È arrivato il caldo, ve ne sarete accorti, in questi giorni non si parla d'altro e pure seguendo tutte le raccomandazioni di Studio Aperto, alla fine stiamo patendo l'ennesima estate del cambiamento climatico. Come ogni anno, di questi tempi tornano di moda i classici da ombrellone degli anni Ottanta, le canzoni innocue che facevano divertire genitori e nonni, che sono state tramandate alle nuove generazioni tramite il passaparola, le nuove versioni (giusto qualche giorno fa per un noto brand sono uscite le cover di Vamos a la playa dei Righeira di Cosmo e Auroro Borealo) e le apparizioni come jingle su TikTok, mentre le persone più attempate ne godono e basta, ricordando la gioventù.
Innocue dicevamo. Beh, forse. Ci sono un sacco di canzoni che abbiamo cantato e continuiamo a cantare come se fossero le più serene del mondo e invece nascondono un sottotesto ben diverso da quello che ci eravamo immaginati. Negli anni Settanta i cantautori erano soliti cantare dei problemi sociali e di quelli dell'anima, esplicitamente. Negli anni successivi, il messaggio è stato spesso nascosto dietro melodie accattivanti e leggere, in modo che la canzone potesse avere diversi livelli di lettura, quello più superficiale e quello più profondo. Ecco qualche esempio tra i più eclatanti.
Vamos a la playa - Righeira
Se vi capiterà mai di ascoltare la versione demo del 1981 della hit dei Righeira, vi renderete subito conto di quanto la canzone non fosse per niente innocua, e nemmeno un tormentone: plumbea, new wave oscura al sapore di Ultravox. Poi arrivarono i fratelli La Bionda e ne fecero un pezzo super famoso che ancora oggi è uno dei simboli dell'estate italiana. Peccato che a leggere bene il testo ci si renda conto che i due pazzi coi capelli colorati che la cantavano, in realtà parlano delle vacanze in una spiaggia in cui è esplosa la bomba nucleare, la grande paura degli '80, figlia della guerra fredda fra USA e URSS. Raggi radioattivi al posto di quelli solari, che fanno perdere i capelli e la vita. Vamos a la playa, oh oh oh oh oh.
Un'estate al mare - Giuni Russo
Il classico balneare di Franco Battiato e Giusto Pio per una delle voci più belle del nostro paese, quella indimenticabile di Giuni Russo che viene dalla musica meno pop e che con questo brano trova il successo. Il mare, la voglia di remare, il bagno, gli ombrelloni oni oni e tutta l'Italia a cantare. Se poi leggiamo bene il testo però, la canzone è il sogno di una prostituta, una mercenaria del sesso, che tra un cliente e un altro sogna le vacanze estive come fatto le persone comuni, quelle che quando hanno freddo non devono bruciare gomme di automobili per riscaldarsi in strada. Fa tutto un altro effetto ora, vero?
Maracaibo - Lu Colombo
Innanzitutto no, non è di Raffaella Carrà né di Jerry Calà o dei fratelli Vanzina, anche se è diventata famosa grazie a loro. Questa canzone di Lu Colombo (leggi l'intervista) simbolo dei trenini nei locali, se leggiamo bene il testo, ha un sottotesto d'amore e di rivoluzione: una ballerina innamorata di Fidel Castro che traffica armi con Cuba, ma che nei lunghi periodo in cui lui è sulle montagne a battagliare, se la fa con Pedro, un amante focoso, finché Fidel non la scopre. Lei fugge per mare, viene quasi uccisa da uno squalo, sopravvive ma non lavora più come ballerina, bensì come maitresse, anche perché pesa 130 chili. Che storia, cos'avevamo ascoltato fino a oggi?
Gelato al cioccolato - Pupo
Ah, che gioia vedere mamme e nonne, ma soprattutto papà e nonni cantare questa canzone che conosciamo a memoria, cantata dalla voce rassicurante e nasale di Pupo, senza che sappiano in modo assoluto che il pezzo è stato scritto da Cristiano Malgioglio e ha tutta una serie di allusioni omoerotiche ad una notte di fuoco con un ragazzo tunisino che recava con sé il famoso gelato al cioccolato dolce un po' salato. In seguito Malgioglio ha smentito la cosa e ha dato la colpa a Pupo di aver inventato l'aneddoto, ma se leggiamo il testo con attenzione, è inequivocabile.
