La protesta arriva da Ministry of Sound, etichetta dance con oltre vent'anni di storia alle spalle. Il succo della questione è molto semplice: Spotify remunera etichette e artisti per le canzoni presenti nel proprio archivio, ma non rispetta il lavoro del curator, ovvero di chi realizza compilation che vengono vendute.
I responsabili di Ministry of Sound avrebbero infatti notato che molti utenti realizzano playlist personali, ricalcando l'ordine delle tracce presente in alcune compilazioni pubblicate e commercializzate dall'etichetta. In alcuni casi, inoltre, gli utenti chiamavano le proprie playlist con chiari riferimenti proprio a Ministry of Sound. Tutto regolare, nessuna violazione dei termini di utilizzo di Spotify, ma secondo l'etichetta andrebbe ricompensato anche il lavoro di chi ha scelto e messo in fila per primo quelle tracce.
Non si tratta di una semplice provocazione: Ministry of Sound si è infatti rivolta a uno studio legale per fare causa a Spotify, che si trova così a dover gestire un problema difficilmente prevedibile.
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L'articolo Ministry of Sound fa causa a Spotify: soldi per chi realizza compilation di Marco Villa è apparso su Rockit.it il 2013-09-06 11:53:50
COMMENTI (3)
Mi sembra una cazzata, l'azione legale intendo.
ma che falliti. In pratica stanno facendo causa ai loro stessi fan.
Qua siamo ai limiti della ragione umana (a meno che fra qualche giorno non si scopra si sia trattato di una bufala).