Il jazz è da sempre considerato un genere ostico da approcciare, e sono stati scritti molti libri che hanno tentato di raccontarne la storia e spiegarne il significato. Dalla “Storia Illustrata del Jazz” di Langston Hughes al saggio di Charles Mingus “What is a Jazz Composer?”, dove il celebre musicista scriveva “si suppone che ogni musicista jazz sia un compositore. Se lo sia o no, questo non lo so”.
Il dubbio fondamentale è proprio questo, se ci sia davvero una fase compositiva o se sia tutto totalmente improvvisato. L’unica certezza sono invece gli standard, i classici tradizionali eseguiti in moltissime versioni da diversi musicisti. E proprio gli standard sono oggetto del libro “The Jazz Standards: A Guide to the Repertoire” di Ted Gioia, pianista, critico e storico del jazz, che spiega come l’educazione a questo genere di musica fu per lui un evento fortuito e duramente guadagnato. Considerato uno dei più grandi storici musicali in America, Gioia illustra nel suo libro 250 grandi classici del jazz citandone più di 2000 diverse interpretazioni, e grazie al lavoro del giornalista Jim Higgins del Journal Sentinel, alla lettura si può affiancare l’ascolto di una playlist che le contiene quasi tutte.
Ad esempio, nella playlist c'è “In a Sentimental Mood” eseguita dal suo autore Duke Ellington, ma anche una versione insieme a John Coltrane, oltre a quelle di Sonny Rollins, Art Tatum e molti altri. Mentre si ascoltano i brani, nel libro si può trovare un breve saggio storico e musicale per ogni standard: un primo passo per avvicinarsi al complicato mondo del jazz.
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L'articolo The Jazz Standards è una gigantesca playlist per avvicinarsi al jazz di margherita g. di fiore è apparso su Rockit.it il 2017-05-19 13:08:00
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