Petrina
In doma 2009 - Cantautoriale, Sperimentale, Jazz

In doma

Da dove iniziare a parlare di questo nuovo album di Petrina? Dall'uso del solo cognome, stile Rettore, indice di forte personalità, come suggerisce il gioco di parole del titolo? Dal fatto che questo non è un debutto assoluto, perché l'artista padovana ha già alle spalle un intero cd a suo nome di colta contemporanea ("Early and Unknown Piano Pieces", composizioni inedite di Morton Feldman)? O dal fatto che ha vinto il Premio Ciampi 2007? O che in questo "In doma" ha come ospiti Patrizia Laquidara (solo come co-autrice di un testo), Elliott Sharp (chitarrista Usa che ha studiato col solito Morton Feldman e collaborato con John Zorn, Vernon Reid e Nusrat Fateh Ali Khan), Amy Kohn (pianista di colta contemporanea newyorkese) e Ascanio Celestini? O dall'ultimo brano del cd, "Sounds-like", uno sfogo sulle difficoltà incontrate in un mondo musicale che tutto cataloga per generi? Un po' da tutto questo: Petrina, cantante, pianista, compositrice, ballerina, performer, ha studiato nei conservatori di Bassano del Grappa, Budapest e Lubiana; si muove abitualmente tra Padova, il resto d'Italia, l'Europa occidentale e orientale, gli Stati Uniti, il Giappone e Cuba; canta in italiano, spagnolo, francese, inglese e ungherese. Allo stesso modo, nei suoi brani trovano posto influenze multiformi e caleidoscopiche: l'esperienza colta, il jazz, il drum'n'bass, il blues, il progressive, il pop, il Nick Cave delle murder ballads. E probabilmente mi sono perso qualcosa per strada. La sua vocalità spazia tra Regina Spektor, Diamanda Galas, Robert Plant (senza gli urletti degli ultimi due), Billie Holiday, P.J. Harvey e Alessandro Grazian. In un certo senso, Petrina potrebbe essere una nuova Beatrice Antolini: in pratica, ne differisce assai. Ma l'attitudine eccentrica è quella. L'impressione è quella di un grande talento e di una forte soggettività autoriale, ma ancora acerbi. I limiti ci sono: i testi spesso sono deboli, non tanto contenutisticamente, ma stilisticamente; a volte la melodia, dove potrebbe volare, segue il giro degli accordi penalizzando le potenzialità del brano. Ma certe cose sono dei gioiellini: l'iniziale autoritratto "Babel Bee", dove un organetto alla Nick Cave incontra i Led Zeppelin; il potenziale singolo "A Ce Soir", la maestosa apertura prog di "Fuori stagione", l'imponenza di "Notte usata", ad esempio. Penso che la presenza di un produttore artistico avrebbe potuto far maturare al meglio ciò che ancora non convince in "In doma", disco casareccio, come da titolo, per necessità. E penso che Petrina debba resistere alla tentazione di soffocare l'innegabile istinto pop che esplode in "A Ce Soir" in una deriva zappiana e sperimentale: al contrario, dovrebbe potenziarlo e irrobustirlo proprio con i materiali che le provengono dalla sua formazione così eterogenea.

Vedi la tracklist e ascolta le tracce sul player nella versione completa.