Continua la discussione tra Umberto Palazzo e la SIAE. Dopo la proposta di class action lanciata da Palazzo in nome di una migliore e corretta ripartizione dei diritti d'autore, è arrivata la replica della SIAE. Una replica lunga e molto tecnica, per rispondere agli attacchi e puntualizzare alcune questioni che, secondo la Società Italiana Autori ed Editori, Palazzo aveva espresso in modo scorretto.
Oggi arriva una controreplica da parte di Umberto Palazzo, che si addentra nella importante differenza tra concerti e concertini e analizza, cifre alla mano, la discrepanza tra quanto versa il gestore di un locale per i diritti d'autore di ogni concerto e quanto poi incassa il detentore di quei diritti. Vi anticipiamo questo passaggio, più sotto, invece, potete leggere integralmente la replica.
«[...] Uno va a suonare in un locale, suona i suoi 14 pezzi per un'ora e dieci di concerto, il gestore del locale paga per l'utilizzo dei pezzi dell'autore, ma questi soldi, che ovviamente il gestore sottrae al già misero rimborso dell'artista, vanno a finire nel portafoglio di autori già ricchissimi. Un esempio concreto?Per i miei quattro concertini di questa settimana sono stati pagati alla SIAE circa 280 euro di permesso (di utilizzare i miei pezzi, vi ricordo). Ho sotto gli occhi il rendiconto del primo semestre 2011 e il ricavato dei concertini è (lordo e per sei mesi, non quattro giorni) di ben 82,59 euro.
Quindi la mia attività, il mio lavoro, il mio sbattimento in concertini hanno generato per la SIAE in una settimana più del triplo di quanto non mi venga pagato da essa in sei mesi e sono tutti soldi che vengono detratti di fatto dal mio di fatto inesistente cachet. Soldi che vanno a pagare gli stipendi di gente che dovrebbe essere lì per tutelare il mio diritto d'autore (e che arriva a percepire la paga per 445 giornate lavorative all'anno, come risulta da un altro scandalo) e ad arricchire gente già ricchissima».
Leggi la controreplica integrale di Umberto Palazzo:
Che la SIAE si degni di rispondere è già un mezzo miracolo e s'è dovuti andare a finire su Repubblica e sul Fatto Quotidiano perché ciò avvenisse, infatti 91.51 euro di quota d'iscrizione semestrale non danno neanche il diritto a una risposta telefonica o via mail.
Analizzerò la situazione italiana basandomi sulla mia esperienza e sulla mia zona perché non è possibile avere dalla SIAE i dati sul numero complessivo dei borderò, sugli incassi, sul luogo e modalità di rilevamento (ovviamente i dati andrebbero resi pubblici a posteriori) e soprattutto sui beneficiari dei campionamenti, cioè a chi vanno effetivamente quei soldi. Si sappia che da parte della SIAE su questi aspetti non c'è nessuna trasparenza, come fossero un segreto di stato, che se fosse svelato avrebbe effetti dannosi per la collettività, ma in realtà non si vede perché ci debba essere il segreto se non ci fossero in partenza intenzioni poco limpide. Addirittura non è neanche disponibile un elenco degli autori iscritti alla SIAE nella sezione musica e, nel momento in cui scrivo, il sito della SIAE afferma che i proventi dei concertini sono ripartiti in maniera analitica, ma si saranno dimenticati di aggiornarlo nel 2006, quando hanno cambiato le regole.
Andiamo subito al punto centrale della mia istanza e della rettifica: la differenza fra "concerti" e "concertini".
Questi ultimi a sentire la SIAE sembrerebbero una cosa irrilevante per quantità e incassi e la SIAE non nega di effettuare la ripartizione a campione per questi. Del resto le mie argomentazioni si basano su notizie di pubblico dominio, pubblicate sull'organo ufficiale della Società, cioè il semestrale "Vivaverdi".
Ma cos'è un "concertino"?
Per la SIAE le esecuzioni di musica accessorie rispetto all’attività principale costituita dal consumo di bevande e/o alimenti.
