e si nutre di distanze. Scattare un’istantanea musicale di quella che era allora la
lineup della band fu infatti tra le maggiori motivazioni che generarono l’EP omonimo
d’esordio della formazione. Un caleidoscopico collage in cui echeggiano sonorità e
istinti di una America anni ’90 arrugginita e livida dell’alternative rock di Helmet,
Hum, Failure e A Perfect Circle.
Un migliaio di giorni e di chilometri dopo, in quel di Ravenna, l'autore di
quell’esperienza sonora - Antonio Baragone - fornisce nuova linfa vitale al progetto
avvalendosi della collaborazione del polistrumentista Nick Bussi. I due iniziano un
sodalizio fatto di cartelle dropbox, scampoli in sala prove ed un inossidabile impegno
che per mesi li porta a curarsi di ogni dettaglio inerente a quello che poi diventerà il
loro primo album, “Until the Crack of Dawn”, che pur mantenendo i ponti con i
rocciosi lidi del precedente capitolo sperimenta maggiormente l’approccio
melodico, ponendo adeguati riflettori sulle linee vocali (cinque pezzi cantati da
ambedue i musicisti) e una proposta maggiormente lisergica. Le loro atmosfere
spaziano da sonorità profonde e distese fino ad arrivare a picchi di estrema
spigolosità; dai Pink Floyd ai Soundgarden, da David Bowie ai Jane's Addiction, da
Vangelis e Angelo Badalamenti sino a Radiohead e Pixies, le canzoni dei Noam Bleen
aprono piccole finestre su quelle che sono le maggiori influenze del loro stile, echi di
un passato pantagruelico che si rifà vivo per suonare presente, determinato e
moderno.
Le parti di batteria sono state affidate a Silvio Centamore, turnista che vanta session
per Eugenio Finardi, Enrico Ruggeri e Van De Sfroos, mentre reamp, missaggio e
mastering sono stati realizzati all'Hologram Studio di Francavilla al Mare (CH), sotto
l'attento orecchio del mix engineer Giampiero Ulacco (nel suo curriculum figurano
collaborazioni con Brendan O'Brien, Don Was e Pat MacCarthy).
Noam Bleen vuole essere la dichiarazione d'intenti di due musicisti
deresponsabilizzati da un mercato discografico stagnante e privo di reali velleità
commerciali, che vedono il proprio successo in termini di puro appagamento
artistico. Suonare solo per una questione di espressione personale. Suonare solo ciò
che piace, senza preoccuparsi se piacerà. Suonare perché l'arte è l'unica vera
salvezza in un mondo sempre più alla deriva, nelle orecchie di chi ci vorrebbe
abbandonati a noi stessi; ogni volta come fosse un nuovo inizio, una nuova
occasione, un nuovo riscatto. Un'intera esistenza vissuta come una notte in bianco,
in attesa di un'alba che non arriverà mai.
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L'articolo Biografia Noam Bleen di Noam Bleen è apparso su Rockit.it il 2019-08-12 21:30:34