccole poesie. Insomma, non è certo un caso se questa formazione ha dato vita a quel cantautore eccezionale che è Cesare Cremonini.
Buon ventennale Squérez e grazie Lùnapop.
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L'articolo Forse dovremmo ringraziare i Lùnapop di Chiara Lauretani è apparso su Rockit.it il 2019-02-26 17:00:00
COMMENTI (1)
Sì, mi sa che avete ragione. L’itpop di oggi è un po’ come i Lunapop. Però rimane sempre quell’amaro in bocca: io consideravo Squerez (e lo penso tuttora) un disco frivolo e inconsistente. Un disco in cui traspare la scrittura acerbissima di Cremonini. Quei pezzi li consideravo mediocri. “Qualcosa di grande” mi ha sempre fatto venire il latte alle ginocchia e preferivo i Subsonica e gli Afterhours. Ora: se l’itpop di oggi assomiglia a Squerez e lo trovo gradevole, qualcosa non va. Si è abbassato il livello generale o io crescendo mi sono ammorbidito?