On line c'è questa definizione, più estesa di quella ermetica del sito SIAE che ben definisce la tipologia:"Vengono definiti "concertini" le esecuzioni musicali a carattere saltuario, sporadico o occasionale, effettuate in qualsiasi locale, al chiuso o all'aperto, in concomitanza con l'attività tipica dell'esercizio, a scopo di intrattenimento dei clienti, a condizione che:l'attività di pubblico esercizio rimanga l'attività prevalente senza alterare l'originaria destinazione del locale;l'esercente sia in possesso del certificato SIAE (o D.I.A.);non siano applicati aumenti dei prezzi di listino delle consumazioni in occasione di tali intrattenimenti;non siano installate, per l'occasione, apposite strutture e/o scenografie per le quali sia necessaria la prescritta certificazione di corretto montaggio e la relazione tecnica;non siano apportate modifiche agli impianti elettrici, già a norma secondo il D.M. n°37/2008;non sia superato, durante lo svolgimento della manifestazione musicale, il valore limite assoluto d'immissione di 80 db;l'intrattenimento sia svolto per un massimo di 2 giorni alla settimana e 32 giorni all'anno, per un massimo di 4 ore al giorno nello stesso luogo;durante l'attività di intrattenimento, siano rispettati i limiti di orario giornaliero massimo: - dalla domenica al giovedì: dalle ore 10.00 sino alle ore 23.00 - venerdì e sabato: dalle ore 10.00 sino alle ore 24.00."
Quindi in realtà TUTTI i locali dove suona un autore poco conosciuto rispondono a queste caratteristiche e quindi un piccolo autore fa quasi solo "concertini".
Anche perché, se un "minore" viene invitato a suonare in un festival o in un grande concerto come gruppo di apertura, per quanto la normativa SIAE preveda che anche lui debba compilare il suo programma musicale per la serata, questo in realtà non avviene mai perché altrimenti ci si troverebbe nella situazione paradossale di dividere i diritti d'autore della serata a metà fra la star per cui sono tutti lì e l'invitato che nessuno conosce. Esempio pratico: io ho aperto un concerto di Vasco Rossi (è vero), ma non ho ovviamente visto un euro di SIAE ed è stato giusto così. Il contrario sarebbe stato assurdo. Ve lo immaginate io e Vasco che facciamo a metà come se avessimo portato la stessa gente?
Quindi quanti sono i "concertini" rispetto ai "concerti"?
Immaginiamoci la situazione più semplice, cioè quella del cantautore singolo e prendiamo un fine settimana standard e semplificato di una città media come Pescara (120.000 abitanti) nel primo semestre del 2011, l'ultimo messo in pagamento dalla SIAE. E' un semestre in cui si lavora al chiuso, quindi nei piccoli locali oppure in teatri, palazzetti e grandi discoteche.In ogni giorno del fine settimana in otto/dieci locali si è fatta musica dal vivo. In quattro di questi, per politica culturale del locale, non si sono esibite cover band, ma solo artisti che hanno un repertorio proprio, quindi otto concertini a settimana di artisti che suonano il loro repertorio.Alla SIAE, che sembra mancare del tutto di sensibiltà verso l'arte che dovrebbe tutelare e anche senso della realtà, potrà sembrare fantascienza, ma nel 2011 era così.
Ora, questi quattro locali che sono bar, circoli e ristoranti non fanno più di due concerti a settimana, non aumentano i prezzi delle consumazioni durante l'esibizione, usano l'impianto che c'è abitualmente nel locale e il solito palchetto, non alterano la destinazione originaria del locale e usano la musica dal vivo come intrattenimento della loro clientela.Insomma fanno dei concertini, che come tali vengono pagati alla SIAE.
Contemporaneamente, nello stesso fine settimana, può anche non esserci in città un "concerto" vero e proprio, cioè qualcosa il cui il pubblico abbia un ruolo passivo, perché la musica dal vivo è l'elemento principale d'attrazione. Il concerto si fa in un teatro, in un auditorium, in un grande club da musica rock, una discoteca in genere con una capienza di centinaia di persone o in un palazzetto.
