"Così aveva parlato" Sarah Schuster pochi mesi fa e aveva anche mostrato dei motivi per starla ad ascoltare. Con "Rain from Mars" quei motivi sono diventati decisamente evidenti. E' bello quando le attese non vengono disilluse e i Sarah Schuster ce l'hanno messa tutta per mantenere le promesse. Non stiamo parlando di un miracolo, ma di un buon prodotto. Ovvero la sintesi di una buona fantasia, discreta produzione, miscela di riff giusti e incastri di melodie e sentimenti che funzionano, equilibrio energetico insomma. Tutto in chiave riot-girrrl e rivisitazioni intelligenti di strutture anni 90 attualizzate. Pop-rock che strizza ancora l'occhio a Yeah Yeah Yeahs in primis, variazioni ritmiche funzionali allo sviluppo dei pezzi, mai banali neanche nelle ballate più lievi. Una line-up (voce-chitarra-chitarra-batteria) non certo classica per un gruppo rock, ma che si avvale anche delle intromissioni di Amy Denio al sax e all'accordion a scaldare ulteriormente qui e lì un paio di tracce. Spaziando tra brit, pop, blues, nu-punk, indie-folk, con vaghi atteggiamenti psych, quasi inopinatamente razionali, la band veneta conferma la sua potenzialità, con un disco che fugge via e riparte senza colpo ferire, resistendo e superando ogni possibilità di complicazione o manierismo.
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