Il 2009 (anno fuori concorso qui) ci ha regalato un sacco di belle uscite per il rap italiano: Dogocrazia dei Club Dogo, Figlio di Nessuno di Coez, Keta Music di Emis Killa, Artificial Kid 47 di Danno, Craim e Stabber. E poi ancora Noyz Narcos, Co' Sang, Two Fingerz, Kiave, Brokenspeakers, Gemitaiz.
Una serie di nomi che sarebbero nel giro di qualche anno diventati ben più che illustri erano allora poco più che sconosciuti. L'aria che si respirava era un crescente interesse nel rap italiano che ha portato, l'abbiamo visto accadere, a due esplosioni del genere. La prima avvenuta nel 2012 e la seconda qualche anno fa.
Se fino al 2012 c'erano stati solo timidi approcci delle major al genere con artisti come Fibra, Marracash e i Dogo, da lì in poi, grazie a realtà come Tanta Roba, Machete e Roccia Music, la scena ha iniziato a riempirsi di nuovi nomi. Nel mentre, organizzazioni di eventi davano appuntamenti capillari in tutte le grandi città ogni settimana innescando un vero e proprio circolo virtuoso.
Proprio Roccia Music è stata la prima a credere in Sfera Ebbasta & Charlie Charles. Attorno a quest'ultimi si forma una nuova scena di talenti: Ghali, Tedua, Rkomi, Dark Polo Gang, Enzo Dong sono tutti nomi che impiegano in modo del tutto nuovo questo suono fatto di 808 e tinte viola, creando un immaginario, sfruttando a pieno social come Instagram e video ufficiali, fino ad allora mai utilizzati in modo così scenografico. I metodi di fruizione cambiano e si affermano i singoli, spesso più efficaci e d'impatto. I dischi contano il giusto, ma resistono. E questi sono dieci migliori per raccontare gli anni dieci del rap italiano.
10) Achille Lauro - Dio c'è (2015)
Uno dei più imprevedibili del rap italiano, da Barabba Mixtape al recente palco di Sanremo, le metaformosi di Achille Lauro sono infinite. Di tutte, la nostra preferita è questa, quando la trap è agli esordi e lui dà il suo contributo alla wave. Un'identità forte unita all'ironia, al grottesco e alla sincerità con cui le situazioni vengono descritte, rendono sempre interessante ciò che viene raccontato. Un artista unico all'interno del panorama rap italiano.
9) Emis Killa - L'erba cattiva (2012)
Fin qui si è un gran parlato del 2012 come un momento in cui il rap italiano ha avuto il suo primo boom di pubblico. Eccolo qui uno dei protagonisti più luccicenti di quella esplosione: Emilietto nostro.
8) Dargen D'Amico - CD' (2011)
"E i contenuti?". Questa è la domanda che tutti i rapper si sono sentiti porre almeno una volta nella vita, perchè da sempre esiste una convinzione molto italiana che affida al rap la responsabilità di dire di più. Certo, la musica leggera può parlare di facezie, il country e il rock hanno il lusso di poterci parlare per luoghi comuni. Il rap, per molti, no. Per fortuna, a volte capita davvero che uno scrittore particolarmente capace si approcci al genere ed è il caso di Dargen. Questo disco è un piccolo manuale su come parlare d'amore da ogni punto di vista, senza mai risultare banale.
7) Luche - Malammore (2016)
Non solo uno dei dischi rap più belli degli ultimi anni: scegliamo questo disco per rappresentare una scena, quella napoletana, che è tra le più forti in Italia da anni. Dallo scioglimento dei Co'Sang a oggi, Luchè ha saputo conquistarsi il titolo di interprete partenopeo più importante del genere – che vuol dire anche cinema, serie tv di successo internazionale, letteratura – e molto passa da questo disco.
6) Noyz Narcos - Enemy (2018)
Disco d'oro in una settimana per un'artista tra i più importanti e famosi del genere in Italia e che però, per quanto riguarda il mercato ufficiale, non era mai stato in grado di quantificare la propria street-fame. Lo streaming, il traino dei giovani e la costanza hanno premiato. Senza compromessi.
5) Dark Polo Gang - Crack Musica (2016)
"Se volete le filastrocche ve famo le filastrocche": potrebbe essere questa sola citazione a spiegare l'importanza di questo disco. Tra produzioni e immaginario d'impatto come nessuno prima, e diverse quotable di tutto rispetto, la prima fase della DPG è tutto quello che potevamo chiedere e non osavamo.
4) Guè Pequeno & Marracash - Santeria (2016)
L'instant classic di questi anni. Gué Pequeno si conferma qui, come da solista, il miglior rapper italiano per flow, carisma, gusto, vocabolario, delivery, intenzione al microfono. Marracash, nonostante sia molto meno prolifico, è suo pari in tutto e per tutto. La capacità che hanno in questo disco di confontarsi con le sonorità più recenti dimostra la loro longevità e il rapporto di forza che hanno con l'intero genere. Niente di più, niente di meno. Kings.
3) Sfera - XDVR (2015)
La trap si è fatta pop e ha invaso le classifiche, ma un percorso così luminoso parte da un Mercedes nero che passa per Cinisello. Sfera Ebbasta si è imposto come nome più grande del rap italiano e metà del merito è di Charlie Charles. Da lì a breve sarebbe arrivato il riconoscimento nazionale, ma è in questo disco che per la prima volta vediamo la nuova scena trap formarsi e stare unita. Sarà una rivoluzione.
2) Salmo - Hellvisback (2016)
Per Salmo, a inizio decennio, venne coniato il termine "overground", una dimensione in cui il pubblico è così vasto nonostante nessuno dei media ufficiali sembrava tenerne conto. Un caso fin da subito, dal primo Island Chainsaw Massacre, che l'ha portato a un'esecuzione cristallina per il suo quarto disco ufficiale. E da lì a qualche anno a San Siro. Un personaggio che nel 2009 non esisteva per il rap italiano e che a fine decennio ha infranto qualsiasi record sul digitale.
1) Gué Pequeno - Ragazzo D'oro (2011)
Il rapper più influente degli anni 10 in Italia, senza paragoni. Nessuno è stato prolifico e consistente quanto Guè Pequeno, e nessuno ci ha visto lungo tanto quanto lui. Oltre ad aver lanciato svariati artisti con la sua Tanta Roba Label, ha da sempre anticipato tutte le tendenze. Il singolo che dà il titolo al suo primo disco solista non fa che confermare tutto questo.
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L'articolo I 10 dischi rap italiani più importanti del decennio di Raffaele Lauretti è apparso su Rockit.it il 2019-11-22 16:31:00
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