Nella città di 120.000 abitanti e nel semestre che abbiamo preso in considerazione c'è stato un concerto vero e proprio ogni tre settimane. Saltiamo la parte dei calcoli, ma si può intuire anche ad occhio che il rapporto concerto/concertino d'autore è di almeno uno a venti e che questi costituiscono, nel nostro caso, il quaranta per cento del totale.
Ma quanto rende il concertino al locale e all'artista?
Torniamo ai nostri locali in cui passano band di grande anche grandissimo pregio artistico, ma che non sono premiate dal successo di pubblico, quindi attirano dalle trenta alle cento persone, che non pagano un biglietto, ma che si limitano a consumare al bar. Un concerto di un artista semisconosciuto dura in genere poco più di un'ora. In quel lasso di tempo le consumazioni sono una a testa. Se le persone sono cinquanta, tolto il prezzo del prodotto, l'incasso è intorno a 200 euro. Ma per il locale questo non rappresenta neanche tutto il guadagno generato dal "concertino", perché c'è appunto da pagare la SIAE e non si paga poco.
E qui entriamo in una zona crepuscolare, perché i prezzi variano tantissimo in base alle dimensioni del locale, al numero di associati del circolo, alle convenzioni delle associazioni. Io ho rilevato prezzi che vanno da 25,50 a 108 euro. Comunque torno adesso da un giro di 4 concertini più un concerto nel quale ero artista di supporto. La media pagata alla SIAE per le serate è stata di settanta euro (picco massimo 108 euro).
Ora il proprietario del locale X a quei 200 euro di guadagno di cui si parlava prima deve sottrarre in media questi settanta (70) euro di SIAE. Rimangono 130 euro. Se il gestore fosse ultrapignolo e non considerasse la serata nel suo complesso più il valore promozionale del concerto, non si accollasse il rischio d'impresa e volesse fare a metà sarebbero sessantacinque (65) euro a testa.
Ma perché il locale deve pagare una cifra così alta alla SIAE? La risposta è semplice ed elementare: perché sta sfruttando un'opera dell'ingegno di un autore a fini commerciali. E' il diritto d'autore, una cosa sacrosanta, una conquista dell'umanità.
Ma qui scatta il paradosso: l'autore, nel caso dei locali che abbiano una programmazione culturale, coincide col musicista che è sul palco, ma, grazie al meccanismo a campionamento, quei settanta euro famosi non vanno a lui, ma in parte alla stessa SIAE, in parte agli autori dei grandi successi più suonati dal vivo in Italia, a meno che un misterioso algoritmo estragga il numero del suo borderò o che il suo concertino non sia uno di quelli campionati (e ricordo che non c'è nessuna traparenza sui metodi d'estrazione e campionamento).Cioè, uno va a suonare in un locale, suona i suoi 14 pezzi per un'ora e dieci di concerto, il gestore del locale paga per l'utilizzo dei pezzi dell'autore, ma questi soldi, che ovviamente il gestore sottrae al già misero rimborso dell'artista, vanno a finire nel portafoglio di autori già ricchissimi. Un esempio concreto?Per i miei quattro concertini di questa settimana sono stati pagati alla SIAE circa 280 euro di permesso (di utilizzare i miei pezzi, vi ricordo). Ho sotto gli occhi il rendiconto del primo semestre 2011 e il ricavato dei concertini è (lordo e per sei mesi, non quattro giorni) di ben 82,59 euro.
Quindi la mia attività, il mio lavoro, il mio sbattimento in concertini hanno generato per la SIAE in una settimana più del triplo di quanto non mi venga pagato da essa in sei mesi e sono tutti soldi che vengono detratti di fatto dal mio di fatto inesistente cachet. Soldi che vanno a pagare gli stipendi di gente che dovrebbe essere lì per tutelare il mio diritto d'autore (e che arriva a percepire la paga per 445 giornate lavorative all'anno, come risulta da un altro scandalo) e ad arricchire gente già ricchissima.
