I Blue Town sono la nostra band Rockit PRO della settimana: sono in tre, vengono da Trani in Puglia e ci presentano il loro disco 22:22.
Un progetto artistico che fa parte della sempre più popolosa community Rockit PRO (Premium e Base): artisti, artiste e band che tramite Rockit hanno accesso a una serie di servizi tra cui possibilità di suonare live, webinar mensili, uno shop online. Se vuoi capire meglio di cosa si tratta, leggi qui.
Ogni settimana selezioneremo il nostro Rockit PRO artist, per approfondire la sua storia, la sua musica e farvi conoscere l'eccezionale community che è Rockit PRO. Con alcune curiosità che riguardano il progetto. La parola ai Blue Town, che ci parlano della loro band e che ci spiegano le canzoni contenute nel loro album.
Le origini della nostra band hanno delle coordinate ben precise: il porto di Trani, l’estate che svanisce e la fine della nostra adolescenza. Il colore blu che dominava le nostre prime giornate di prove “on the seaside” era simbolo quasi involontario della nostalgia e della noia che percepivamo in quel momento, e non è una coincidenza che il nostro primo brano scritto sia Holidays, una ballad psichedelica che parla di desideri irrealizzabili: “I wish I could be like this wave, to carry on by myself”.
Da quel momento in poi, la passione per lo shoegaze e la contaminazione si è fatta prevalente, come dimostrano l’EP Travelling dove è chiaro il rimando ai mostri sacri dell’alt-rock come Radiohead e Smashing Pumpkins, e le successive release GHOSTS, No Heir After e Rearview, che scompongono noise, ambient, psych-folk e space rock e creano atmosfere sonore molto distanti, sulla scia di Flying Saucer Attack, Have a Nice Life e i primissimi Verve.
Su questo cammino fatto di continue sperimentazioni, Michele (chitarre, voci) e Vittorio (basso, voci) hanno incontrato Nicola (batteria, produzione), assieme al quale sono stati fatti importanti step, tra cui la produzione dell’album di esordio ed una serie di esibizioni dal vivo sul territorio, nonché la partecipazione a diverse trasmissioni radiofoniche.
Chi ci conosce dagli esordi sa che non è un caso se 22:22 sia uscito il 22 febbraio di quest’anno: il progetto ha richiesto una lunga gestazione e la numerologia che lo costituisce è parte fondamentale tanto quanto la ricerca sonora. Quando Nic è entrato in formazione nel 2021, abbiamo dedicato i mesi successivi alla chiusura dei pezzi e della produzione dell’intero concept audio – visual, con Mick che ha realizzato le grafiche, i video promozionali e il book digitale scaricabile.
Musicalmente, il concept esula parzialmente dagli schemi più quadrati delle nostre canzoni, dovendo far convivere strutture prese di sana pianta dalla world music, jazz, elettronica e musica orchestrale. Il nostro intento è stato quello di creare delle ambientazioni musicalmente complesse, che potessero “spiegare” le culture e le storie analizzate. Tuttavia, per interpretare l’intero album ed i temi trattati è necessaria la lettura dei testi, a cui abbiamo dato grande importanza, attraverso cui diventa tangibile il filo rosso che costituisce il concept fondamentale del lavoro.
01: Isaiah
Una breve intro tribale con un synth etereo che ritorna alle origini della musica; il tono profetico della frase “ani yoledett ‘akheshav” (trad. “sta per partorire adesso”) è fortemente influenzato dalla storia del profeta Isaia, che per primo annunciò la venuta di Gesù.
02: Remote Control
Il cuore di questo brano è per metà shoegaze e metà folk-mediterraneo; poggiato su un pattern dance creato grazie a percussioni casalinghe, il brano inscena il primo incontro tra il tempo e l’uomo, il quale ne apprende i meccanismi.
03: The Key
Il titolo del brano è ispirato da un passo del profeta Isaia al verso 22,22 e parla, anche grazie a riferimenti al mito di Euridice, della convinzione di poter stringere il tempo nelle proprie mani. Le atmosfere sono influenzate dalle composizioni orchestrali di Jonny Greenwood e dai canti gregoriani.
04: A Dream / A Mirror
L’unico brano strumentale dell’album. La scelta di creare un pezzo free time è legata al sogno, l’unica dimensione dove il tempo non può essere misurato. Le note del pianoforte vogliono rappresentare il senso di smarrimento, al di fuori di qualsiasi schema ritmico.
05: When
In uno scenario swing jazz psichedelico, ancora una volta avviene un dialogo tra gli uomini e il tempo, questa volta presentato come un barista, che dà speranza e conforto a chi sente di star perdendo tempo nella propria vita.
06: Anything Could Happen
Come si può intuire dal titolo, l’idea del brano è quella di raccontare l’aleatorietà del tempo, tradotta musicalmente in una base di chitarre caotiche di stampo Velvet Underground e un testo creato su figure completamente casuali, che convergono alla metà precisa del disco in un volo psych-punk anni ’70 e soluzioni che fanno da ponte tra Pink Floyd e Shame.
07: Be
Probabilmente il brano più diretto del disco, con un groove che in una vena quasi pop unisce Nirvana, Slowdive e Porcupine Tree. La storia raccontata vuole essere un monito per affrontare il presente con slancio positivo ma allo stesso tempo critico verso le mille sfaccettature del nostro mondo.
08: Green
La traccia da cui prende vita il concept. Tra batteria glitch, chitarre scomposte e cori angelici, il colore verde viene associato alla consapevolezza di essere impotenti di fronte allo scorrere del tempo, ma allo stesso tempo di voler sperare in una risoluzione finale dell’esistenza. Pun with Greenwich not intended.
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L'articolo ROCKIT PRO artist #8: Blue Town di Redazione è apparso su Rockit.it il 2022-11-17 10:34:00
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