Bando alle ciance e fate subito partire "Blues": se avete la forza di rialzarvi dopo che questo rullo compressore vi ha asfaltato senza pietà allora benedite ancora una volta l'apatico immobilismo della lontana, fredda e tuttora selvaggia contea di Cuneo (sì, che poi lo sappiamo tutti, è proprio l'insostenibile quiete della provincia cronica italiana a generare questi splendidi mostri della porta accanto).
E quindi, dopo le affascinanti neurosi noise terminali targate Dead Elephant dell'anno scorso, ecco dal profondo Nord-Ovest un altro branco di randellatori in fila per tre col resto di due ad aspettarvi (dove due sono i denti rotti che dovrete raccogliere dal pavimento dopo l'ascolto del disco): Cani Sciorri da Fossano. Un power trio perso tra i volumi di surriscaldati amplificatori vintage, doppio pedale e costruzioni noise da Grande Mela che ricordano i più irruenti Unsane, rotolanti giri blues rock Anni Settanta (lo sappiamo che lo stoner nasce nelle ossessioni ottundenti dei Black Sabbath), gioiose prese per il culo metal/mosh Anni Ottanta tipo primi Metallica, svolazzi psichedelici da dirigibile Zeppelin in caduta libera ("Parte IV" non mi sembra un titolo casuale), ma soprattutto una costante tensione da resistenza hard-core tutta piemontese stemperata da auto-ironici testi finto becero/sanguinari e una copertina come un "Fight Club" girato in cascina per la regia di Ciprì e Maresco... Che altro volere di più dalla vita?
Se masticate il genere scavate e scavate fino a trovare uno di questi 500 succulenti ossi in vinile rosso sangue sotterrati da qualche parte là fuori. Ed occhio alle loro performance se siete in cerca di emozioni (ed escoriazioni) vere.
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