Per esempio la buonanima di Dalla in un buon anno percepiva 800.000 euro di diritti d'autore. Io, l'anno scorso, inclusa la vendita dei dischi, ho percepito 353 euro.
Dovrebbe essere chiaro che se non esistesse l'obbligo di pagare il permesso per i concertini quei soldi finirebbero quasi certamente nelle tasche degli autori come cachet della serata e migliorerebbe la vita degli autori non di poco (non tutte le serate sono miserrime come quella che ho descritto prima).
Se in un anno un autore facesse 50 concertini e da ognuno di essi ricevesse anche solo 30 euro di diritti d'autore o d'incremento di cachet a fine anno si tratterebbe comunque di ben 1500 euro in più sul suo bilancio, ma questa cifra (una mensilità di un salario medio, anche una e mezza forse) non gli viene riconosciuta e viene ripartita fra persone che non hanno fatto nulla per produrre quella ricchezza.
Moltiplicate questa somma per tutti i concertini non di cover che si fanno in Italia e avrete un'idea del mare di soldi che viene sottratto alla creatività seria e onesta, quindi semplicemente sottratta alla musica e alla cultura.
Come si può chiamare tutto questo se non arricchimento senza giusta causa, anche se prodotto da un regolamento formalmente legittimo?
Inoltre questo ammazza tutta il mondo che gravita intorno alla musica, perché sono soldi che vengono sottratti anche a tutto l'indotto, per esempio alla produzione dei dischi (cinque giorni in più di sala di registrazione che possono bastare a fare un album), agli strumenti musicali (migliori apparecchiature e suono migliore), alla promozione (un autore potrebbe comprare 1500 euro di pubblicità e quindi ne beneficerebbe la stampa). Si danneggia, quindi, gravemente la crescita, l'evoluzione e la sopravvivenza di tutta la musica italiana
Di fatto si scrive Società degli Autori e degli Editori, ma in pratica si legge Sistema di Difesa di Privilegi Consolidati.
Che molte orchestre di cover falsifichino i borderò è vero, ma
1) i piccoli autori se hanno una carriera discografica suonano davvero quello che dichiarano per il semplice motivo che quello è il loro unico interesse.
2) Si defraudano anche grandi autori se i loro pezzi non vengono campionati. Per esempio potrei suonare un vecchio pezzo di Ivan Graziani e dato che al momento non è un successo non verrebbe pagato.
3) Ci sono un sacco di falsi ciechi e falsi invalidi, ma nessuno ha mai pensato di togliere le pensioni anche a quelli veri.
Che sia impossibile fare un rilevamento analitico mi pare proprio che non possa che essere una bufala
1) perché esistono metodi di rilevamento elettronico talmente semplici che basta cantare un accenno della melodia perché il pezzo venga riconosciuto dall'applicazione, quindi si potrebbe inviare direttamente la registrazione del concertino, anche fatta col telefono, come prova.
2) Perché questo recente legittimo regolamento di ripartizione è, appunto, recente. Quindi fino al 2006 la ripartizione analitica si poteva fare. Strano che l'avvento dei computer abbia reso più difficili le operazioni.
Va detto che, nonostante il tono della replica, in un articolo dell'ultimo numero di Vivaverdi è esplicitamente esclusa la possibilità di utilizzo di applicazioni digitali per il campionamento, ma potrebbe essere una svista.
Per quanto riguarda la legittimità, nessuno l'ha mai messa in dubbio. Legittimata a legiferare in merito ai regolamenti della SIAE è la SIAE stessa, quindi tutto ciò che SIAE decide su SIAE è tecnicamente legittimo, che vuol dire corretto dal punto di vista giuridico, ma non necessariamente giusto o equo.
A volte le leggi sono ingiuste e quando le leggi sono ingiuste, le leggi vanno cambiate con azioni civili e soprattutto politiche e qui è di politica della cultura che stiamo parlando, prima che di ogni altra cosa.
