Niente da fare, Spotify e i servizi di streaming musicale sono sempre più al centro di polemiche che nascono da musicisti. Dopo Nigel Godrich e Thom Yorke, arriva un mostro sacro come David Byrne.
Il ritornello - in un’intervista al Guardian - è più o meno sempre il solito: io ormai i soldi e la fama l’ho raggiunta e con la musica ci campo alla grande, ma i giovani musicisti non potranno mai vivere di musica se le cifre pagate sono quelle attuali dei servizi di streaming.
Byrne va però oltre nella sua critica, attaccando anche il sistema per scoprire nuova musica e l’opzione per seguire gli ascolti dei propri amici. Se nella parte riguardante compensi e prospettive l’opinione di Byrne è di tutto rispetto (al di là delle valutazioni personali), in questo passaggio dell’intervista il livello cala di parecchio: Byrne parla per sentito dire («I’m told», dice, come se non avesse mai provato il servizio in prima persona) e afferma che secondo lui con Spotify non si scopre musica nuova. Il motivo? Non c’è, non si scopre nuova musica e basta.
Nel frattempo, è tornato a farsi sentire anche Nigel Godrich, che se l’è presa con Google e con il fatto che il motore di ricerca - secondo lui - viola sistematicamente il diritto d’autore. Proprio al copyright Godrich dedica parole importanti, definendolo una pietra miliare nella storia della civiltà.
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L'articolo Spotify, anche David Byrne contro lo streaming di Redazione è apparso su Rockit.it il 2013-10-14 15:58:08
COMMENTI (2)
c'è crisi questo il titolo della canzone e la strofa alla quale vi siete attaccati per non pagare!
Che invece è una sciocchezza, perché io su spotify ho ascoltato parecchie cose che non conoscevo, molto spesso ordinando il disco tempo ventiquattro ore su ibs. Quindi diciamo che, anzi, spotify, pur non essendo abbonato, mi ha fatto conoscere parechcia roba e di conseguenza spendere parecchi soldi. Il che, dal punto di vista del mercato, mi sembra ottimo.