Se avessero avuto vent'anni nel 1982 sarebbero stati un crocevia fra i The Jam e i Buzzcocks, volgendo l'orizzonte verso i neonati Smiths, senza dimenticare però la strada tracciata dal combat-rock dei Clash. Aver compiuto la maggiore età invece quando il suono britannico a cui chiaramente il quintetto di cui parliamo si ispira, si è nutrito per troppo tempo di una lunga ondata di progetti fasulli, dimenticando la sua capacità di fare rivoluzioni, ti rende la vita certamente meno facile.
Ancor prima infatti di giocarti le migliori carte musicali che hai a disposizione, devi dimostrare che il brit-pop è per te molto di più di un taglio all'ultimo grido, di due accordi di chitarra e di sbronze infinite che coprano il buco nero dell'ispirazione. Se a questo si aggiunge che non imbracci la cinque corde a Manchester ma in Toscana, allora di pregiudizi da spazzar via ce ne sono non pochi.
I The Hacienda sono cinque giovanissimi ragazzi della periferia di Firenze, che ancor prima di aver superato il quarto di secolo, grazie agli ascolti musicali lasciati in eredità da babbo e mamma, finiscono in meno di cinque anni dagli esordi dritti su XFM Manchester come una delle 3 bands dal futuro musicale roseo, calcano i palchi delle nazioni europee più importanti facendo da spalla a gruppi come Kill The Young, The Others, The Wombats, Mando Diao e tutto questo senza avere ancora pubblicato un long-playing e senza essersi trasferiti in Inghilterra.
Superati i preconcetti iniziali su possibili influenze modaiole, se si va dritti al nocciolo della loro composizione musicale, si rimarrà piacevolmente colpiti dal trovare nel quintetto toscano una band autentica, ispirata, che distilla melodie piene su linee di basso incalzanti e batterie sfrontate. In questo Ep dal titolo "Conversation Less" in cui conferiscono dignità al potere comunicativo e dirompente del suono a dispetto dei fraintendimenti delle parole, sono contenute una manciata di canzoni dal tiro veloce, i riff incisivi, le ritmiche ballabili. Su tutto emerge una ricerca continua del ritornello da canticchiare dopo il primo ascolto: sei brani di facile digestione e d'impatto evidente che pur condividendo la tensione continua verso la melodia del pop, si privano della sua compostezza, suonando i loro pezzi con l'attitudine furente del punk. C'è una buona versatilità, un legame forte con i nodi di chitarra, quasi come se fossero sinapsi di congiunzione, notevoli colpi di batteria che schizzano vernice sonora sulla tela del disco e sulle orecchie di chi ascolta e un tappeto ritmico elastico che viaggia stimolato da un cantato limpido, chiaro.
E' facile prevedere che a breve faranno il grande salto, magari proprio in terra inglese, dove fra poche settimane porteranno "Conversation Less", in una quadratura del cerchio, che speriamo però li riporti un giorno in casa madre.
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