C'è sempre uno strano e particolare odore nelle cose decantate, curate, vissute. Lo stesso di un vecchio amaro fatto in casa, di un libro sgranato dall'usura, di un giocattolo vecchio, di quelli che torturavamo sempre. Sono sensazioni che spesso si mescolano ai rumori di fondo che vengono da fuori. I tre Picnic suonano da quando erano adolescenti, in una Salerno anni novanta, ricca di spunti e cultura indie, di spazi per concerti, di passione verso l'arte, da cui sono nati numerosi progetti (Alìbia, Da'namaste, Denise). "See Seldom, Soon Forget" è il frutto di un lavoro decennale realizzato dalla band, con pazienza e semplice voglia di suonare, naturale e spontanea, quasi conseguenziale. Ciò che ne esce è un lavoro assolutamente brillante per una prima uscita, profondamente citazionista ma mai impersonale, da cui emerge la calma e l'amore con cui è stato realizzato. Un album privo di velleità, scanzonato e spontaneo. Sincero come una festa tra amici d'infanzia.
Ci sono le tracce di una vita: dalla Seattle grunge dei Nirvana alla Los Angeles lo-fi di Beck, passando per REM, Pixies, i primi Calexico e tutto ciò che contraddistinse l'indie sponda ovest di quel decennio. Riferimenti miscelati come teneri ricordi, fotografia riadattata al presente, pregna di un'esperienza che vive e trasuda da ogni traccia. Un (non)debutto coi fiocchi, dolce manna per chi si sta affacciando ai trenta, una colonna sonora perfetta per tutti coloro che in viaggio amano ritrovarsi nei ricordi dell'adolescenza. Tra un sorriso ed un panorama, che dal finestrino appare sempre uguale a quello di tutti i giorni, sebbene sia in realtà continuamente mutevole.
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