"Forget-me-not" è il bellissimo esordio di Tight Eye, nuovo progetto solista di Giulia Bonometti (già nota da queste parti come voce degli Own Boo) che seguiamo su Rockit sin dai primi passi. È per questo che siamo felicissimi di presentarvelo oggi in anteprima: ascoltatelo qui sotto, insieme ad una breve intervista che racconta la genesi e le ispirazioni dietro il disco.
Ti abbiamo conosciuto un paio di anni fa negli Own Boo. Com'è nata la decisione di continuare da sola?
È stata una spinta sentita dal profondo. Avevo bisogno del mio spazio, del mio mondo e avevo bisogno di conoscermi, lavorare su me stessa e anche di vedere cosa ero in grado di fare. Ho bisogno di esprimermi, di essere la testa, il cuore e la voce delle mie canzoni, per una volta avevo bisogno di me.
Di cosa parla "Forget-me-not"?
"Forget-me-not" rappresenta la mia crescita, come persona e come astista, soprattutto. È un insieme di momenti e situazioni vissute in prima persona, si tratta di me, dei miei pensieri belli e brutti, sogni, sentimenti, relazioni d'amore e non, ansie e paure. È un'intima, profonda e infinita conversazione con me stessa, un diario (ormai non più segreto) cantato. Il disco è concettualmente diviso in due parti: una dedicata alle delusioni, alle amicizie e agli amori perduti, l'altra dedicata ai sogni, alle prospettive, all'amore ritrovato, alla nuova me. Ma di base in tutti i brani del disco c'è sempre quel filo di tristezza e di malinconia che tiene legato tutto insieme.
Quali sono le ispirazioni che hai seguito nella scrittura del disco?
Ad ispirarmi è stata principalmente l'idea di riuscire a scrivere qualcosa che fosse realmente sentito, ma non già sentito. Ho cercato di scrivere solo quando avevo veramente qualcosa da dire e fatto sì che l'atmosfera dell'arrangiamento seguisse perfettamente quello che stavo dicendo. Non mi sono data limiti di genere, ho cercato di assecondare tutto ciò che mi veniva spontaneo, al di là di qualsiasi moda o fissa del momento. Per quanto riguarda il suono del disco, l'idea era quella di ricreare ciò che si sente nei dischi degli anni '50, quelli di Ray Charles, Etta James o Muddy Waters, con la voce in primo piano e il resto dell'"orchestra" in lontananza, come se io stessi cantando nell'orecchio di qualcuno o come se nella sala ci fosse un solo microfono vicino a me, che registra, come forse sono stati fatti quei dischi.
Sei giovanissima ma musicalmente il tuo orizzonte di riferimento è quello del rock anni '70. Che rapporto ha una persona nata nei '90 con la storia musicale dei decenni precedenti? Che rapporto hai invece con i suoni più innovativi di questi anni?
Mi piacciono gli anni '70 ma non mi sento particolarmente "rock", tant'è che non c'è nemmeno una nota suonata con la chitarra in tutto il disco. Detto questo non penso che chitarra sia sinonimo di rock, ma (per rispondere alla domanda successiva) una persona a caso nata negli anni '90 questo forse non lo sa, io l'ho letto prima su Wikipedia. È raro sentire qualcosa di veramente innovativo in questi anni e faccio sempre più fatica a trovare qualcosa che possa rimanere nel tempo, qualcosa con una forte identità ed una forte espressività, con un certo peso sia musicale che vocale. Le macchine, purtroppo o per fortuna, non provano ancora emozioni. Quindi ok il suonino del synth uscito l'altro ieri, il pedalino della vita e il plug-in più bello della storia, ma se non c'è sentimento a me non interessa. Preferisco riempirmi le orecchie con i dischi di mia nonna piuttosto che la bocca di "best" "new" "artist".
Come speri venga recepito questo tuo esordio?
Ciò di cui più mi interessa è che le persone ascoltando il disco si focalizzino sul testo, sulle parole, la comunicazione è fondamentale e vorrei davvero che le persone cominciassero ad ascoltare veramente e che si sforzassero, se gli va, di capire quello che sto cercando di comunicare, che cerchino di capirmi e che capiscano quello che sento.
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L'articolo Tight Eye: ascolta il nuovo "Forget-me-not" e leggi l'intervista di Nur Al Habash è apparso su Rockit.it il 2016-02-08 10:46:00
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