I toni sono caldi, l'atmosfera è di quelle rilassate e tese che solo chitarre cupamente blueseggianti sanno creare. I catanesi Feldmann segnano con "Imaginary bride" il proprio ritorno a 3 anni di distanza da "Watering trees" e realizzano un disco che per undici tracce cerca il confine tra inquietudine e pace, tra necessità di aprirsi e voglia di chiudersi a riccio. O viceversa. La scena è dominata da chitarre acustiche che si intrecciano con perizia e flirtano con inserti di batterie, in alcuni casi elettroniche e splendidamente lo-fi. In cabina di regia Hugo Race e più che di influenza si può parlare di legami genetici, perché i mondi e le sensazioni sono affini. Perché è musica di cui è difficile parlare o scrivere, perché punta a colpire i sensi e la pelle, giocando ad arricciarla e distenderla con la successione di trame ipnotiche ed estatiche. Il concetto di bolla è abusato e quasi banale, eppure calza a pennello per descrivere ciò che si prova all'ascolto, che si consiglia caldamente. Magari in solitaria e con cuffie, per un'immersione totale.
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La recensione Imaginary Bridge di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2009-06-26 00:00:00
COMMENTI (1)
Gran bel sound.