Far vivere un progetto al di là dei musicisti, del nome della band, degli obiettivi. Come dire che le canzoni non sono di chi le suona, ma del proprio pubblico. Di chi le ascolterà.
Dieci mesi fa i pesaresi The Fanciful mi colpirono per i potenziali singoli in cravattine new-wave e per l'attenzione riposta ad ogni singolo dettaglio. Di quel quartetto è rimasta solo una metà, i Yes, No, Maybe, mantenendo però un filo diretto col passato. Ancora una volta abbiamo a che fare con brani ruvidi, diretti, seppur profondamente legati ai clichè del genere. Malinconici, cupi, dalle atmosfere grigie, acide. La produzione curatissima e l'esigua durata dei brani esaltano i riff, le citazioni di Wolf Parade e The Gossip, il sound perfettamente pulito, finendo paradossalmente per renderli artificiosi e 'costruiti': le torbide "Drinking a travel" e "Special Park" sembrano esser uscite da una sessione di Pro-Tools, che da uno studio di registrazione.
Più Interpol che Franz Ferdinand nell'animo, più un lavoro di passaggio che un vero e proprio "passo avanti": il mood è diventato tetro e oscuro, privo di quei led elettronici che caratterizzavano il precedente "Hot files", ma la capacità di scrivere ottimi pezzi indie, ballabili, c'è ancora tutta.
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La recensione Yes, No, Maybe di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2009-02-12 00:00:00
COMMENTI (6)
ottimo prodotto ed ottima recensione
andre
no deathin...è solo un caso
ciao
[:
grandi ragazzuoli!
(marcu, ma hai problemi con pesaro? hihi..scherzo eh)
yo
yo
yo
ottima recensione per un ottimo prodotto
ale
a questo punto meglio fare la cover band