Nico Fidenco scrisse il primo vero tormentone della musica italiana

Breve storia sentimentale di “Legata ad un granello di sabbia” di Nico Fidenco, il primo vero tormentone della musica italiana

- Foto di Wikimedia

Si sa: arriva l’estate e come i servizi che al telegiornale sconsigliano di avventurarsi fuori casa nelle ore più calde, iniziano, grosso modo da fine maggio, a proliferare i cosiddetti tormentoni, termine tutto italiano usato per descrivere quella canzone (o quel gruppo di canzoni) che, volenti o nolenti, finiscono per diventare la colonna sonora della bella stagione. A più riprese ci siamo occupati dell’argomento, dalla fine arte nel creare questi pezzi-killer di Tommaso Paradiso passando per una proposta di tormentoni alternativi sino ad uno studio, diciamo così, più parametrico della questione. Sì tutto ok però, di chi è il primo tormentone?

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Il primo tormentone, ufficialmente riconosciuto, è “Legata ad un granello di sabbia” di Nico Fidenco (scritta con Gianni Marchetti) canzone rifiutata al Festival di Sanremo del 1961 e poi letteralmente esplosa in quell’estate, riuscendo a raggiungere il primo posto delle classifiche, a partire da giugno e di rimanerci per ben quattordici settimane consecutive. Il pezzo, registrato anche in inglese con il titolo “A Little Grain of Sand” dallo stesso Fidenco, oltre a questo esordio clamoroso ha poi goduto di due ritorni di fiamma abbastanza particolari. Il primo è dovuto alla partecipazione del cantante all’edizione 1968 di Canzonissima, quella mitica edizione condotta dal trio d’assi composto da Paolo Panelli, Mina e Walter Chiari e in cui si diedero, letteralmente, battaglia pezzi-bomba come, tenetevi forte, “Stasera mi butto” di Rocky Roberts, “L’immensità” cantata da Johnny Dorelli, l’iconica “Cuore matto” di Little Tony, “Canzone per te” di Sergio Endrigo (accidenti!), “Perdono” interpretata da Caterina Caselli, “Nel sole” di Albano senza dimenticare Gianni Morandi con “Scende la pioggia”

Passata alla storia della musica italiana come l’edizione dei giganti, quella Canzonissima ’68 ha determinato un nuovo boom di vendite della canzone di Fidenco. Boom che sarebbe stato poi bissato nel 1983 grazie a “Sapore di mare” dei fratelli Vanzina, “colpevole” di avere riportato ribalta la musica pop anni Sessanta italiana tra cui, ovviamente, la citata “Legata ad un granello di sabbia”.

Fin qui la storia del pezzo ma di per sé di che canzone si tratta? “Legata ad un granello di sabbia” è, innanzi tutto, una delle canzoni più squisitamente romantiche della canzone leggera all’italiana. Infatti tutto ruota attorno ad un ritornello che, seppur nella sua leggerezza, ci consegna una fine quanto non così immediata immagine sull’amore nato in spiaggia e della nostalgia/timore di poter perdere la persona amata: “Ti voglio cullare, cullare/ posandoti su un'onda del mare, del mare/ legandoti a un granello di sabbia così tu / nella nebbia più fuggir non potrai /e accanto a me tu resterai...ai...ai ai ai”.

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Leggendo questo testo con le lenti interpretative di oggi, oltre ovviamente a ravvisare una certa distanza dalla poetica di Ketama o Massimo Pericolo, si potrebbe addirittura ravvisare una certa quota di maschilismo possessivo, in quanto il protagonista, pare volere impedire a tutti i costi che la sua amata possa decidere in maniera indipendente se proseguire o meno la sua liason balneare. In realtà, lungi da tutto questo, il pezzo cristallizza bene quella paura, magari un po’ infantile, che, molti di noi hanno provato, nel constatare come quella perfetta relazione fatta di tuffi dagli scogli, granite al chiringuito in spiaggia e partite a racchettoni con l’arrivo di settembre è destinata a finire (che poi è esattamente la trama di Sapore di Mare, ma questa è un’altra storia). Una canzone insomma connotata da un tipo di scrittura praticamente unica nel panorama italiana e che vedrà tra i grandi ammiratori anche Dente, che a più riprese nei suoi concerti è solito omaggiare lo stesso Fidenco. 

Ascoltando con maggiore attenzione poi il pezzo di Fidenco e di Gianni Marchetti, si possono ravvisare due cose abbastanza particolari, entrambe legate all’arrangiamento. L’arrangiamento infatti, lungi dall’essere banalotto e un po’ improvvisato come accadeva all’epoca (e come poi accadrà ancora più spesso nella successiva era dei tormentoni), è invece un vero e proprio tripudio dell’orchestrazione, con fiati, archi e, addirittura, cori che ricreano una magica atmosfera sospesa, quasi da sogno di mezz’estate. Ed il merito è di Luis Bacavalov, proprio il futuro premio Oscar per “Il Postino” con Massimo Troisi. Ma “Legata ad un granello di sabbia” ha poi un’altra particolarità. Detto del testo, detto dell’arrangiamento anche la sua durata è inusuale. Infatti è lungo ben quattro minuti, cosa abbastanza non convenzionale per un pezzo pop. Eppure nonostante questo minutaggio pesante e un 45 giri con il lato b abbastanza debole, il pezzo si impone in maniera davvero virale in ogni radio e jukebox dello Stivale.

Da Dobbiaco a Licata, quante coppie sono nate e, forse pure scoppiate, cullate dalle onde del mare cantate da Nico Fidenco che poi, anni dopo, sarà anche protagonista, in una fase non certamente luminosa della sua carriera, della colonna sonora di “Zombie Holocaust”, uno dei grandi film di culto dell’horror all’italiana dell’ultima parte degli anni Settanta.

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Grosso modo ora ci siamo, e abbiamo ricostruito questa breve storia sentimentale del primo tormentone all’italiana, termine fra l’altro che dal ristretto campo della musica pop è ormai stabilmente tracimato in ogni ambito, da quello sportivo a quello politico, passando per i costumi e le mode. E, in fondo, proprio come quei granelli di sabbia legati uno all’altro, sentiamo una forte connessione tra le atmosfere trasognate di Fidenco e quelle, tanto per dire, di Calcutta in “Sorriso (Milano Dateo)”, dove canta: “Ti prego amore mio promettimi / Che persa nei tuoi giri/ Se qualcuno poi ti parla di me, parla di me /Un sorriso ti spaccherà in tre”. Ancora il sentimento dell’amore che non è detto che cessi per forza ma, del quale, comunque si teme la fine.  Ah, a proposito, Bomba Dischi ha pubblicato questo nuovo singolo di Calcutta il 7 giugno scorso: ecco, tutto torna, la stagione dei tormentoni è ancora viva e lotta insieme a noi

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L'articolo Nico Fidenco scrisse il primo vero tormentone della musica italiana di Mattia Nesto è apparso su Rockit.it il 2019-07-26 14:56:00

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