Dalla quieta campagna tarantina il disco che non ti aspetti. Denso, vitale, feroce, inebriante di free jazz selvatico e maturo. Raga di estatico intrattenimento, suoni alchemici e tribali. Tra mood spaziali e scatti kraut ("Hoboland") si è attirati in un vortice di sudata seduzione. Ascoltando "Mozambico" siamo catapultati in Africa nera, dentro atmosfere spesse quanto drogate. Come un salto nel mezzo di una foresta vergine per studiare i movimenti e poi far la conoscenza degli indigeni di quei luoghi.
Riferimenti infiniti che vanno da Alice e John Coltrane al weird folk passando per Brian Eno, Sun Ra, Popol Vuh, Can fino a giungere con disinvoltura alla scena noise contemporanea, ad esempio Fabio Orsi ed i primi Gang Gang Dance. Compilation che raccoglie il meglio pubblicato da Valerio tra il 2005 e il 2008. Tutto scritto e suonato da solo (con predilezione per Sax e Percussioni), tranne l'ultimo pezzo che è una rilettura di un brano di Pharoah Sanders. Incantevole, davvero un ottimo album.
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