Per Elisa - Alice
La canzone vincitrice del Festival di Sanremo del 1981, cantata dalla splendida e austera voce di Alice e scritta dal duo delle meraviglie Battiato-Pio, ha un testo molto severo che parla di una donna con cui il ragazzo della protagonista l'ha tradita. O almeno così sembra. Infatti la canzone sembra parlare non di una ragazza ma della tossicodipendenza, per cui lui ha perso anche la dignità. Non a caso è cantata anche dagli attori nel film Amore tossico di Caligari. La E di elisa in realtà è una forma poetica per parlare di eroina, in una canzone di struggente bellezza sulla fine di un amore quando uno dei due è dipendente dalle sostanze. Vivere vivere vivere non è più vivere, senza di lei ti manca l'aria.
Tropicana - Gruppo Italiano
Un tormentone di quelli col bollino blu per il Gruppo Italiano, che come dice il nome era un gruppo italiano che nel 1983 se la giocò con i Righeira a chi vinceva la classifica, grazie a una canzone estiva. Curiosamente, entrambe avevano un sottotesto ben più greve della leggerezza con cui il brano veniva vestito: in Tropicana si narra il sogno di un vulcano che erutta e incendia le città sottostanti, creando morte e distruzione mentre i turisti guardano lo spettacolo inebetiti, come se si trattasse di un film al cinema. Una denuncia di come i mass media già fottevano la vita nei primi 80s, in salsa tropicale.
Vieni a ballare in Puglia - Caparezza
Passiamo ai Duemila: quante volte è capitato che sotto l'ombrellone in una vacanza in una vacanza in Salento ci sia stato il momento balli di gruppo in cui tutti insieme abbiamo festeggiato la vida loca con la canzone di Caparezza che sembra un inno alla sua regione? Eppure, un po' come nella canzone più fraintesa della storia del rock, Born in the U.S.A. di Bruce Springsteen, anche nel pezo del rapper di Molfetta viene citata casa sua come denuncia per le morti bianche, l'inquinamento ambientale di Taranto col suo complesso di acciaierie e il caporalato degli extracomunitari nei campi. Nella sua visione, ballare significa morire, come si capisce dalla introduzione cantata da Al Bano.
Musica leggerissima - Colapesce Dimartino
Colapesce e Dimartino iniziano il trittico di canzoni pandemiche in cui vengono affrontati argomenti non proprio felici, combinati con musiche leggerissime, proprio come quella del duo siciliano. Una canzone sanremese (2021) diventata famosissima, che con humor quasi inglese e accordi minori ma ballabili (e balletto d'ordinanza) riesce a parlare della depressione tour court, di quella sensazione in cui non si ha voglia di niente. Un successo che molti ancora cantano senza aver troppo presente il sottotesto che parla inevitabilmente di salute mentale.
Ciao Ciao - La Rappresentante di Lista
Durante il Sanremo successivo, in quel 2022 in cui la pandemia stava finendo e stavamo tornando piuttosto provati alla vita di ogni giorni, ci ha pensato La Rappresentante di Lista a cantare della fine del mondo, dell'apocalisse, di quella Melancholia vontrieriana in un pezzo che è diventato un instant classic del balletto su TikTok e del dj set festaiolo, che però parla di fine di tutte le cose, affrontata con ironia e cattiveria sottintesa, per ballare sulle macerie di un mondo che ha distrutto sé stesso.
Dove si balla - Dargen D'Amico
Ultimo esempio di canzone ballata in tutte le discoteche dello stivale come esempio di festa smisurata, che nasconde una denuncia che come un pugno nello stomaco colpisce chi la sa captare. Dargen con le parole ci sa fare e allora torna sull'argomento della pandemia e della demonizzazione dei luoghi deputati al ballo, al divertimento, chiusi per lunghi mesi e spesso mai più riaperti a causa della crisi. Concerti, discoteche, ma anche artisti e lavoratori dello spettacolo si sentono chiamati in causa in questa canzone che cantano dai bambini ai nonni, spesso senza sapere di cosa parla.
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L'articolo Da “Vamos a la playa” a “Musica leggerissima”: 10 tormentoni di cui non abbiamo capito nulla di Simone Stefanini è apparso su Rockit.it il 2023-07-11 10:12:00
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