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L'articolo Umberto Palazzo torna all'attacco della SIAE di Redazione è apparso su Rockit.it il 2012-03-21 00:00:00
COMMENTI (23)
i matrimoni e in genere tutte le feste del genere offerte da privati ai propri invitati non sono concertini, anzi ma potrei sbagliarmi non sono neppure tenute in considerazione nel meccanismo delle ripartizioni... il che aprirebbe un'altra serie di domande
Umberto, non so se ho capito male io, però nel primo articolo che hai pubblicato e anche in quel video, si parla di gruppi che falsificano i borderò, da cui la decisione da parte della siae di adottare il sistema a campionamento. Sicuramente non ha senso il discorso del passarsi i pezzi a vicenda per quelli che fanno pezzi propri, ma visto che parte tutto da un discorso di falsificazione del borderò, credo che il problema a monte dipenda da tutte quelle band e orchestre che falsificano, e credo siano la stragrande maggioranza. Tu parli delle cover band alla vasco ecc... ma non dimenticare le classiche orchestre delle sale da ballo, quelli che fanno pianobar, i duo che fanno i ristoranti, i matrimoni ecc... tutti questi rappresentano almeno il 70/80% di tutto quello che rappresenta il discorso siae. Tutti quei gruppi underground che fanno pezzi propri di cui parli, penso che la maggior parte, oltre a non importarsi del ritorno siae, suonerebbero anche gratis pur di suonare i loro pezzi in un locale. Capisco perfettamente che a tutti quelli come te possano girare ferocemente i maroni, a ragione, però credo che per la siae sia solo una questione di numeri, gli importa solo la fetta più grande del circuito della musica "live". Il discorso di passarsi i pezzi non è proprio come dici tu ma piuttosto: questo mese io faccio 26 serate (al casinò di sant vincent facevamo anche due mesi di fila senza un giorno di riposo), tu 15, l'altro 10, quello che in quel mese fa 26 serate segnava i pezzi degli altri per tutti i giorni buchi del mese, e così a rotazione per tutto l'anno e gli anni a venire. Concludo con un esempio: sarebbe' come pretendere di non pagare il canone rai perché il 20% dei cittadini non guarda i canali rai.
INDIAVOLATO DICI SONO CAZZATE:NON TI CAGA NESSUNO.
vedo che mi hai risposto direttamente.. grazie. Certamente lo o, a modo mio sono underground anch'io come DJ e ex gestore.
Ribadisco però che "concertini" e "concerti" sono differenti per questioni di ... sicurezza. La grande sfiga se vuoi che sono spariti i piccoli club underground che avevano le licenze giuste :) Dal 90 in avanti la trasformazione è stata grande ed anche (ahimé) culturale. I disco pub hanno preso il posto dei club, non avendo però le giuste licenze ... diciamo che moribondo quel pensiero unico che ha ammorbato l'aria degli ultimi 20 e più anni, la speranza di iniziative come la tua è anche nel ridare la giusta cornice alla giusta musica :)
perfetto, io e gli altri allietiamo i bevitori di caffé :)
Personalmente Umberto, io che sono nessuno e ne autore/editore o altro, ti sostengo. La tua battaglia è nella sostanza giusta.
Mi permetto solo di segnalarti che, ma l'hai descritta in maniera perfetta, la distinzione tra "concerto" e "concertino" ancor prima e direi più... "importantemente", di essere della SIAE è tecnica. Distingue chi fa "somministrazione di alimenti e bevande" da chi invece "esercità attività di spettacolo" attraverso il proprio locale. C'è una regola tecnica del Ministero degli Interni per la sicurezza e la prevenzione incendi, sul come debbono essere i locali dove si fanno... concerti, spettacolo e intrattenimento
Il bar guadagna dal caffé e allieta i propri clienti con la musica, il teatro guadagna dalla musica di Umberto e rende più piacevole la serata con il servizio bar.
