Per ascoltare Jester at Work serve un certo stato d'animo. Il suo non è un disco da sentire tutti i giorni. Di certo non è adatto a quelli in cui ci si sente tanto carichi da voler spaccare tutto, o giù di lì. Ecco, si può dire che questa non è la colonna sonora dell'azione, né delle grandi imprese. Piuttosto, per ascoltare "Lo-fi, back to tape" – per ascoltarlo davvero – è necessario lo stato d'animo giusto. Serve una buona dose di calma, di tranquillità ed anche un bel po' di spirito meditativo.
L'esordio solista di Antonio Vitale, già voce dei Warm Morning 616, deve essere assaporato lentamente. Senza quella fretta, che, solita portare cattivi consigli, potrebbe condurre a conclusioni errate, a giudizi troppo leggeri.
In un disco di 11 brani registrati intimamente, con un registratore multi traccia a cassetta, come si faceva un tempo, si sente tutto il sapore della tradizione. Tutto il gusto per il cantautorato sempiterno, libero dalle mode, simile a se stesso, perché legato alle intime esigenze del suo autore, più che alle contingenze esterne. Fra queste 11 tracce tanto vicine l'una con l'altra si sente la dimensione privata, si sente il gesto del raccogliersi in sé stessi e si scorge lo sguardo nostalgico nel suo allungarsi verso quel cantautorato statunitense alla Mark Lanegan.
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