«Con "La prima cosa bella" avevamo fatto un film complesso, intergenerazionale, una storia grossa, in cui in certi punti si vedeva chiaramente la mano del regista che ti prendeva per il bavero e ti diceva: tu adesso vuoi farmi credere che non ti stai commuovendo? E dai, piangi! Con "Tutti i santi giorni", invece, abbiamo messo da parte una narrazione ampia per concentrarci sui personaggi. Ne è uscito un film più scarno e leggero. Una specie di nuova opera prima».
Così Paolo Virzì sul suo nuovo film "Tutti i santi giorni", in uscita giovedì 11 ottobre. Liberamente ispirato al romanzo "La generazione" di Simone Lenzi (cantante dei Virginiana Miller), ha come protagonisti Luca Marinelli e Federica Caiozzo, ovvero la cantautrice Thony. C'è poco da aggiungere alla descrizione di Virzì: "Tutti i santi giorni" è un film in cui ogni cosa è al suo posto, per tono e spontaneità. A cominciare dai due protagonisti, passando per dialoghi e situazioni che raccontano con estrema leggerezza una storia potenzialmente pesante e drammatica. Non è un capolavoro, è un bel film. Uno di quelli che tra qualche mese si avrà voglia di rivedere.
In occasione della conferenza stampa del film, abbiamo scambiato qualche parola con Thony e Simone Lenzi, entrambi alla prima esperienza cinematografica.
Thony
Quando ti abbiamo intervistata prima del MI AMI, eri reduce dal doppiaggio e stavi chiudendo la colonna sonora del film. Com'è stata l'attesa di questi mesi? È stato una specie di limbo?
Magari. No, non è andata così. Dopo il doppiaggio è partito il mix della colonna sonora, del disco, del film e tutto questo è durato fino a fine luglio. Io prima ho fatto la colonna sonora del film, poi mi sono messa a lavorare sul disco e l'ho consegnato con due settimane di ritardo, il 26 luglio. Il 27 luglio mattina ho fatto la valigia, sono partita e mi sono fatta dieci giorni di vacanza. Poi al ritorno abbiamo subito iniziato a rivederci per il film, quindi in realtà non c'è stato nessuno stacco vero e proprio.
Com'è stato l'impatto di vedersi, di colpo, su poster che stanno letteralmente tappezzando le città?
Ogni tanto mi metto al semaforo, accanto ai cartelloni, per vedere se qualcuno mi riconosce. Ma non mi riconosce mai nessuno. In realtà è solo una cosa personale, perché non è che le persone vedono una foto e ti riconoscono, per quello serve una carriera.
Però deve fare impressione continuare a guardarsi intorno e vedere dappertutto la propria faccia.
Devo dire che prima continuavo a chiedere: "Ma quando escono?", perché non vedevo davvero l'ora. Poi quando sono usciti i manifesti, a Roma Nord, dove abito, ho fatto tutto un vialone dove c'ero cento volte. Quindi quello è stato il primo impatto e l'emozione di vedermi cento volte me la sono giocata subito nel giro di un chilometro e mezzo di strada.
Per la colonna sonora come hai lavorato?
Sono tutti pezzi nuovi, tranne quattro, che erano già in "With the green in my mouth", il mio disco precedente. Io ho messo a disposizione tutto quello che avevo e poi Paolo e la montatrice hanno scelto quello che per loro funzionava meglio. Lui mi aveva dato dei riferimenti stilistici per lo stile che avrebbe voluto, soprattutto per quanto riguarda i temi che ho scritto appositamente per il film. Ad esempio, gli piaceva molto una canzone che aveva sentito su MySpace e che avevo registrato di notte, a letto, sussurrata e con le finestre che sbattono in sottofondo. Quello era il suo riferimento primario. Delle cose cantate vicinissime e stilisticamente simili al film, che è semplice e delicato. Nello scrivere le canzoni ho cercato di mantenere una semplicità che, a volte, rischia di essere soppiantata da una struttura che vuole fare colpo, con crescendo e arrangiamenti, che sono molto belli, ma avrebbero sovraccaricato il film. Ho usato tutti gli strumenti che avevo a casa: violini, arpette, tutte robe da venti euro, usate però in modo molto divertente. Abbiamo chiamato anche pochissimi musicisti esterni. Abbiamo registrato tutto io e Leonardo Milani, che è il mio fidanzato e che suona con me dal vivo e poi abbiamo aggiunto violino e violoncello.
Adesso parti con un tour?
Subito dopo il film inizieremo la promozione del mio disco "Birds" e poi partiremo con il tour. Per ora l'unica data confermata è l'8 novembre al Teatro dal Verme a Milano.