Per Radio Atlantide: io sto proprio dicendo che faccio solo "concertini" e come li faccio io, li fanno la stragrande maggioranza degli artisti underground per l'ovvio motivo che non essendo famosi non possiamo riempire i locali più grandi che hanno le licenze giuste e dove si fanno i cosiddetti spettacoli, ma possiamo solo dare un quid in più a un locale che somministra bevande e cibo come attività principale.
Io suono quasi solo nei bar, nei circoli, nei ristoranti e nei pub come la stragrande maggioranza degli autori italiani.
Io non suono cover, non sono mai stato in una cover band in vita mia, ho iniziato a scrivere trent'anni fa e da quando nel 95 mi sono iscritto alla siae ho pubblicato quattro album con materiale tutto firmato da me, più una colonna sonora e vari ep e pezzi vaganti e scritti con altri autori. Quattro delle mie uscite sono state per major e la Polygram è anche l'editore di buona parte del mio repertorio.
Ma a parte il mio curriculum, tutti i gruppi che sono iscritti a Rockit e producono dischi non fanno abitualmente cover (magari una ci scappa in un concerto, ma se non è un grande successo non viene comunque pagata anche se messa in borderò. Io per esempio ho fatto cover di Giorgio Canali, Federico Fiumani, Wolfango e Ivan Graziani), chi fa concerti di musica sua, cioè tutta la scena underground di qualsiasi genere che abbia prodotto almeno un disco (e si fanno migliaia di dischi all'anno solo in Italia), che cosa dovrebbe falsificare? Che interesse ne avrebbe? Fra gruppi che fanno musica propria a che serve scrivere l'uno il pezzo dell'altro? Io ti do venti centesimi e tu li dai a me? A che serve? Può servire a quelli che suonano nella tribute band di Vasco e Liga che infilano i pezzi degli orchestrali nel borderò e se li scambiano, ma a noi artisti underground non suonatori di cover a che servirebbe falsificare?
Se in un locale non suonano le cover band ma solo gruppi originali a che gli serve falsificare?
A niente e basta, a meno che non ci mettiamo a fare una cover band, ma direi che ci sia una netta e visibile differenza fra un'autore che fa cantautorato o doom o rap o noise in un circolo dove si fanno solo concerti alternativi e uno che fa le cover di Tiziano Ferro e Biagio Antonacci alla Festa della Porchetta del Ristorante da Mario a Moscufo, provincia di Pescara.
Per la Siae invece le due cose sono uguali.
Quanto vorrei? Una parte congrua di quello che il gestore versa alla siae per l'utilizzo dei MIEI pezzi, perché è per questo che il gestore paga alla siae (tasse a parte).
Abbastanza si può semplificare però:
Se Umberto va a suonare in un pub, per esempio, dove non ci sarà alcuna trasformazione o modifica dell'esercizio stesso e senza maggiorazioni sul prezzo delle consumazioni (non ci sarà un biglietto d'ingresso quale che sia), quello è un "concertino". Lo sarà per il Comune che rilascerà l'autorizzazione e lo sarà per la SIAE la quale calcolerà l'ammontare dei proventi sull'incasso e lo classificherà come tale per la propria ripartizione. Un concertino come come quello di Umberto, sarà di musica dal vivo e se sarà nel complesso della serata prevalente, non pagherà la tassa sull'intrattenimento.
Se invece Umberto andasse a suonare in discoteca, a riesempio o in altro locale di spettacolo, locale cioè "esercente l'attività di spettacolo", quello sarà un concerto cui il locale è già autorizzato. La SIAE catalogherà quell'evento come concerto col suo Programma e la sua ripartizione.
Alla fine di tutto, credo che si torni all'inzio dell'iniziativa di Umberto quando diceva che magari esistono autori di serie A e di serie B. Se la ripartizione la decide la SIAE attraverso i suoi organi eletti dagli iscritti, il problema è tutto interno a questo ente inutile e dannoso per gli stessi autori e per la musica in genere. E' un qualcosa da abolire, ridefinire ma soprattutto è Ente a cui va tolto quanto prima il monopolio legale che ha portato a tutto questo.
praticamente un caos totale:
youtube.com/watch?v=uKC4XGG…