A quarant'anni di distanza, una playlist per raccontare il 1977 in Italia

10 canzoni per ricordare quell'anno folle, caotico e, purtroppo, anche violento.

22 settembre 1977, al palasport di Bologna prende il via il “Convegno sulla Repressione”. Tre giorni confusi, ricchi di scazzi, incomprensioni, risse, parole grosse (spesso incomprensibili) e un po’ di gioia, appena accennata, sullo sfondo. Il convegno, secondo la gran parte degli osservatori dell’epoca, rappresenta la fine del Movimento del ’77 e sancisce l’inconciliabilità delle sue numerose anime. A ricordarci quell’anno così folle, caotico e, purtroppo, anche violento, c’è un pugno di canzoni che vi proponiamo in questa playlist.

 

MARCO CANTINI – SIAMO NOI QUELLI CHE ASPETTAVAMO

Non una singola canzone ma un intero album a rievocare il ’77. Marco Cantini, classe 1976, ne ripercorre le tappe descrivendo un sogno dal quale spuntano Kossiga, Pazienza & Tamburini, Bologna in bilico tra arte e rivolta. Poi il riflusso chiude il cerchio e si inserisce tra i titoli di coda.

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ENZO DAL RE – LAVORARE CON LENTEZZA

Oltre al titolo di un film girato da Guido Chiesa, “Lavorare con lentezza” è una canzone scritta e interpretata dal cantautore pugliese Enzo Dal Re. Un invito a liberarsi dalle fatiche del lavoro salariato, che diventa sigla di chiusura delle trasmissioni di Radio Alice.

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FABRIZIO DE ANDRÈ – CODA DI LUPO

Ed ero già vecchio quando, vicino a Roma, a Little Big Horn, Capelli Corti generale ci parlò all'università dei fratelli tutte blu che seppellirono le asce. Ma non fumammo con lui, non era venuto in pace”. Il riferimento è alla cacciata di Luciano Lama dall’Università di Roma del 17 febbraio, uno degli episodi più controversi di quel 1977.

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EUGENIO FINARDI – TUTTO SUBITO

Cosa c’è di meglio, in tempi così veloci, di pretendere tutto e subito? Peccato che la canzone, inserita da Eugenio Finardi nell’album “Diesel”, fosse una critica ironica agli slogan lanciati dal Movimento. In pochi, però, se ne accorgono.

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GIORGIO GABER – POLLI D’ALLEVAMENTO

Scritta da Giorgio Gaber e Sandro Luporini, “Polli d’allevamento” è un’invettiva lanciata contro le liturgie dei giovani settantasettini, divisi tra violenza e farneticazioni d’ordinanza. “Cari, cari polli di allevamento che odiate ormai per frustrazione e non per scelta, (…) con quell’espressione equivoca e sempre più stravolta. Che immaginando di passarvi accanto in una strada poco illuminata non si sa se aspettarsi un sorriso o una coltellata

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CLAUDIO LOLLI – I GIORNALI DI MARZO

Tratta da “Disoccupate le strade dai sogni”, “I giornali di marzo” è un puzzle di articoli tratti da “La Repubblica” e “Il Resto del Carlino” dell’11 e 12 marzo, i giorni più pesanti del 1977 bolognese. Quelli degli scontri tra Polizia e Movimento Studentesco, quelli della morte di Francesco Lorusso.

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GIANFRANCO MANFREDI – ULTIMO MOHICANO

Fine dei giochi, la rivoluzione è rimandata. Resiste solo l’ultimo Mohicano col sanpietrino in mano in cerca di uno scontro. Peccato che in strada non ci sia più nessuno, nemmeno la Polizia, mancano persino le barricate: son tutti in casa a guardare la tv o al cinema, ad ammirare le gesta di Tony Manero. E all’ultimo Mohicano non resta che immergersi in un bicchiere di vino.

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STEFANO ROSSO – BOLOGNA ’77

In distonia con la polvere di quei giorni alquanto difficili, Stefano Rosso disegna un delicato acquarello del ’77, nel quale infila i giorni tragici di Bologna e l’omicidio di Giorgiana Masi a Roma. Mentre dal mangianastri esce fuori “Lilly” di Antonello Venditti e dei ragazzi un po’ strani cercano la libertà.

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SKIANTOS – IO SONO UN AUTONOMO

Andavano ai concerti degli Skiantos per prenderli a bullonate. Merito di “Io sono un Autonomo”. Quelli di Autonomia Operaia, tra i principali protagonisti del Movimento del ’77, reagivano così di fronte agli sberleffi della band bolognese. Niente di cui sorprendersi: gli Autonomi, ancor oggi, sono ricordati per la loro spiccata verve ironica.

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STRATTEN – CORTEO

L’album è “Bologna ’66 ’77” e la copertina che lo rappresenta è un omaggio a Gianni Sassi. Ed è già una presa di posizione. Per il resto, gli Stratten rielaborano il periodo delle contestazioni da un punto di vista intimista e poco o per nulla politico. Anche se il videoclip di “Corteo” suona come un omaggio agli Indiani Metropolitani.

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L'articolo A quarant'anni di distanza, una playlist per raccontare il 1977 in Italia di Giuseppe Catani è apparso su Rockit.it il 2017-09-26 09:46:00

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