Una data di lusso
Sì, molto di lusso. Milano mi riserva sempre sorprese incredibili. Roma è bella, ci vivo, però le cose più grandi mi succedono sempre a Milano.
Dovessi scegliere tra fare un disco e un film, cosa vorresti?
È molto diverso: per fare un disco devi avere una forte ispirazione e avere molto tempo, almeno per come sono fatta io. Questa colonna sonora è stato un caso a parte, di solito ho tempi di elaborazione molto lunghi, anche a livello di emotività. Per quanto riguarda un film, è qualcun altro a pensare a tutto questo. Quindi se da domani sarò ispiratissima, farò un film. Se invece non lo fossi e qualcuno dovesse propormi un film bello... vorrà dire che farò un film bello.
Simone Lenzi
(foto di Starfooker)
Con i Virginiana Miller sei sempre rimasto in una nicchia, che effetto fa passare di colpo a un'esposizione così grande, come quella di un film che punta al grande pubblico?
Anche con i Virginiana Miller la mia speranza è sempre stata quella di arrivare a un pubblico vasto. Poi è capitato di restare in una nicchia, ma quello non è il mio obiettivo. Per dire: i Virginiana Miller non sono mai andati a Sanremo, ma non perché non volessimo. Semplicemente non è mai capitato. Poi senz'altro fa un certo effetto entrare in questa spinta promozionale molto forte: sono giorni che mi sveglio in hotel e a volte non mi ricordo in che città sono, ma è una cosa momentanea, che tra poco finirà.
Con i Virginiana scrivi da solo i testi, per il film, invece, hai preso il tuo libro e l'hai messo al servizio della sceneggiatura, adattandolo insieme a Paolo Virzì e al suo sceneggiatore storico, Francesco Bruni. Cosa hai provato nel non avere il controllo totale su quello che stavate scrivendo?
Bisogna partire dal fatto che questo è prima di tutto un film di Paolo Virzì, quindi non aveva senso pensare di mantenere il controllo, né mi interessava. Durante la scrittura della sceneggiatura abbiamo lavorato in questo modo: Virzì si sedeva davanti al computer e scriveva materialmente la sceneggiatura, con al fianco Francesco Bruni. Io mi mettevo alle spalle, sul divano, e spiavo e ogni tanto intervenivo. Ed è giusto che sia andata in questo modo. Mi è piaciuto molto lo scambio con loro
"La generazione" è nato da una storia forte, che volevi raccontare. Pensi di continuare a scrivere romanzi?
Come tutti ho iniziato a scrivere a sei anni. Prima con i pensierini, poi aumentando sempre di più la lunghezza e la complessità. Però ho sempre avuto la sensazione di scrivere cose troppo ombelicali, che difficilmente sarebbero potute interessare a un lettore. Quando ho iniziato a pensare a questa storia, ho capito che sarebbe potuta andare in modo diverso e così è stato. Diciamo che ultimamente mi è sembrato di incontrare altre storie che potrebbero essere forti, quindi senz'altro proverò a scrivere altri romanzi.
Questa esperienza ha cambiato il tuo modo di rapportarti al lavoro con i Virginiana Miller?
Diciamo che questo "tradimento" è stato molto utile. Per un po' di tempo ho staccato e ho cambiato prospettiva e dopo tanti anni probabilmente serviva un cambiamento di questo tipo. Poi in questi mesi abbiamo comunque scritto diverse canzoni e, più di recente, abbiamo scritto anche "Tutti i santi giorni", che chiude il film sui titoli di coda, quindi in realtà non ci siamo poi fermati molto.
A questo proposito: vi ho visti qualche settimana fa dal vivo e poi ho ascoltato proprio "Tutti i santi giorni". Mi sembra che siate in ottima forma: quando uscirà il nuovo disco?
Il disco nuovo l'abbiamo già scritto, siamo in fase di preproduzione. Entreremo in studio a novembre e dovrebbe uscire nei primi mesi del 2013. In effetti siamo in un periodo in cui ci viene molto facile scrivere. Se penso alle nuove canzoni, direi che il prossimo sarà un disco fatto di chiaroscuri. Le canzoni solari saranno davvero molto solari, quelle notturne saranno molto cupe. In entrambi i casi, saranno un po' diverse rispetto al solito. Questo possiamo farlo perché non abbiamo mai avuto un tono e un'attitudine fissa. Anche per questo ai tempi scegliemmo un nome che non voleva dire niente. Ci fossimo chiamati Virginiana degli Orrori avremmo dovuto fare sempre e solo canzoni di un certo tipo.
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L'articolo Tutti i santi giorni di Paolo Virzì, l'intervista a Thony e Simone Lenzi di Marco Villa è apparso su Rockit.it il 2012-10-09 00:00:00
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