Questo dei The Accelerators è un lavoro difficile da inquadrare. Un album da ascoltare più e più volte, perché senti che c'è sempre qualche cosa che ti sfugge via. Suoni ottimamente curati, visto l'impegno di David Bianco, sicuramente non l'ultimo arrivato nel campo della produzione, e grazie anche alla scelta della band di incidere tutte le tracce in analogico, metodo che pian piano sta ritornando in auge. In "Oddville" ci sono pezzi rock, ci sono pezzi jazz e ci sono ballad malinconiche. Ci sono assoli di tromba, ci sono parti strumentali ben curate, ci sono ritornelli che rimangono impressi, ci sono anche pezzi dove la band sperimenta… insomma c'è un po' tutto. Forse è proprio questo il problema. È sicuramente una band con doti tecniche pregevoli ma, nel cercare forse un equilibrio tra l'alternative e il melodico, rischia di sminuire le proprie potenzialità. Insomma, album bello, curato nei minimi dettagli, produzione forte alle spalle, distribuzione in Giappone e in America, ma la freschezza artistica purtroppo risulta inversamente proporzionale alla qualità audio. Quando si dice: bisogna osare di più.
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