I Margareth ci piacciono, si era capito. Questo è il loro secondo demo, chiamiamolo così: altre 4 canzoni che incrementano la dose di assaggi che ci stanno dando, di quelli che ti fanno venire l'acquolina in bocca. La base è il folk, intorno c'è un po' di psichedelia, un pizzico di country, una spruzzata di chitarre rock vagamente anni 90. I vertici, sono indie. E si sentono nell'enorme bolla di bassa fedeltà che avvolge il disco, un po' perché l'hanno registrato da soli, un po' perché sono pur sempre giovanissimi.
"This town" è la diretta prosecuzione del precedente "Out of the city". L'ambientazione è pur sempre una città, piccola o grande che sia ma comunque uno spazio urbano in cui ci si muove e si viene a contatto con tante realtà e storie diverse. Stavolta si sente tanto Bob Dylan, come primo impatto all'ascolto: la prima traccia ha insita una dimensione di viaggio, di nenia delicata ma dalla carica prorompente, nonostante i bpm siano a zero. Con un crescendo di suoni che si incastrano, fanno girotondo attorno ad un riff ossessivo. La seconda, il poema dell'uomo matto, è più onirica, con la tromba che si inserisce un po' alla Calexico sopra al piano e a qualche cocotte di chitarra, e con i coretti beatlesiani a chiudere ad libitum, sfumando. La terza, è un incalzare leggero, scandito dal cembalo, che sorvola appunto una città (Venezia?) e che si appende ad un arpeggio di chitarra tanto semplice quanto bello. E per finire, un vero "viaggio", che dura quasi sei minuti, ipnotico al punto giusto per farci pensare ad un folk acustico quasi allucinogeno. Che non a caso si chiama "The Gate" e che ad un certo punto, oltre alla tromba, butta dentro anche le percussioni, un po' a creare il clima sciamanico che fa tanto beat, ma che rientra in tutto e per tutto nella coerenza dell'impianto della band.
Con una voce così bella che si modella su queste idee semplici, ma in fondo geniali, non ci accontentiamo di quattro canzoni. Vogliamo vedere maggiore varietà, magari mantenendo questo filo conduttore. Vogliamo più coraggio nel seguirle, queste suggestioni. Vogliamo un disco vero, insomma: le potenzialità alla base ci sono tutte. Con un po' di esperienza in più e una buona produzione, i Margareth possono fare davvero belle cose.
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La recensione This Town di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2009-04-28 00:00:00
COMMENTI (1)
BRAVI!! la voce , che dire .. spensierata!! in bocca al lupo