Vera Di Lecce, ex cantante dei Nidi d’Arac, ha debuttato come solista nel 2012 con l’ep autoprodotto “Heavy Butterflies”, seguito nel 2015 dall’album “29 Seconds”. Nel 2017 ha lanciato due nuovi singoli, “30 Tree” e “Mirror”, dove spazia tra elettronica e sperimentazione, con la produzione affidata a Boris Wilsdorf presso l’AndereBaustelle Tonstudio di Berlino. E proprio di “Mirror” vi presentiamo oggi il video in anteprima, diretto da Nicolò Santovincenzo.
Vera Di Lecce "Mirror"
Impegnata in tour con i Caminanti, la band di Cesare Basile, Vera Di Lecce è al lavoro sul prossimo album, che uscirà nel 2019: abbiamo fatto due chiacchiere con lei per farci raccontare qualcosa di più sul nuovo video e sul suo percorso artistico.
Nel tuo nuovo video “Mirror” la dimensione teatrale e scenica è davvero preminente, con più ombre che luci che dominano la scena. Che cosa volevi comunicare con questo tipo di luce?
Il testo della canzone parla di una rinascita, di una metamorfosi, che converte ombra in luce, in oro, ma che è sempre in divenire. Il divenire è vita, ma l’essenza proviene dal buio del ventre materno. Ho avuto l’occasione di lavorare con un giovane regista, Nicolò Santovincenzo, alla sua prima esperienza come video maker. Nasce copywriter, ma la necessità creativa di produrre le sue idee lo ha portato a proporsi per questo progetto, a mio avviso egregiamente riuscito. Abbiamo confrontato le nostre idee per mesi e ne è uscito questo concetto, fondato sull’identità, sulla paura del cambiamento, che è in ognuno di noi. Tengo molto a ringraziare i miei Patrons, ovvero i sostenitori del Crowdfunding (piattaforma Patreon) che hanno permesso di realizzare il videoclip, le comparse e l’aiuto regia Matteo Serafini. Il singolo è stato arrangiato e suonato da me e Umberto Smerilli, compositore che stimo moltissimo, e prodotto da Boris Wilsdorf all’AndereBaustelle Tonstudio a Berlino. È possibile ascoltarlo e acquistarlo su Amazon, iTunes, Bandcamp, Tidal, Deezer, Spotify e SoundCloud.
Qualche giorno fa hai pubblicato una foto sulla tua pagina Instagram che ci è parsa molto significativa: ci sei tu, sul palco, con gli occhi chiusi, che sei come trasportata dalla musica, una sorta di unione mistica, tra danza, ritmo e presenza scenica. Questi sono gli ingredienti principali del tuo modo di intendere l’essere una musicista e una interprete?
Unione mistica è la giusta definizione del mio modo di intendere la musica, del mio percepirla e performarla. Non importa lo strumento utilizzato, che sia corpo, voce, loopstation, chitarra o tamburo. Il performer diventa a tutti gli effetti “arte”, e comunica con il pubblico per poter condividere la sua essenza e vivere quest’esperienza insieme. Per diventare “arte”, comporla e performarla, è per me fondamentale trovare la mia libertà a livello espressivo, sconfiggendo qualsiasi blocco energetico ed emotivo. Credo sia così per tutti, e lo si percepisce a livello istintivo. Arte è libertà e liberazione.
Qual è l'insegnamento più grande che hai imparato da Cesare Basile?
“Diventare se stessi”, lo dice nel documentario “Il muro era caduto da poco” a cura di Giuseppe Lanno. Conosco Cesare da diversi anni e ho prestato con gioia la mia voce per alcuni suoi pezzi nei dischi “Storia di Caino” e “Sette pietre per tenere il diavolo a bada”. Il compito di ognuno di noi è proprio questo, diventare se stessi attraverso la conoscenza di se stessi, per poi accorgersi che lo si diventa poco a poco, come fosse una risposta già data, una “scoperta ritrovata”. Nella seconda parte di questo documentario, in uscita a breve, ci sarà anche un momento in cui parlerò della mia esperienza con Cesare e i Caminanti.
Come ti sei avvicinata al tamburello?
In realtà mi ci sono allontanata per un po’, perché ci sono praticamente nata. I miei genitori nascono come performers di teatro danza, e in seguito diventano ricercatori della tradizione salentina, riportandola alla luce dagli anni ‘80 in poi. Ricordo quando ero piccola le serate a casa di Uccio Aloisi, cantore di raro talento, e mille incontri contadini tra danze e musiche della mia terra. Ho iniziato con il canto e la “pizzica pizzica” per poi in seguito avvicinarmi al tamburello, in stile salentino. Mi diverto da un po’ a sperimentare nuove ritmiche più vicine all’oriente o semplicemente inventate, come quella che suono nella cover di Janis Joplin.
La tua carriera solista è iniziata quando hai deciso di lasciare i Nidi d'Arac, una delle band di world-music più importanti degli ultimi anni: a qualche tempo di distanza ci sapresti fare un bilancio di questa tua decisione?
I percorsi di ognuno si incontrano e si allontanano quando è tempo. Ho sentito, dopo quasi dieci anni di collaborazione con i Nidi d’Arac, che fosse il momento di restare da sola, con la mia voce, di “svuotare” il palco e capire quale musica nascesse da me. L’esperienza coi Nidi è stata fondamentale, e me ne sento arricchita, ma l’esplorazione della mia arte non si è fermata nè è iniziata con loro. Al momento infatti, dopo qualche anno da one-girl band, progetto un gruppo con altri elementi, per spaziare ed espandermi di nuovo. Anche i nuovi singoli ("Mirror2 e "30 Tree", dicembre 2017) sono suonati da più musicisti, e non soltanto da me, come accadeva per “Heavy Butterflies”, il mio primo EP, e “29 Seconds”, il mio primo LP. Collaboro spesso anche con Arakne Mediterranea, il gruppo di pizzica tradizionale fondato da mio padre Giorgio Di Lecce nel 1993; con loro danzo e canto il Salento, grazie all’insegnamento e la ricerca di mia madre Cristina Ria.
Quali sono i tuoi ascolti, anche non soltanto di musica italiana, che nell’ultimo periodo sono stati più importanti per te?
Ascolto e riascolto molta musica, perché credo funzioni come per i libri, che vanno riletti dopo qualche anno, per ricavarne un nuovo significato, una nuova esperienza. Negli ultimi anni sono rimasta ad ascoltare autori italiani come Iosonouncane, Julie’s Haircut e Cesare Basile, i cui lavori continuano ad entusiasmarmi. Devo dire che i miei gusti sono indirizzati maggiormente verso una musica internazionale, tra world, elettronica, sperimentazione. Cito qui alcuni degli artisti che non smetto di seguire: Tinariwen, St.Vincent, Tuneyards, Grimes, DakhaBrakha, Fever Ray, Beck, Black Lips, Einstürzende Neubauten, Woodkid, Goat, Apparat.
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L'articolo Video première: Vera di Lecce - Mirror di Mattia Nesto è apparso su Rockit.it il 2018-06-22 10:30:00
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