Erano (sono) gli anarchici i nemici dei confini e del nazionalismo, erano (sono) loro a urlare "Senza patria e senza dio", peraltro con buona cognizione di causa. E sono proprio i canti libertari a rappresentare la bussola della Brigada Internazionale, ensemble nato sotto l'occhio vigile di Daniele Sepe, messo insieme con l'obiettivo di urtare i difensori della razza ariana: sono in 17 a portare avanti il progetto, nove le etnie (etnie?) coinvolte in un disco eterogeneo, all'interno del quale c'è un po' di tutto, com'è logico che sia. Sud America, Africa, Balcani, accenni di reggae, jazz, rock e techno, "Nostra patria è il mondo intero" è un disco universale che se ne frega del modo in cui gira il pianeta, che si impossessa della globalizzazione e la spiega a modo suo, mettendo bene in chiaro che al centro del globo terracqueo c'è l'uomo, con tutte le contraddizioni, certo, e non il profitto con tutto il suo carico distruttivo. Per questo qui dentro si parla del sud del mondo e della sua dignità, le stesse ragioni per le quali non è un problema passare dalle spezie bosniache dell'opener "Opa zuza zazaza" fino alla conclusiva "Un'altra via d'uscita", blitz in stile Wheater Report del già menzionato Daniele Sepe (a proposito, c'è anche la cover di "Black market"), passando attraverso stilemi classici ma non troppo, in grado di rifarsi alla tradizione nera saggiamente contaminata ("Mbegel" potrebbe essere uscito dalla penna dello Youssou'n Dour più pop) o alla salsa come alla musica latina. E a proposito di Sepe, l'impronta del musicista napoletano si sente, e anche se si ha l'impressione che voglia nascondersi, sembra essere il primo a divertirsi e a voler mettersi in mezzo, tronfio di cotanto ammeticciamento. Non poteva che esserci il suo zampino in un disco che, si spera, non rappresenti l'unico episodio della Brigada Internazionale.
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La recensione Nostra patria è il mondo intero di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2009-02-23 00:00:00
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